Oltre il processo: ADR, consumatori e il nuovo volto della giustizia civile

La trasformazione della giustizia civile non è solo una questione normativa, ma culturale. Negli ultimi quindici anni, la crescita degli strumenti ADR (Alternative Dispute Resolution) ha affiancato – e in certi casi sostituito – il processo civile tradizionale nella gestione delle controversie, specialmente quelle in materia di consumo.

L’affermazione di questi strumenti non è episodica: riflette un cambiamento strutturale nell’accesso alla giustizia, che mira a offrire risposte più rapide, sostenibili e calibrate rispetto alle esigenze delle parti.

Questo fenomeno si innesta in un contesto europeo ormai maturo: la direttiva 2013/11/UE, recepita in Italia con il d.lgs. n. 130/2015, ha segnato un momento decisivo nella costruzione di un sistema integrato di tutela per i consumatori, fondato su organismi indipendenti e procedure snelle, extragiudiziali e – in molti casi – digitalizzate.

Il Codice del Consumo ha così acquisito una nuova dimensione: quella di strumento anche procedurale, non più soltanto sostanziale.

Il sistema ADR nel contesto delle controversie di consumo

Le procedure ADR si sono imposte come un’alternativa efficace per la gestione dei conflitti che sorgono tra consumatori e professionisti. Esse includono mediazione, negoziazione paritetica, arbitrato e conciliazione, e si attivano attraverso organismi specificamente autorizzati. Tali organismi, pubblici o privati, devono rispondere a criteri di indipendenza, imparzialità e trasparenza, ed essere iscritti nell’elenco previsto dall’art. 141-decies del Codice del Consumo.

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Le ultime novità nella mediazione civile e commerciale

Le ultime novità nella mediazione civile e commerciale

Il testo fornisce una guida chiara e operativa delle novità introdotte dal recente correttivo (D.Lgs. n. 216/2024) tramite l’esame di temi centrali quali la condizione di procedibilità, la mediazione demandata dal giudice, la durata della procedura e l’efficacia esecutiva degli accordi raggiunti.
Particolare attenzione è dedicata anche alle nuove disposizioni relative alla mediazione telematica, agli incontri da remoto e ai benefici fiscali per le parti interessate. Scritto da un team multidisciplinare di professionisti, mediatori civili e commerciali iscritti all’Organismo di Mediazione della Fondazione ODCEC di Milano, il volume si propone come strumento prezioso per avvocati, commercialisti, mediatori, giudici e operatori che desiderano approfondire e applicare con competenza la nuova disciplina della mediazione.

Claudia Bruscaglioni
Avvocato, Mediatore ai sensi del D.Lgs. n. 28/2010 e mediatore di international business disputes con accreditamento del CEDR. Ha oltre 25 anni di esperienza di trattative nei settori societario e bancario, project financing, energy, construction.
Carlo Francesco
Bubani Cremonese, Dottore commercialista, Revisore legale e degli enti locali, Mediatore ex D.Lgs. 28/2010. Ha esperienza trentennale come consulente aziendale e dirigente in società italiane e multinazionali quotate. Esperto in organizzazione aziendale, negoziazione, multiculturalità e leadership, è relatore in webinar e seminari sugli strumenti ADR.
Morena La Tanza
Commercialista, Consulente aziendale, Revisore legale e Mediatore ex D.Lgs. 28/2010. Responsabile dell’Organismo di mediazione della Fondazione ODCEC di Milano, è relatrice in convegni e seminari sulle materie ADR.
Massimo Oldani
Commercialista, Gestore della crisi da sovraindebitamento, Consulente tecnico del giudice in ambito civile e penale, Mediatore ai sensi del D.Lgs. 28/2010 e Arbitro. Formatore in tecniche ADR e Responsabile scientifico riconosciuto dal Ministero della Giustizia in enti di formazione per mediatori.
Flavia Silla
Avvocato patrocinante in Cassazione e Dottore commercialista in Milano e Roma nonché Revisore legale, Mediatore ai
sensi del D.Lgs. n. 28/2010 e pubblicista. È socio fondatore di Enne.Zero, associazione tra avvocati e professionisti della negoziazione.
Collabora da tempo in qualità di docente a corsi e seminari organizzati da importanti società di formazione.

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Claudia Bruscaglioni, Carlo Francesco Bubani Cremonese, Morena La Tanza, Massimo Oldani, Flavia Silla,, 2025, Maggioli Editore
21.00 € 19.95 €

L’accesso a questi meccanismi, anche online, consente ai consumatori di evitare l’onerosità del processo ordinario e alle imprese di risolvere tempestivamente situazioni di tensione che, se cronicizzate, comportano costi diretti (legali e processuali) e indiretti (reputazionali, organizzativi, ESG).

Il dato centrale è che la risoluzione extragiudiziale, lungi dall’essere una “deroga” al processo, risulta ormai una componente stabile del sistema, specie nei settori regolati (energia, comunicazioni, servizi finanziari).

La spinta della Riforma Cartabia: l’ADR come necessità sistemica

Con il d.lgs. n. 149/2022 (Riforma Cartabia), il legislatore ha conferito nuovo slancio agli strumenti ADR, attribuendo loro un ruolo centrale nella deflazione del contenzioso civile. L’estensione delle materie soggette a mediazione obbligatoria, l’introduzione della mediazione telematica, l’incentivazione fiscale e il potenziamento della negoziazione assistita costituiscono i punti cardine di una riforma che considera la giustizia alternativa non più come scelta eventuale, ma come necessità sistemica.

Il giudice, oggi, è parte attiva nella promozione di soluzioni conciliative, con la facoltà di disporre l’esperimento di mediazione anche in assenza di obbligo legale. L’analisi dei dati conferma la direzione: +733% di istanze di mediazione nel periodo 2011–2023, +15% nel solo 2023, tasso di successo superiore al 50% se le parti partecipano effettivamente all’incontro.

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Il cambio di paradigma nelle imprese: efficienza, rating ESG e retention

Le aziende hanno compreso che la gestione giudiziale delle controversie è spesso inefficiente. Le ragioni sono economiche (costi diretti e indiretti), strategiche (ritardi, dispendio di risorse interne), reputazionali (rischio d’immagine) e finanziarie (effetti negativi sul rating e sull’accesso al credito).

Nel settore bancario, commerciale e dei servizi essenziali, la risoluzione anticipata del conflitto è diventata parte delle politiche di sostenibilità. Il ricorso agli ADR viene oggi valutato non solo come mezzo di difesa, ma come strumento attivo di governance del rischio. Il “Rapporto OCF 2024” lo conferma: oltre il 60% delle imprese italiane ha gestito controversie solo attraverso ADR, mentre meno dell’11% si è affidato esclusivamente al contenzioso ordinario.

La metamorfosi dell’avvocato: dal tecnico del processo al negoziatore strategico

In questo contesto mutato, anche l’identità professionale dell’avvocato è in trasformazione. Non è più sufficiente padroneggiare codici e giurisprudenza: occorre saper leggere il conflitto, negoziare, costruire soluzioni. Le competenze negoziali, un tempo marginali, diventano centrali. Si registra una graduale presa di coscienza nella classe forense. Il Censis, in collaborazione con la Cassa Forense, ha evidenziato che nel triennio 2021–2023 è aumentata la propensione degli avvocati a operare nell’ambito della mediazione e della negoziazione assistita, anche nei casi in cui non è obbligatoria. Questa evoluzione è ancora in corso, ma appare irreversibile.

Il nodo della formazione: verso una professionalità “negoziale”

La sfida più grande resta culturale. I percorsi universitari e la formazione forense sono ancora troppo incentrati sul processo e troppo poco sulla gestione consensuale del conflitto. La negoziazione, purtroppo, non è ancora materia curricolare obbligatoria, ma deve diventarlo. Corsi specifici, role-playing, simulazioni di mediazione e arbitrato, studio delle tecniche negoziali (BATNA, ZOPA, de-escalation) devono entrare stabilmente nei programmi di studio e nella formazione continua. È necessario costruire un nuovo modello professionale: l’avvocato come architetto del consenso, capace di guidare il cliente nella scelta dello strumento più adeguato alla controversia.

Conclusioni

L’ADR non è (più) una scorciatoia. È una seconda via alla giustizia, pienamente riconosciuta e favorita dal legislatore, dai giudici, dal mercato e dagli stessi cittadini. Ma perché questo nuovo sistema funzioni, serve una svolta anche culturale, che coinvolga università, ordini professionali, imprese e consumatori. Il futuro della giustizia civile si gioca – e si sta già giocando – fuori dalle aule di tribunale, attraverso strumenti flessibili, partecipati, orientati al risultato. In questo scenario, l’avvocato che sa negoziare non rinuncia alla propria funzione, ma la rilancia: da interprete della legge a protagonista della soluzione.

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