
In tema di imputazione temporale dei componenti di reddito, il nostro ordinamento tributario è informato al principio fondamentale della competenza economica, essenziale per garantire la determinazione dell’imponibile in ciascun periodo d’imposta secondo criteri di certezza e oggettività. L’articolo 109 del TUIR sancisce il suddetto principio di competenza economica, derogando al quale si rischia di alterare la capacità contributiva del soggetto passivo.
Su tale assunto è recentemente intervenuta la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 13027/2025 (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione). La Suprema Corte, accogliendo uno dei motivi di ricorso proposti da soci di una S.N.C., ha cassato la sentenza della Commissione Tributaria Regionale che aveva avallato l’operato dell’Agenzia delle Entrate fondato erroneamente sul principio di cassa anziché su quello di competenza. La pronuncia offre l’occasione per ribadire la portata inderogabile del principio di competenza e le condizioni per la sua corretta applicazione nell’ambito degli accertamenti fiscali.
Consiglio: il volume “Come cancellare i debiti fiscali”, a cura di Leonarda d’Alonzo, offre ai professionisti e ai contribuenti , imprese e privati, soluzioni difensive, anche alternative a quelle tradizionali, al fine di risolvere la situazione compromessa.
Come cancellare i debiti fiscali
Il presente volume vuole offrire ai professionisti ed ai contribuenti, imprese e privati, soluzioni difensive, anche alternative a quelle tradizionali, al fine di risolvere la situazione compromessa.
Sono raccolti tutti gli strumenti utili per una efficace difesa in ogni fase, dall’avvio dell’attività imprenditoriale o professionale al primo accertamento/atto impositivo, sino ai rimedi estremi post decadenza dalle ordinarie azioni difensive.
Il lavoro, aggiornato alle ultime novità legislative e giurisprudenziali nazionali ed europee, analizza le contestazioni più frequenti, i vizi degli atti impositivi, del fermo amministrativo, dell’ipoteca e dei pignoramenti esattoriali e le relative soluzioni, attraverso il coordinamento della normativa speciale esattoriale alle previsioni amministrative, agli istituti civilistici, nonché alle norme penali (ad es. la sospensione disposta dal PM a seguito di denuncia per usura).
Al professionista viene offerto un quadro completo del suo perimetro d’azione, con l’indicazione puntuale delle circolari, dei provvedimenti e risposte della P.A., e dei vademecum e linee guida dei tribunali.
Leonarda D’Alonzo
Avvocato, già Giudice Onorario presso il tribunale di Ferrara e Giudice dell’Esecuzione in esecuzioni mobiliari, esecuzioni esattoriali mobiliari e immobiliari e opposizione all’esecuzione nella fase cautelare.
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Leonarda D’Alonzo, 2025, Maggioli Editore
44.00 €
41.80 €

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Leonarda D’Alonzo
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Il caso
La controversia trae origine da avvisi di accertamento notificati nel 2016 dall’Agenzia delle Entrate a una società in nome collettivo e ai suoi soci, per il recupero di maggiori imposte IRPEF (imputate ai soci ex art. 5 TUIR), IRAP e IVA. I ricorsi proposti dalla società e dai soci venivano riuniti e rigettati dalla Commissione Tributaria Provinciale. La Commissione Tributaria Regionale, adita con distinti appelli, confermava sostanzialmente la decisione di primo grado, rigettando nel merito i gravami, pur riconoscendone la tempestività. I soci proponevano ricorso per cassazione affidato a sette motivi. Tra questi, assumevano particolare rilievo:
- La presunta illegittimità degli atti impositivi per sottoscrizione da parte di funzionario privo di valida delega;
- La violazione del contraddittorio preventivo;
- L’errata applicazione dell’art. 39 DPR 600/1973 in tema di accertamento basato su presunzioni;
- La violazione e falsa applicazione dell’art. 109 TUIR (principio di competenza), avendo la CTR erroneamente sostenuto la correttezza dell’applicazione del principio di cassa da parte dell’Ufficio per somme versate nel 2010, indipendentemente dalla diversa competenza dell’esercizio (quarto motivo, accolto);
- Altri motivi riguardavano l’applicazione dell’IVA ridotta, l’omessa valutazione della carenza di motivazione degli avvisi e l’omessa pronuncia sulla detrazione IVA per fatture d’acquisto.
La decisione della Cassazione
La Suprema Corte ha accolto il quarto motivo di ricorso, ritenendolo fondato, e ha respinto o dichiarato inammissibili tutti gli altri. In merito al motivo accolto, la Cassazione ha censurato come “vistosamente erronea” l’affermazione della Commissione Tributaria Regionale secondo cui l’Ufficio avrebbe correttamente applicato il principio di cassa.
La Corte ha ribadito che l’art. 109, comma 1, del TUIR sancisce il principio di competenza, stabilendo che “i ricavi, le spese e gli altri componenti positivi e negativi […] concorrono a formare il reddito nell’esercizio di competenza”. La norma ammette una deroga solo quando nell’esercizio di competenza non sia ancora certa l’esistenza del componente reddituale o non sia determinabile in modo obiettivo il suo ammontare; in tal caso, concorrerà a formare il reddito nell’esercizio in cui tali condizioni si verificano. La certezza va intesa in senso giuridico (non materiale), escludendo componenti meramente presunti, mentre la determinabilità attiene al quantum, che deve essere desumibile da elementi oggettivi.
La Cassazione ha sottolineato che le regole sull’imputazione temporale dei componenti di reddito sono inderogabili sia per il contribuente sia per l’Amministrazione finanziaria. L’eventuale rilevazione in un periodo successivo di un componente di cui si è già esaurito l’evento di gestione sarebbe priva di giustificazione economica.
L’esercizio di competenza è quello in cui nasce e si forma il titolo giuridico che costituisce la fonte del ricavo o del costo. Nel caso di specie, la Commissione Tributaria Regionale aveva errato nel considerare irrilevante che un ricavo potesse riferirsi a un anno anteriore al 2010 (anno dell’incasso), dando esclusiva importanza alla collocazione cronologica dell’incasso stesso.
Per effetto dell’accoglimento del quarto motivo, la sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte di Giustizia Tributaria Regionale di Secondo Grado del Veneto, in diversa composizione, per un nuovo esame e per la regolazione delle spese.
Conclusioni
La pronuncia in esame riafferma con chiarezza la centralità e l’inderogabilità del principio di competenza economica nella determinazione del reddito d’impresa, conformemente a quanto stabilito dall’art. 109 TUIR.
La distinzione tra principio di competenza e principio di cassa è fondamentale: mentre il primo àncora l’imputazione del componente reddituale al momento della sua maturazione giuridica ed economica, il secondo la lega al momento della manifestazione finanziaria (incasso o pagamento). Salvo specifiche eccezioni previste dalla legge (es. per i professionisti o per taluni regimi semplificati), per le imprese vige il criterio della competenza.
L’errore della Commissione Tributaria Regionale, censurato dalla Cassazione, evidenzia il rischio di confondere i due principi, con possibili distorsioni nella determinazione dell’imponibile del singolo periodo d’imposta. Il decisum evidenzia come l’Amministrazione finanziaria, nell’esercizio della sua attività di accertamento, sia vincolata al rispetto del principio di competenza, non potendo scegliere discrezionalmente un criterio diverso se non nei casi espressamente consentiti.
Per i contribuenti, e in particolare per le società e i loro soci (ai quali il reddito viene imputato per trasparenza), la corretta applicazione del principio di competenza è garanzia di una tassazione aderente alla reale capacità contributiva espressa nell’esercizio di riferimento.