Uso smodato del cellulare tra i comportamenti ritenuti disfunzionali: minore in casa famiglia

L’ordinanza n. 1832/2025 della prima sezione civile della Corte di Cassazione, depositata il 25 gennaio 2025, ha chiarito alcuni aspetti in materia di affidamento del minore problematico alla casa famiglia, soffermandosi in particolare sull’uso eccessivo del telefonino nonché sulla questione se la nomina tardiva del curatore possa pregiudicare gli interessi del minore. Un argomento particolarmente delicato, quello delle problematiche legate al rapporto tra i minori e le nuove tecnologie che, se di tuo interesse, ti consigliamo di approfondire nel volume “Educazione ai Social Media – Dai Boomer alla generazione Alfa – Come proteggere i nostri figli dai rischi dei social e del web”.

Trovi il testo integrale della sentenza qui ==> Cass., Sez. I Civ., ordinanza n. 1832/2025

Il caso in esame

La vicenda trae origine da una richiesta del Pubblico Ministero presso il Tribunale per i minorenni di Salerno di decadenza della responsabilità genitoriale. L’intervento dei servizi sociali, incaricati di monitorare la situazione, aveva messo in luce le criticità della situazione familiare: gravi conflittualità tra i genitori, denunce di violenze domestiche, difficoltà scolastiche del figlio. Il minore, inoltre, manifestava comportamenti aggressivi e faceva un uso smodato dello smartphone.

Il Tribunale aveva allora deciso di sospendere la responsabilità genitoriale di entrambi i genitori, disponendo l’affidamento del ragazzo ai servizi sociali. Il minore veniva collocato presso una casa famiglia, con il divieto assoluto di utilizzare i dispositivi elettronici.

I genitori impugnavano il provvedimento, presentando due reclami alla Corte d’Appello. La Corte, tuttavia, respingeva i ricorsi, confermando la validità della decisione di primo grado. Gli stessi presentavano quindi ricorso in Cassazione.

Nomina tardiva del curatore e tutela del minore

I genitori lamentavano in primo luogo la violazione del contraddittorio per difetto di rappresentanza e difesa del minore a causa della nomina tardiva del curatore speciale. Il giudice di prime cure, infatti, non aveva indicato il curatore, successivamente nominato dalla Corte d’Appello. Per questo, i ricorrenti chiedevano di dichiarare nullo il processo, con necessità di restituzione degli atti al primo giudice.

La Suprema Corte non ha condiviso tale tesi rilevando che la denuncia di vizi fondati sulla violazione di norme processuali non deve essere vista in funzione dell’interesse all’astratta regolarità dell’attività giudiziaria, ma in un’ottica funzionale per garantire l’eliminazione del pregiudizio concretamente sofferto.

La violazione della regola processuale della nomina del curatore speciale comporta, di regola, la rimessione della causa alla Corte d’appello. Tuttavia, la Corte ha evidenziato come sia necessario conciliare le esigenze di difesa e di rappresentanza del minore con quelle di particolare celerità del procedimento. Nel caso in cui il minore sia stato adeguatamente rappresentato nel giudizio d’appello, l’eventuale difetto di rappresentanza nel giudizio di primo grado per omessa o tardiva nomina del curatore speciale è irrilevante, salvo che ciò non arrechi un concreto pregiudizio idoneo a viziare anche la decisione di secondo grado.

L’interesse superiore del minore deve, pertanto, prevalere su ogni altra considerazione. In situazioni di conflitto familiare e inadeguatezza genitoriale, un intervento tempestivo è essenziale per assicurare al minore un ambiente sereno. Data l’incapacità dei genitori di garantire un contesto stabile e sicuro, la collocazione in una casa famiglia, confermata in appello, è stata considerata una misura adeguata.

Pertanto, sebbene la nomina tardiva del curatore speciale rappresenti un errore procedurale, nel caso in esame, non ha reso nullo il processo, poiché il minore è stato adeguatamente rappresentato e difeso nei diversi gradi di giudizio.

Casa famiglia per il minore che fa uso smodato del cellulare

Uno degli aspetti centrali della vicenda riguardava l‘uso smodato del telefonino da parte del ragazzo, emerso come un segnale preoccupante di un disagio più profondo. Questo fenomeno, sempre più diffuso tra i giovani, può avere ripercussioni negative sullo sviluppo emotivo, sociale e scolastico. Nel caso specifico, il Tribunale ha ritenuto che l’uso di smartphone e tablet aggravasse ulteriormente la situazione del minore, già compromessa, e ha quindi deciso di proibirne l’accesso per favorire un percorso di recupero più equilibrato.

La Cassazione ha condiviso la tesi del Tribunale ritenendo che l’uso eccessivo di dispositivi elettronici potesse aggravare il disagio del minore e giustificando così il divieto di utilizzo di smartphone e tablet. Inoltre, ha ritenuto adeguata la misura del collocamento presso una casa famiglia, valutandola come la soluzione più idonea per garantire al ragazzo un ambiente più sereno e favorevole alla sua crescita. Questa pronuncia ribadisce l’importante di interventi tempestivi e mirati nei casi di fragilità familiare, ponendo l’accento sulla tutela del benessere psicologico e sociale del minore.

Se ti interessa approfondire questo argomento, ti consigliamo il volume “Educazione ai Social Media – Dai Boomer alla generazione Alfa – Come proteggere i nostri figli dai rischi dei social e del web”: una guida pratica a genitori che si trovano tutti i giorni ad affrontare il problema di dare ai figli alternative valide al magico potere esercitato su di loro – e su tutti noi – dallo smartphone.

Educazione ai Social Media - Dai Boomer alla generazione Alfa

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Ricordate quando i nostri genitori ci dicevano di non parlare con gli sconosciuti? Il concetto non è cambiato, si è “trasferito” anche in rete. Gli “sconosciuti” possono avere le facce più amichevoli del mondo, nascondendosi dietro uno schermo. Ecco perché dobbiamo imparare a navigare queste acque digitali con la stessa attenzione che usiamo per attraversare la strada. Ho avuto l’idea di scrivere questo libro molto tempo fa, per offrire una guida pratica a genitori che si trovano, come me, tutti i giorni ad affrontare il problema di dare ai figli alternative valide al magico potere esercitato su di loro – e su tutti noi – dallo smartphone. Essere genitori, oggi, e per gli anni a venire sempre di più, vuol dire anche questo: scontrarsi con le tematiche proprie dei nativi digitali, diventare un po’ esperti di informatica e di sicurezza, di internet e di tecnologia e provare a trasformarci da quei boomer che saremmo per diritto di nascita, a hacker in erba. Si tratta di una nuova competenza educativa da acquisire: quanto è sicuro il web, quali sono i rischi legati alla navigazione, le tematiche della privacy, che cosa si può postare e che cosa no, e poi ancora il cyberbullismo, il revenge porn, e così via in un universo parallelo in cui la nostra prole galleggia tra like, condivisioni e hashtag.

Luisa Di Giacomo
Avvocato, Data Protection Officer e consulente Data Protection e AI in numerose società nel nord Italia. Portavoce nazionale del Centro Nazionale Anti Cyberbullismo. È nel pool di consulenti esperti di Cyber Law istituito presso l’European Data Protection Board e ha conseguito il Master “Artificial Intelligence, implications for business strategy” presso il MIT. Autrice e docente di corsi di formazione, è presidente e co-founder di CyberAcademy.

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