Rassegna giurisprudenziale del 18 giugno

Questa rassegna si propone di esaminare le principali novità giurisprudenziali della settimana.

Diritto all’oblio e deindicizzazione: criteri per il bilanciamento dei diritti fondamentali

La Prima Sezione Civile della Cassazione, con la sentenza n. 14488/2025, depositata il 30 maggio (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione), è tornata a pronunciarsi sul delicato tema della deindicizzazione dei motori di ricerca, nell’ambito del più ampio diritto all’oblio. Il caso posto all’esame della Corte solleva interrogativi rilevanti sull’equilibrio tra tutela della reputazione personale e libertà di informazione, evidenziando le difficoltà interpretative che si pongono davanti a contenuti online riferiti a vicende giudiziarie superate.

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Amministratore di sostegno: designazione del beneficiario e ruolo del caregiver

La Prima Sezione Civile della Cassazione, con l’ordinanza n. 15055/2025, depositata il 5 giugno, è tornata a pronunciarsi sul delicato equilibrio tra autodeterminazione del beneficiario e concreta tutela dei suoi interessi nella nomina dell’amministratore di sostegno. Al centro del caso, il contrasto tra una designazione contenuta in un atto notarile risalente nel tempo e la successiva prassi di cura quotidiana assunta da un familiare, con funzione di caregiver. La vicenda offre lo spunto per riflettere sul valore giuridico della volontà anticipata del beneficiario e sui limiti del potere discrezionale del giudice tutelare.

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Imposta Unica sulle scommesse sportive

La Corte di Cassazione,  con l’ordinanza n. 13818/2025 (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione), interviene nuovamente sulla complessa questione dell’imposta unica sulle scommesse con riferimento alla posizione dei bookmaker esteri privi di concessione operanti in Italia tramite Centri Trasmissione Dati (CTD) e alla debenza delle relative sanzioni. La pronuncia si rivela di interesse per l’anno d’imposta 2008, periodo antecedente alle modifiche legislative che hanno cercato di dirimere i dubbi interpretativi sulla materia. Pur confermando l’orientamento consolidato sulla sussistenza dei presupposti impositivi, la Corte accoglie il motivo di ricorso relativo all’applicazione dell’esimente dell’obiettiva incertezza normativa ai fini sanzionatori per il periodo in questione, offrendo spunti di riflessione sulla portata retroattiva delle norme di interpretazione autentica e sulla tutela dell’affidamento del contribuente.

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Morte dell’unico difensore e interruzione automatica del processo: effetti e nullità della sentenza

L’ordinanza n. 15666/2025 della Seconda Sezione Civile della Cassazione (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione) affronta la questione della validità di un provvedimento adottato nelle more dell’interruzione automatica del processo, determinata dal decesso dell’unico difensore della parte costituita. Il giudizio trae origine dal ricorso avverso una sentenza della Corte d’appello che aveva respinto la richiesta di liquidazione delle competenze professionali di un avvocato. La Suprema Corte fonda la propria decisione sul principio secondo cui la morte dell’unico difensore comporta, ipso iure, l’interruzione del processo, indipendentemente dalla conoscenza dell’evento da parte del giudice o delle altre parti. Da ciò deriva la nullità di tutti gli atti successivi, inclusa la sentenza eventualmente emessa.

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Deposito telematico rifiutato: il nuovo deposito è valido se contesta le ragioni della cancelleria

La Prima Sezione Civile della Cassazione, con l’ordinanza n. 15801/2025, depositata il 13 giugno (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione), ha affrontato la seguente questione: cosa accade se la cancelleria rifiuta un deposito telematico? Il caso riguarda un’opposizione a stato passivo. La parte aveva trasmesso l’atto via PEC, ma il sistema non aveva generato la ricevuta finale di accettazione. La Suprema Corte ha chiarito se basti contestare le ragioni indicate dalla cancelleria per rendere valido un secondo deposito, oppure se sia necessario provare la regolarità dell’intero primo invio.

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La clausola di salvaguardia nei contratti di mutuo: funzione, limiti e nullità originaria degli interessi usurari

La Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27106 del 18 ottobre 2024 (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione), è intervenuta con una pronuncia di rilevanza nodale in materia di diritto bancario e finanziario, prendendo posizione in maniera chiara e decisa sull’efficacia giuridica della cosiddetta clausola di salvaguardia nei contratti di mutuo e di leasing finanziario, specie in relazione alla disciplina sull’usura.

Tale clausola, largamente diffusa nella prassi contrattuale bancaria, viene solitamente predisposta con l’intento dichiarato di prevenire la nullità della pattuizione degli interessi nel caso in cui il tasso convenuto superi il limite massimo previsto dalla legge, c.d. tasso soglia, così come definito dalla legge n. 108 del 1996. Lo strumento, che si propone come meccanismo correttivo automatico, è volto ad applicare il tasso soglia in luogo di quello contrattualmente previsto, ove quest’ultimo dovesse eccedere il limite legale.

Tuttavia, dietro questa apparente funzione protettiva e conservativa del contratto, si cela una questione di maggiore profondità sistematica e dogmatica: può la clausola di salvaguardia sanare una nullità originaria della clausola sugli interessi per violazione della normativa antiusura? Oppure essa può operare solamente in riferimento a sopravvenienze che rendano il tasso pattuito usurario solo in un secondo momento, rispetto al momento genetico della stipulazione contrattuale?

La Corte di Cassazione, con la decisione in esame, risponde in modo inequivoco, delimitando con precisione l’ambito operativo della clausola in parola e riaffermando alcuni principi fondamentali dell’ordinamento civilistico, in particolare il carattere imperativo della normativa antiusura, la necessità della valutazione ex ante dell’usurarietà e l’intangibilità della nullità come sanzione civilistica.

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Accordo sul compenso dell’avvocato: requisiti formali e invalidità

La determinazione del compenso professionale dell’avvocato è da sempre un tema centrale nel rapporto fiduciario con il cliente, generando spesso contenziosi. La Seconda Sezione Civile della Cassazione, con l’ordinanza n. 15270/2025, depositata l’8 giugno (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione), fa chiarezza sulla forma necessaria per l’accordo sui compensi, ribadendo l’obbligo della forma scritta ad substantiam. L’intervento consolida un orientamento fondamentale per la certezza dei rapporti professionali e per la tutela delle parti.

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Il controllo investigativo del datore di lavoro: i limiti statutari e la giusta causa di licenziamento

La Sezione Lavoro della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3607/2025 (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione), è tornata ad affrontare il delicato tema dei limiti del potere di controllo del datore di lavoro, in particolare nella sua espressione più invasiva: quella del ricorso ad agenzie investigative per monitorare la condotta del dipendente.

Il caso in esame riguarda il licenziamento per giusta causa di un lavoratore accusato di aver utilizzato ripetutamente l’autovettura aziendale per fini privati e in modo difforme dalle prescrizioni aziendali. Tali circostanze erano emerse a seguito di un’indagine privata commissionata dal datore di lavoro a un investigatore professionista. Il dipendente aveva impugnato il recesso, sostenendo l’illiceità del controllo investigativo e l’assenza di proporzionalità della sanzione espulsiva.

La Corte di cassazione, in continuità con il proprio consolidato orientamento, ha ritenuto legittimo il controllo difensivo posto in essere dal datore di lavoro e, di conseguenza, ha confermato la sussistenza della giusta causa di licenziamento. Il pronunciamento si inserisce nel solco delle decisioni che, pur nel rispetto delle garanzie previste dallo Statuto dei lavoratori e dal diritto alla riservatezza, riconoscono al datore di lavoro il potere di attivare meccanismi di verifica a fini difensivi, purché finalizzati all’accertamento di condotte illecite e non al generico monitoraggio della prestazione.

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Rilievo d’ufficio della nullità contrattuale nel giudizio di rinvio: limiti e preclusioni

La Seconda Sezione Civile della Cassazione, con la sentenza n. 14869/2025, del 3 giugno (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione), si è pronunciata sulla possibilità di rilevare d’ufficio la nullità del contratto nel giudizio di rinvio. La decisione offre lo spunto per riflettere sui confini operativi entro cui può muoversi il giudice del rinvio, in presenza di un potenziale vizio radicale del contratto.

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Come difendersi da abusi e aumenti in bolletta

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Particolare attenzione è riservata alle nuove previsioni del decreto bollette (D.L. n. 19/2025, convertito in Legge n. 60/2025), ai possibili incentivi e bonus – anche straordinari – per cittadini e imprese e alla scelta del fornitore nel passaggio dal mercato tutelato al mercato libero, con un focus sul ruolo svolto da ARERA, Antitrust e associazioni dei consumatori.

Leonarda D’Alonzo,
Avvocato, già Giudice Onorario presso il tribunale di Ferrara e Giudice dell’Esecuzione in esecuzioni mobiliari, esecuzioni esattoriali mobiliari e immobiliari e oppo- sizione all’esecuzione nella fase cautelare.

Leggi descrizione
Leonarda D’Alonzo, 2025, Maggioli Editore
21.00 € 19.95 €

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