Errori da non commettere allo scritto dell’esame di avvocato (di cui nessuno parla mai)

Secondo la comune esperienza, parlando di esame di avvocato, ci sono due categorie di candidati.

Quelli che cercano di trovare la sentenza che risolve le questioni giuridiche da esaminare, tentando di stupire i commissari con teorie creative e approfondimenti superdettagliati.

E quelli che superano l’esame.

Non si tratta di un’esagerazione o di inutili terrorismi: è così che funziona.

E se qualcuno vi sta insegnando queste tecniche per superare l’esame, possiamo già anticiparvi quale sarà l’epilogo: non sarete ammessi all’orale e il prossimo dicembre vi troverete di nuovo al punto di partenza.

Ecco perché insieme all’Avv. Gabriele Voltaggio vorremmo mettervi in guardia da alcuni errori comuni più diffusi di quanto pensiate (e di cui inspiegabilmente parlano in pochi).

Pensare che l’atto abbia un’unica soluzione

L’aspetto più affascinante del diritto è che nella sua certezza può essere sempre interpretato in modo nuovo e personale.

Questo significa che ogni tesi giuridica, ben motivata e supportata da un solido ragionamento, può essere considerata corretta e meritevole di approvazione.

Anche se non condivisa da tutti.

Dunque, evitate come la peste chi vi parla di soluzione delle questioni giuridiche.

La soluzione non esiste.

Avere l’ansia da sentenza

In questi anni, abbiamo notato che la maggior parte degli esaminandi affronta la prova scritta affidandosi ad un metodo costituito da 5 semplici fasi.

  1. Sfogliare in modo isterico il codice commentato.
  2. Cercare la fantomatica sentenza risolutrice.
  3. Trovare finalmente la sentenza sulla questione giuridica proposta dalla traccia.
  4. Riempire l’80% dell’elaborato con un “mappazzone” teorico sugli istituti giuridici da esaminare (spesso con un fantasioso collage di sentenze).
  5. “Spiattellare” senza troppe spiegazioni e in modo decontestualizzato la preziosa massima risolutrice della Cassazione.

Anche voi utilizzate questo metodo?

Bene, avete davanti agli occhi la ricetta perfetta per essere bocciati.

Liberatevi una volta per tutte dall’ansia da sentenza risolutrice: non esiste.

Voler strafare

Il diritto è molto insidioso.

Tanto in materia civile che penale le questioni delicate e complesse da trattare sono un’infinità.

Saperle padroneggiare tutte con disinvoltura è praticamente impossibile.

Ecco perché non dovete mai strafare.

Il vostro mantra deve essere sempre lo stesso:

“In caso di dubbio, non lo scrivo”.

Abbiamo avuto modo di parlare e conoscere personalmente molti colleghi che hanno ricoperto il ruolo di commissario d’esame.

E tutti ci hanno sempre confermato la stessa cosa.

È più penalizzante un elaborato cosparso di indicazioni erronee che non uno nel quale alcune questioni siano state affrontate più genericamente”.

In altre parole: nella trattazione di ciascun istituto conservate sempre un basso profilo.

E non vi avventurate mai in discorsi dottrinali o teorici che non siete in grado di condurre.

Non avere un metodo di redazione

L’unico, ripetiamo, l’unico modo di superare l’esame di avvocato è avere un metodo.

Un metodo pratico ed efficace per costruire un ragionamento solido senza l’ansia da sentenza e qualunque sia l’argomento da affrontare.

Cosa dovete fare per impararlo?

Questi libri, curati da Marco Zincani, rappresentano un supporto fondamentale per chi si sta preparando alla prova scritta dell’esame di avvocato a dicembre 2024. La prova richiede la redazione di un atto giudiziario e quindi una comprensione approfondita sia del diritto sostanziale che processuale. Le opere coprono le materie principali d’esame: diritto civile, diritto penale e diritto amministrativo.

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