Clausola “per conoscenza e garanzia” negli assegni: Cassazione fa chiarezza

La Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità solidale della banca negoziatrice per l’incasso irregolare di due assegni non trasferibili. L’ordinanza in commento ha chiarito che la clausola “per conoscenza e garanzia” apposta sugli assegni non poteva essere considerata una girata valida, e ha sottolineato l’obbligo di diligenza delle banche nel verificare la legittimità degli incassi. 

Corte di Cassazione- I sez. Civ.-ord.n. 19815 del 18-07-2024

Il caso in esame

Nel 2002, un cittadino aveva emesso due assegni bancari non trasferibili da 75.000 euro ciascuno, intestati a sé stesso, e li ha affidati a un conoscente per il deposito su un conto corrente. Tuttavia, quest’ultimo ha incassato direttamente gli assegni presso una filiale bancaria, aggiungendo la dicitura “per conoscenza e garanzia“. Di fronte a questa situazione, il titolare degli assegni ha ottenuto un decreto ingiuntivo contro le due banche coinvolte, richiedendo il pagamento solidale di 150.000 euro per violazione della normativa sugli assegni non trasferibili.
Le banche hanno contestato la decisione, sostenendo la prescrizione del diritto e il concorso di colpa del titolare degli assegni. Nonostante queste difese, sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno confermato la responsabilità solidale delle banche. La banca ha quindi portato il caso in Cassazione.

Motivi del ricorso in Cassazione

La banca ha presentato ricorso in Cassazione contestando la sentenza della Corte d’appello su vari punti fondamentali. Ha sostenuto che la propria condotta era conforme alla diligenza richiesta e che la clausola “per conoscenza e garanzia” apposta sugli assegni non rappresentava un motivo di allarme, non dovendo essere considerata come una girata. La banca ha argomentato che non vi era stata alcuna violazione dell’art. 43 del R.D. n. 1736 del 1933, poiché gli assegni non erano stati contraffatti né alterati, e che la responsabilità primaria per l’incasso illegittimo ricadeva sulla banca negoziatrice, che aveva  eseguito il pagamento degli assegni. Inoltre, ha contestato la parità di responsabilità attribuita alle due banche, chiedendo una revisione che tenesse conto del diverso ruolo giocato da ciascuna nella vicenda.

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Chiarimenti della Cassazione sulla clausola per “conoscenza e garanzia”

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla banca, offrendo una serie di chiarimenti dettagliati che hanno confermato la correttezza delle decisioni precedenti. La I Sez. Civ. della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza dell’art. 43 del R.D. n. 1736 del 1933, sottolineando che la clausola “per conoscenza e garanzia” non può essere considerata valida come girata ai fini dell’incasso degli assegni. Tale clausola, priva di base normativa per trasformare il portatore in beneficiario legittimo, è stata utilizzata in modo improprio e fuori dal contesto legale previsto per gli assegni non trasferibili.

In seguito, i giudici ermellini hanno evidenziato l’obbligo di diligenza che grava su tutte le banche coinvolte nel processo di incasso. La banca non poteva ritenersi esente da responsabilità solo perché gli assegni non erano contraffatti o alterati. La presenza della clausola “per conoscenza e garanzia” avrebbe dovuto sollevare sospetti e spingere la banca ad eseguire ulteriori verifiche sulla legittimità dell’incasso. La Corte ha chiarito che la diligenza bancaria non si limita alla verifica formale dei titoli, ma richiede una valutazione approfondita delle circostanze in cui i titoli vengono presentati.

Inoltre, la Cassazione ha affrontato la questione della responsabilità solidale tra le banche. La banca aveva argomentato che la responsabilità principale dovesse ricadere sulla banca negoziatrice, poiché quest’ultima aveva effettuato l’incasso. La Corte ha respinto questa tesi, affermando che entrambe le banche avevano contribuito al danno con la loro condotta negligente. La responsabilità solidale è stata confermata in quanto entrambe le banche avevano l’obbligo di vigilare e prevenire l’incasso irregolare degli assegni: la negligenza nel non adottare le necessarie misure di controllo ha reso entrambe le banche corresponsabili del danno subito dal titolare degli assegni.

Conclusioni

In definitiva, i chiarimenti della Corte di Cassazione sottolineano l’importanza di rispettare  le norme regolanti l’incasso degli assegni non trasferibili e illustrano le conseguenze per le banche che non adottano misure adeguate di diligenza e controllo.

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