Adozione per stato di abbandono: no all’illusoria riabilitazione genitoriale in assenza di prove concrete

La Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25374, depositata il 16 settembre 2025 (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione), ha ribadito i criteri di valutazione della capacità genitoriale nell’ambito del procedimento di adozione per stato di abbandono, specificando che il diritto del minore a crescere nella famiglia d’origine è primario, ma non assoluto, e che la valutazione deve essere fondata su un esame approfondito, concreto e aggiornato, delle condizioni e delle prospettive di recupero genitoriale e sul bilanciamento degli interessi primari del minore.

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Formulario commentato della famiglia e delle persone

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Lucilla Nigro
Autore di formulari giuridici, unitamente al padre avv. Benito Nigro, dall’anno 1990. Avvocato cassazionista, Mediatore civile e Giudice ausiliario presso la Corte di Appello di Napoli, sino al dicembre 2022, è attualmente Giudice ordinario di pace.

 

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I fatti

Nei giorni successivi alla nascita un bambino era risultato positivo al test per tetracannabinoidi. La madre, minorenne e con pregressi problemi di tossicodipendenza, era inserita in una comunità educativa, mentre il padre presentava precedenti penali.

A seguito della segnalazione del Servizio Sociale e dell’intervento del Pubblico Ministero, il Tribunale per i Minorenni avviava il procedimento di tutela del minore, disponendone con decreto l’affidamento al Servizio Sociale e la collocazione in struttura idonea, sospendendo la responsabilità genitoriale di ambedue i genitori, quindi nominando un tutore speciale.

Durante il percorso assistenziale la madre tentò la disintossicazione e soggiornò in comunità protette assieme al figlio; tuttavia, i progressi genitoriali risultarono limitati e dipendenti dal costante supporto degli operatori. Nel 2021, a seguito di una ricaduta nella tossicodipendenza e della persistente incapacità di mantenere il minore in un contesto stabile, il Tribunale ordinava la separazione della madre dal figlio e l’affido del bambino a una famiglia affidataria.

Le visite protette con la madre non produssero un miglioramento concreto, così nel 2024 il Tribunale per i Minorenni dichiarava lo stato di abbandono del minore, confermato in appello con la precisazione che il legame con la madre doveva essere modulato secondo le esigenze emotive del bambino e la capacità materna di relazione.

La Corte territoriale evidenziava la persistente inadeguatezza dei genitori, la mancanza di una reale autonomia abitativa della madre, le relative resistenze al cambiamento e l’assenza di una progettualità sicura per la crescita del figlio, rigettando anche l’idoneità della nuova relazione sentimentale della donna a modificare tale quadro. Il collocamento presso la famiglia affidataria veniva ritenuto la soluzione maggiormente rispondente a “the best interest of child”, garantendo stabilità e continuità affettiva.

Principali rilievi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso interposto dalla madre basato su due argomenti principali: una presunta motivazione apparente della sentenza di merito e il mancato rispetto della priorità del diritto del minore a crescere nella famiglia d’origine.

La Corte ha prima rigettato la censura sulla motivazione, osservando che la sentenza fosse correttamente motivata, con approfonditi accertamenti e un articolato iter argomentativo che ha valutato la situazione istruttoria globale, inclusi gli interventi di sostegno genitoriale e le risultanze della CTU.

In merito alla rilevanza prioritaria del diritto alla famiglia d’origine, il Collegio ha ribadito che la dichiarazione di adottabilità per stato di abbandono rappresenta un’integrazione estrema da adottarsi solamente ove si accerti l’irreversibile non recuperabilità della capacità genitoriale, in presenza di elementi concreti e gravi che attestino lo stato di abbandono sia morale che materiale. Detto accertamento deve essere basato su una verifica attuale e completa del contesto familiare e sociale, e anche delle condizioni di salute, economiche e abitative dei genitori.

La Cassazione, nello specifico, ha richiamato la giurisprudenza consolidata, secondo la quale lo stato di abbandono è configurabile non soltanto per un rifiuto intenzionale e irrevocabile dei doveri genitoriali, bensì pure per una situazione oggettiva del bambino che rischi di compromettere il suo sviluppo psico-fisico a causa di carenze materiali e morali non temporanee.

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Bilanciamento tra diritti e interesse superiore del minore

La decisione della Prima Sezione Civile evidenzia come il giudice di merito debba dapprima valutare la possibilità di un intervento di sostegno alla famiglia, l’effettiva attuabilità di un recupero genitoriale in tempi compatibili col bisogno di un contesto familiare stabile e, solamente in assenza di dette condizioni, dichiarare lo stato di abbandono.

Nella vicenda in disamina si è ritenuto che, malgrado alcuni miglioramenti della madre, permanesse un’insufficiente consapevolezza e capacità genitoriale e una situazione abitativa e socio-relazionale non adeguata a garantire al minore le cure indispensabili al suo sviluppo. A ciò si aggiunga che la, la nuova relazione affettiva della donna è stata considerata irrilevante in assenza di concreti riscontri di un cambiamento significativo e stabile.

La Corte, infine, ha salvaguardato il diritto del minore a mantenere il rapporto affettivo con la madre, pur entro limiti congrui e incontri protetti, quale riconoscimento della priorità del legame biologico bensì nel rispetto dell’equilibrio emotivo e del migliore interesse superiore del minore.

Il principio di diritto

“La dichiarazione di adottabilità per stato di abbandono costituisce una extrema ratio che può essere adottata solamente ove accertata l’irreversibile incapacità dei genitori ad assolvere ai propri doveri in modo da garantire un sano sviluppo psicofisico del minore. Detto accertamento deve risultare da un’analisi rigorosa, approfondita e aggiornata delle condizioni personali, familiari e socio-economiche e delle effettive possibilità di recupero genitoriale, tenendo conto che il diritto del minore a crescere nella famiglia d’origine risulta prioritario bensì non assoluto, risultando soggetto a bilanciamento col superiore interesse alla stabilità affettiva e materiale del bambino”.

La Cassazione detta i principi guida per la valutazione dell’adozione per stato di abbandono, riaffermando l’importanza di un bilanciamento tra diritto alla famiglia e tutela dell’interesse primario del minore, assicurando un giudizio rigoroso e motivato che sfugge a decisioni arbitrarie o semplicistiche.

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