Con l’ordinanza n. 31571 del 9 dicembre 2024, la Corte di Cassazione affronta una questione cruciale relativa all’affidamento condiviso, delineando i confini dell’esercizio della responsabilità genitoriale. L’articolo esamina in dettaglio il caso, soffermandosi sulla distinzione tra decisioni ordinarie e straordinarie, il rispetto del principio di bigenitorialità e il superiore interesse del minore. Una pronuncia che rappresenta un importante riferimento per la giurisprudenza in tema di diritto di famiglia.
Premessa
L’ordinanza n. 31571/2024, emessa dalla Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione, affronta il delicato equilibrio tra il principio di bigenitorialità e il superiore interesse del minore in un caso di affidamento condiviso. La decisione trae origine da una controversia familiare, nella quale il genitore collocatario ha ottenuto poteri decisionali autonomi sulle questioni ordinarie, sollevando interrogativi sull’applicazione delle norme in tema di responsabilità genitoriale. L’articolo approfondisce i principali profili giuridici della pronuncia, evidenziando le implicazioni pratiche e teoriche per il diritto di famiglia.
Il caso
Dalle origini al giudizio di Cassazione La vicenda giudiziaria ha origine nel 2019, quando il padre del minore ricorre al Tribunale di Torino per ottenere l’affidamento esclusivo del figlio, denunciando comportamenti ostruzionistici della madre, accusata di aver impedito la prosecuzione di una terapia psicologica considerata benefica.
Il Tribunale, pur riconoscendo alcune criticità nel comportamento materno, aveva rigettato la richiesta di affidamento esclusivo, mantenendo l’affidamento condiviso e riducendo i tempi di permanenza del minore presso la madre. Inoltre, disponeva l’intervento dei servizi sociali per favorire la riduzione della conflittualità genitoriale. La Corte d’Appello di Torino, successivamente investita del reclamo, confermava l’affidamento condiviso ma attribuiva al padre, quale genitore collocatario, il potere di decidere in autonomia sulle questioni ordinarie.
La madre ricorreva in Cassazione, denunciando una violazione del principio di bigenitorialità, mentre il padre lamentava la creazione di un modello di affidamento condiviso difforme dalla normativa.
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Le questioni giuridiche affrontate
- Affidamento condiviso e decisioni ordinarie La Corte di Cassazione ha chiarito che, nell’ambito dell’affidamento condiviso, le decisioni ordinarie possono essere attribuite a uno dei genitori in base alle circostanze concrete e all’interesse del minore. Tale impostazione è conforme all’art. 337-ter c.c., che consente al giudice di modulare l’esercizio della responsabilità genitoriale al fine di garantire una gestione efficace e armoniosa delle esigenze del figlio.
- Il principio di bigenitorialità. La pronuncia sottolinea che il principio di bigenitorialità non implica necessariamente una suddivisione identica delle responsabilità tra i genitori, ma richiede che entrambi abbiano un ruolo attivo e significativo nella vita del minore. L’attribuzione di poteri autonomi al genitore collocatario per le decisioni ordinarie è compatibile con questo principio, purché sia garantita la partecipazione congiunta nelle questioni di maggiore interesse.
- Interesse superiore del minore Elemento centrale della decisione è il superiore interesse del minore, criterio guida che orienta la regolazione dei rapporti genitoriali. La Corte ha ritenuto che la soluzione adottata dalla Corte d’Appello fosse funzionale a garantire stabilità e continuità, preservando al contempo il rapporto del minore con entrambi i genitori.
- Ruolo della consulenza tecnica d’ufficio (CTU) Un altro aspetto rilevante riguarda il rapporto tra le conclusioni della CTU e la decisione giudiziaria. Pur riconoscendo alcune criticità nella figura materna, la Cassazione ha evidenziato che tali elementi non erano sufficienti per disporre un affidamento esclusivo, valorizzando invece le possibilità di recupero attraverso interventi terapeutici e un’adeguata regolazione dei tempi di frequentazione.
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Analisi critica della decisione
L’ordinanza si distingue per l’attenzione al bilanciamento tra esigenze concrete e principi normativi. Da un lato, valorizza la flessibilità del modello di affidamento condiviso, adattandolo alle peculiarità del caso concreto; dall’altro, apre un dibattito sull’equilibrio tra poteri decisionali e tutela della bigenitorialità.
Il rischio evidenziato è quello di una possibile sovrapposizione tra affidamento condiviso e affidamento esclusivo, che potrebbe creare zone grigie difficili da gestire nella prassi. L’attribuzione di poteri decisionali ordinari a uno solo dei genitori, se non adeguatamente motivata, potrebbe compromettere l’equilibrio tra le parti e generare nuovi conflitti.
Conclusioni
L’ordinanza n. 31571/2024 rappresenta un importante riferimento per la giurisprudenza sull’affidamento condiviso, confermando la centralità dell’interesse del minore e la necessità di un approccio flessibile e personalizzato. Tuttavia, essa solleva interrogativi sulla necessità di salvaguardare un equilibrio effettivo tra i genitori, evitando che la prassi giurisprudenziale generi soluzioni non pienamente aderenti ai principi normativi. Per gli operatori del diritto, la pronuncia costituisce un utile strumento di riflessione e applicazione pratica in un ambito tanto delicato quanto fondamentale.