Con la sentenza n. 735 del 19/01/2015, le Sezioni Unite hanno risolto un contrasto giurisprudenziale in tema di occupazione espropriativa da parte della P.A. con l’irreversibile trasformazione del terreno a causa della realizzazione di un’opera pubblica.
Come noto, l’occupazione espropriativa (o accessione invertita) è un istituto di creazione giurisprudenziale, frutto della ricerca di un punto di equilibrio tra la tutela dell’azione amministrativa (con l’acquisto a titolo originario in capo alla P.A. della proprietà del suolo illegittimamente occupato e radicalmente trasformato) e la tutela della proprietà privata (con l’obbligo dell’amministrazione occupante di risarcire integralmente il danno arrecato sulla base del valore venale del bene).
Tuttavia, la giurisprudenza si è dovuta confrontare con il problema di compatibilità di tale istituto con quanto successivamente affermato dalla Corte di Strasburgo, la quale ha censurato le forme di “espropriazione indiretta” elaborate nell’ordinamento italiano, anche in sede giurisprudenziale, (tra le quali appunto l’occupazione acquisitiva), configurandole come illecito permanente nei confronti di un diritto fondamentale dell’uomo, sulla scorta del principio per cui “l’acquisizione del diritto di proprietà non può mai conseguire ad un illecito”, senza alcuna rilevanza al fatto che l’occupazione sia avvenuta per la realizzazione di un’opera pubblica.
In siffatte circostanze, è perciò sorto il contrasto giurisprudenziale in questione: un primo orientamento, infatti, continuava ad applicare l’istituto dell’occupazione espropriativa attribuendo al proprietario l’intero controvalore del bene espropriato. Un secondo orientamento, sostenendo la sopraggiunta illegittimità dell’istituto dell’occupazione espropriativa in accordo con le recenti pronunce della Corte Europea dei diritti dell’Uomo, affermava invece che il soggetto che subisce una occupazione illegittima resterebbe titolare del bene occupato, potendo chiedere il risarcimento dei danni da illecito permanente, “pur se perde in radice il diritto di ottenere il controvalore dell’immobile rimasto nella sua titolarità”.
Le Sezioni Unite, a composizione di contrasto, hanno affermato il principio, secondo il quale, in caso di illecito spossessamento di un privato da parte della P.A. con l’irreversibile trasformazione del terreno con la realizzazione di un’opera pubblica, non si realizzerà l’acquisto della proprietà da parte dell’Amministrazione: al contrario, il privato conserverà il diritto alla restituzione del bene, salvo non preferisca chiedere il risarcimento del danno.
Spetterà, in ogni caso, per la perdita delle utilità ricavabili dal terreno per l’illegittima occupazione, il diritto al risarcimento del danno, la cui prescrizione quinquennale decorre, per la perdita del godimento, dalle singole annualità, mentre, per la reintegrazione per equivalente, dalla data della domanda.
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Cass. SS. UU. 19/01/2015, n. 735
Presidente: G. Santacroce
Relatore: Di Amato