Nuovo codice della crisi d’impresa: prevenzione e continuità aziendale

La gestione delle crisi d’impresa è una tematica di crescente rilevanza nel panorama economico e legislativo contemporaneo. Con l’emanazione del nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, introdotto dal D.lgs. n. 14/2019 e successivamente modificato dal D.lgs. n. 83/2022, e dal recentissimo D.lgs. n. 136/2024* che enfatizza la prevenzione della crisi, introduce nuove regole di accesso alla composizione negoziata ed estende gli obblighi di segnalazione ai revisori contabili.
Il nuovo quadro normativo rappresenta un punto di svolta, spostando l’attenzione dalla liquidazione giudiziale alla continuità aziendale e alla prevenzione delle crisi.
L’obiettivo principale della riforma è duplice: da un lato, salvaguardare il valore economico delle imprese e mantenere i livelli occupazionali; dall’altro, proteggere i creditori e l’intero sistema economico dalle ricadute negative delle crisi aziendali. Questo nuovo quadro normativo promuove un atteggiamento proattivo nella gestione delle difficoltà finanziarie, incoraggiando le imprese ad adottare sistemi di allerta interni e meccanismi di controllo adeguati per individuare e affrontare precocemente i segnali di crisi.
Una delle innovazioni più rilevanti introdotte dal nuovo codice è il concetto di “adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile”. Ogni impresa è tenuta a dotarsi di una struttura che consenta di individuare tempestivamente eventuali situazioni di crisi e di attuare le misure necessarie per affrontarle. Questo principio si inserisce in un contesto più ampio di gestione del rischio e controllo interno, volto a garantire la sostenibilità e la continuità aziendale nel lungo termine.

Il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza annotato con la giurisprudenza di Maggioli Editore è uno strumento essenziale per i professionisti che operano nel diritto commerciale e fallimentare. Questo volume, aggiornato con le più recenti novità legislative, offre un’analisi approfondita delle norme del D.Lgs. 14/2019, arricchita da un’ampia selezione di giurisprudenza e annotazioni operative per un uso pratico

Nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza

Il nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, introdotto con il D.lgs. n. 14/2019 e successivamente modificato dal D.lgs. n. 83/2022, rappresenta un cambiamento significativo nell’approccio alla gestione delle crisi aziendali. La sua entrata in vigore il 15 luglio 2022 segna una svolta nell’intendimento legislativo, con un focus spostato dalla liquidazione giudiziale verso la continuità aziendale[1], con l’obiettivo di prevenire la liquidazione delle imprese e minimizzare le conseguenze negative sul tessuto socio-economico.

Questo obiettivo si realizza attraverso diversi meccanismi:

gestione proattiva della crisi: le imprese sono incoraggiate a implementare sistemi di allerta interni per rilevare precocemente i segnali di crisi. Questo approccio proattivo mira a identificare e affrontare le difficoltà finanziarie prima che diventino insormontabili;

presidi organizzativi e di controllo: si richiede alle imprese di adottare strutture organizzative e meccanismi di controllo adeguati per una gestione efficace e per prevenire l’insorgenza di crisi. Ciò include la responsabilità della direzione di monitorare costantemente la situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell’impresa;

accesso a procedure di risanamento: il codice facilita l’accesso a procedure di risanamento per le imprese in difficoltà. In presenza di segnali di crisi, le imprese sono invitate a ricorrere tempestivamente a tali procedure, prima che la situazione diventi irreversibile.

L’obiettivo principale della riforma è duplice: da un lato, salvaguardare il valore economico delle imprese e mantenere i livelli occupazionali, e dall’altro, proteggere i creditori e l’intero sistema economico da ricadute negative. La riforma mira quindi ad evitare la liquidazione attraverso una gestione attenta e la tempestiva attivazione di meccanismi di allerta, cercando di scongiurare la liquidazione giudiziale, e favorendo soluzioni alternative che consentano di preservare l’attività aziendale, oltre a promuovere la cultura del rispetto degli obblighi commerciali, incoraggiando una cultura aziendale che pone al centro la sostenibilità finanziaria e il rispetto degli obblighi commerciali, al fine di ridurre il rischio di crisi.

Le imprese hanno dovuto e dovranno adeguarsi a questo nuovo quadro normativo, che richiede un atteggiamento più attento e proattivo nella gestione dei rischi della crisi d’impresa. La capacità di anticipare e gestire le crisi diventa un elemento chiave di successo aziendale e sostenibilità a lungo termine.

Il nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza introduce un paradigma orientato alla prevenzione e al risanamento, segnando un passo importante verso un sistema più resiliente e reattivo di fronte alle sfide economiche.

Questa riforma ha introdotto una serie di strumenti innovativi e ha modificato significativamente la normativa esistente sul fallimento e sull’insolvenza.

Una delle novità più rilevanti introdotte dal codice è il concetto di “adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile”. Tale concetto implica che ogni impresa debba dotarsi di una struttura che permetta di individuare tempestivamente eventuali situazioni di crisi e di attuare le misure idonee per affrontarle. Questo si inserisce in un quadro più ampio di gestione del rischio e di controllo interno, volto a garantire la sostenibilità e la continuità aziendale nel lungo termine.

Un altro elemento di spicco della riforma è l’introduzione della “composizione negoziata per la soluzione della crisi d’impresa”[2], che sostituisce la precedente procedura di composizione assistita della crisi. La composizione negoziata è una procedura che mira a facilitare l’accordo tra l’impresa in difficoltà e i suoi creditori, al fine di superare lo stato di crisi e garantire la continuità operativa dell’azienda. Questo strumento è progettato per essere più flessibile e meno oneroso rispetto alle procedure tradizionali di insolvenza, e rappresenta un tentativo di risolvere la crisi in una fase precoce, prima che la situazione diventi irreversibile.

Le modifiche introdotte dal D.lgs. n. 83/2022, in attuazione delle direttive comunitarie, hanno ulteriormente rafforzato il codice della crisi, adeguandolo agli standard europei e rendendolo uno strumento più efficace nella prevenzione e gestione delle crisi aziendali. Queste modifiche riflettono la volontà del legislatore di promuovere una cultura della prevenzione delle crisi aziendali, attraverso la promozione di pratiche di buon governo e di una gestione attenta e responsabile delle imprese.

Il nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza mira a offrire alle imprese gli strumenti necessari per riconoscere tempestivamente le situazioni di rischio e intervenire in modo efficace, con l’obiettivo di salvaguardare il valore aziendale e proteggere i posti di lavoro. Questo approccio alla prevenzione delle crisi rappresenta un cambio di paradigma rispetto al passato, ponendo l’accento sulla responsabilità degli organi aziendali nella gestione del rischio e sulla necessità di agire in modo proattivo per garantire la stabilità finanziaria e operativa delle imprese[3].

Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza

Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza

Il volume, aggiornato al D.Lgs. 13 settembre 2024, n. 136, c.d. terzo correttivo al codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, riporta:
• Parte I: Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, corredato a piè di ciascun articolo dalle relative note di modifica;
• Parte II: Legge fallimentare;
• Parte III: Disciplina codicistica;
• Parte IV: Norme sull’Amministrazione straordinaria e crisi da sovraindebitamento;
• Parte V: Disciplina complementare (Antimafia, Banca e mercati finanziari, Camere arbitrali, di conciliazione e organismi di risoluzione alternativa delle controversie, Cessione dei crediti di impresa, Cooperative, Emergenza sanitaria da Covid-19, Procedura di insolvenza, Riscossione, Società di assicurazione, Società fiduciarie e di revisione, Società partecipate, Spese di giustizia, Turismo e servizi turistici, Tutela degli acquirenti di immobili da costruire, Usura).
Il codice fornisce uno strumento di agile consultazione delle novità per avvocati, curatori fallimentari, commissari e liquidatori giudiziali, magistrati, studenti universitari e concorrenti ai pubblici concorsi.
Completa il volume una sezione online per gli aggiornamenti normativi fino al 30 giugno 2025.

Luigi Tramontano

Giurista, già docente a contratto presso la Scuola di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, è autore di numerose pubblicazioni, curatore di prestigiose banche dati legislative e direttore scientifico di corsi accreditati di preparazione per l’esame di abilitazione alla professione forense.

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Luigi Tramontano, 2024, Maggioli Editore
31.00 € 29.45 €

La prevenzione della crisi

La riforma del diritto concorsuale e degli strumenti di composizione della crisi d’impresa rappresenta un importante cambiamento nel panorama legislativo, orientato a modernizzare e rendere più efficace il trattamento delle difficoltà finanziarie delle imprese. L’introduzione di strumenti di allerta e di composizione negoziata della crisi, insieme alla rimozione del termine “fallimento” dal linguaggio giuridico, segna una decisa svolta verso un approccio più costruttivo e meno stigmatizzante nei confronti delle imprese in difficoltà.

L’obiettivo principale di questa riforma è prevenire l’aggravarsi delle crisi aziendali, favorendo un intervento precoce che possa garantire la continuità aziendale e preservare il valore dell’impresa. Ciò si riflette nell’enfasi posta sulla rilevazione tempestiva dei segnali di crisi e sull’adozione di misure preventive, in linea con le istanze internazionali e le direttive europee. La distinzione tra gli strumenti di allerta e le procedure di allerta, così come la differenziazione tra “Early warnings tools” e “Early debts restructuring frameworks”, mira a creare un sistema flessibile e multifunzionale che possa adattarsi alle specificità di ogni situazione aziendale, ossia le procedure di ristrutturazione preventiva che siano idonee a garantire la possibilità di intervenire prima che l’impresa non sia più in grado di rimborsare i debiti.

La riforma introduce anche un sistema di incentivi per le imprese che ricorrono tempestivamente a queste procedure e disincentivi per quelle che tardano a farlo, riconoscendo l’importanza della prevenzione nella gestione delle crisi d’impresa. Questo approccio evidenzia la consapevolezza che, analogamente a quanto avviene in ambito sanitario, la diagnosi precoce e l’intervento tempestivo possono significativamente aumentare le possibilità di recupero dell’impresa.

L’aspetto innovativo della riforma si evidenzia anche nel rafforzamento della dialettica tra amministratori e organi di controllo, e nell’introduzione di obblighi di contabilità e monitoraggio[4]. Questo meccanismo di allerta precoce è concepito per facilitare un intervento proattivo e concertato tra le varie parti interessate, promuovendo soluzioni che permettano di superare la crisi senza ricorrere a interventi giudiziari.

La riforma del diritto concorsuale e degli strumenti di composizione della crisi d’impresa si propone come un fondamentale passo avanti verso un sistema più efficace e umano di gestione delle crisi aziendali, che valorizza il principio della prevenzione e della collaborazione tra debitori e creditori per il superamento delle difficoltà finanziarie e la salvaguardia dell’attività imprenditoriale.

Correttivo-ter – D. lgs 136/2024

Le modifiche introdotte dal Correttivo-ter al Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza rappresentano un passo avanti significativo per rendere più efficienti e chiare le disposizioni relative alla gestione delle crisi d’impresa, con particolare attenzione al ruolo dei creditori pubblici, in primis l’Agenzia delle entrate.

Le principali novità evidenziate nel testo:

1. Composizione negoziata della crisi d’impresa

  1. Proposta di accordo transattivo agli enti fiscali:
  2. possibilità di proporre il pagamento parziale o dilazionato del debito tributario e accessori.
  3. Esclusione di proposte rivolte agli enti previdenziali e per tributi legati a risorse proprie dell’UE.

iii. Allegazione obbligatoria di una relazione redatta da un professionista indipendente e, ove presente, dall’incaricato alla revisione legale.

  1. Effettività dell’accordo:
  2. diventa efficace solo dopo il deposito presso il Tribunale competente e la verifica formale.
  3. Esclusione del cram-down:
  4. La sostituzione giudiziale al dissenso degli enti pubblici è esclusa per mantenere la natura stragiudiziale e la celerità della procedura.

2. Piani di ristrutturazione soggetti a omologazione (Pro)

a. Introduzione della possibilità di proporre la falcidia o dilazione dei crediti pubblici (tributari e previdenziali).

  1. Necessità di allegare una relazione che attesti la convenienza rispetto alla liquidazione giudiziale.
  2. Esclusione del cram-down, essendo richiesto il consenso unanime delle classi.

3. Concordati preventivi e accordi di ristrutturazione di gruppo

a. Proposte unitarie di trattamento dei crediti pubblici per imprese appartenenti allo stesso gruppo.

b. Cram-down negli accordi di ristrutturazione:

i. Il Tribunale può superare il dissenso degli enti pubblici in specifici casi, come:

  • Proposte non deteriori rispetto alla liquidazione giudiziale.
  • Soddisfazione minima del 50%-60% dei crediti pubblici in base alle condizioni stabilite.
  1. Sono previsti limiti stringenti per evitare abusi, come l’esclusione in presenza di gravi irregolarità pregresse.

4. Concordato preventivo e cross-class cram-down

  1. Ristrutturazione trasversale (cross-class cram-down):
  2. Il tribunale può omologare il concordato anche senza la maggioranza delle classi, a patto che:
  • Almeno una classe di creditori non integralmente soddisfatti approvi.
  • Si rispetti l’interesse legittimo di alcune categorie di creditori.
  1. Precisazioni sul rispetto delle regole di priorità assoluta e sulla natura dei creditori rilevanti.

5. Composizione delle crisi da sovraindebitamento

  1. Ristrutturazione dei debiti del consumatore:
  2. Esclusione per le famiglie in cui un componente non rivesta la qualità di consumatore.
  3. Chiarita la possibilità di proporre reclamo contro il decreto di inammissibilità della procedura.

Le sinergie tra Crisi d’impresa, Modello 231 e Assetti organizzativi

Il D.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14, che introduce il nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, rappresenta un cambio di paradigma nell’approccio alla crisi e all’insolvenza aziendale, orientandosi verso una logica preventiva e di conservazione dell’impresa. Questo approccio si discosta nettamente dalla visione tradizionale, focalizzata prevalentemente sulla risposta sanzionatoria alla crisi aziendale. La riforma, influenzata anche dalle circostanze eccezionali dettate dalla pandemia da covid-19, ha visto slittare la sua effettiva entrata in vigore al 15 luglio 2022, subendo ulteriori modifiche con il D.lgs. 83/2022, che recepisce la Direttiva UE 2019/1023 sulla risoluzione delle crisi e sull’insolvenza.

Il codice abbraccia il cosiddetto “risk based approach“, già presente in altre normative come il D.lgs. 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti per i reati commessi nell’interesse o a vantaggio dell’ente, il Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla protezione dei dati personali, e la normativa antiriciclaggio (D.lgs. 21 novembre 2007, n. 231). Queste normative condividono l’obiettivo di spingere le imprese ad adottare sistemi di governance che limitino i rischi operativi attraverso la compliance, ossia l’adeguamento a regole e procedure che mirano a prevenire determinate violazioni normative.

Il codice della crisi d’impresa incentiva l’adozione di assetti organizzativi che permettano di rilevare tempestivamente eventuali situazioni di rischio d’insolvenza e di intervenire prontamente per mitigarle. Questo include l’istituzione di sistemi di segnalazione, l’attribuzione di responsabilità a organi di controllo indipendenti per la vigilanza sull’assetto organizzativo, e l’introduzione di incentivi per le imprese che investono in meccanismi di compliance efficaci.

La sfida risiede nell’integrare i vari sistemi di compliance in modo da prevenire sovrapposizioni e conflitti normativi. Ciò evidenzia l’importanza di una gestione coordinata tra i modelli organizzativi previsti dal D.lgs. 231/2001 e le nuove disposizioni del codice della crisi d’impresa. Una tale integrazione può migliorare la capacità delle imprese di prevenire non solo i reati presupposto ma anche di anticipare e gestire le situazioni di crisi, favorendo una più efficace gestione del rischio aziendale.

La cooperazione tra l’Organismo di vigilanza (OdV), previsto dal D.lgs. 231/2001, e gli organi di controllo indicati dal codice della crisi d’impresa, può garantire un flusso informativo continuo e un’efficace attività di monitoraggio, riducendo il rischio di duplicazioni e inefficienze. I sistemi di compliance non devono essere considerati come mere formalità, ma come elementi di un unico sistema organizzativo orientato alla gestione integrata dei rischi aziendali.

La riforma del codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza invita ad una riflessione sull’importanza di approcci integrati alla compliance, che possano contribuire ad una più resiliente e sostenibile gestione d’impresa, attraverso la prevenzione e la tempestiva risoluzione delle crisi aziendali[5].

Adeguati assetti di impresa: monitoraggio e controllo

Il nuovo codice della crisi d’impresa introduce significative innovazioni nell’ambito della gestione aziendale, ponendo l’accento sulla prevenzione della crisi d’impresa attraverso la corretta organizzazione e il monitoraggio costante dell’attività aziendale. Queste disposizioni si applicano a tutte le società di persone e di capitali e mirano a garantire che le imprese dispongano di strumenti adeguati per una gestione efficace ed efficiente, riducendo al minimo i rischi di crisi.

Le imprese sono tenute a predisporre assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati che permettano una gestione corretta e un monitoraggio costante dell’attività aziendale[6]. Una organizzazione aziendale adeguata dovrebbe includere:

– un chiaro organigramma aziendale che illustri articolazione, compiti, funzioni, mezzi e poteri degli organi operativi e di controllo;

– la procedimentalizzazione delle varie fasi dell’attività aziendale per garantire efficienza ed efficacia;

– l’integrazione dei processi aziendali per una gestione coesa e coordinata;

– flussi informativi adeguati ed efficienti per supportare il processo decisionale e il monitoraggio;

– un efficace sistema di rilevazione contabile che consenta una corretta valutazione della situazione finanziaria dell’impresa;

– strumenti aggiuntivi coerenti con le esigenze di gestione e monitoraggio dell’impresa.

L’obiettivo principale è identificare tempestivamente i segnali di crisi per intervenire prima che la situazione degeneri in insolvenza. Ciò implica:

– la raccolta costante di dati aziendali rilevanti;

– la definizione di obiettivi aziendali realistici e la loro valutazione continua;

– il monitoraggio dei flussi di cassa e la previsione dei bisogni futuri di liquidità;

– l’identificazione precoce di eventuali segnali di crisi per adottare misure correttive.

ll collegio sindacale, laddove esistente, gioca un ruolo cruciale nella vigilanza sulla corretta gestione aziendale e sulla continuità operativa dell’impresa. Ha il compito di:

– monitorare le attività degli amministratori per assicurare la continuità aziendale;

– vigilare sull’adeguatezza degli assetti organizzativi e del sistema amministrativo-contabile;

– intervenire in caso di rischi di violazione di legge, di principi di corretta amministrazione o di inadeguatezza degli assetti organizzativi;

– adottare iniziative legali in caso di mancata attuazione delle misure correttive necessarie o in situazioni di particolare urgenza o gravità.

Nel caso in cui l’impresa versi in uno stato di crisi, l’attività di vigilanza deve intensificarsi ed espandersi per includere obblighi aggiuntivi volti a prevenire l’insolvenza.

Il codice della crisi d’impresa sottolinea l’importanza di una gestione proattiva e di una organizzazione aziendale ben strutturata per prevenire le crisi aziendali. Le imprese sono chiamate a implementare sistemi di monitoraggio e gestione efficaci per garantire la loro sostenibilità a lungo termine[7].

 Funzionalità degli assetti organizzativi

Il codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza stabilisce un quadro normativo volto a prevenire la crisi d’impresa e a gestirla efficacemente qualora si verifichi. La normativa richiama specificamente l’importanza di un’adeguata gestione aziendale, ponendo l’accento sull’obbligo per gli amministratori di assicurare un’organizzazione aziendale, amministrativa e contabile idonea a prevenire la crisi d’impresa.

Gli obblighi degli amministratori secondo il codice della crisi sono:

– gestione dell’impresa: la normativa sottolinea che la responsabilità della gestione dell’impresa spetta esclusivamente agli amministratori. Questi devono agire nel rispetto dei principi di buona gestione aziendale, come indicato nell’articolo 2086 del codice civile, che richiede l’istituzione di un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato;

– prevenzione della crisi: gli amministratori devono attivare strumenti volti al superamento e alla prevenzione della crisi d’impresa. Ciò implica la capacità di identificare precocemente eventuali situazioni di rischio e di intervenire tempestivamente per mitigarle[8].

L’implementazione di un adeguato assetto organizzativo riguarda la realizzazione di diverse azioni strategiche, tra cui:

raccolta, validazione e trasmissione delle informazioni: è essenziale organizzare un processo efficace per la raccolta, la validazione e la trasmissione delle informazioni necessarie al management. Questo processo è cruciale per la misurazione e il monitoraggio degli indicatori di crisi;

sistema di gestione del rischio: l’azienda deve configurare un sistema di gestione del rischio per monitorare il mantenimento della continuità aziendale. Questo sistema dovrebbe permettere di identificare, valutare e gestire i rischi che potrebbero portare alla crisi d’impresa o all’insolvenza[9].

L’obiettivo principale di queste disposizioni è la prevenzione delle crisi d’impresa che attraverso una gestione proattiva e la predisposizione di sistemi di allerta precoce, le aziende possono identificare i rischi in una fase iniziale e adottare misure correttive per evitare l’aggravarsi della situazione. Questo non solo salvaguarda la continuità aziendale ma protegge anche i creditori, i dipendenti e gli altri stakeholder coinvolti.

Il codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza impone agli amministratori di assumersi la responsabilità di garantire una gestione aziendale attenta e previdente, enfatizzando l’importanza di un’organizzazione aziendale che possa prevenire efficacemente le situazioni di crisi.

Gli strumenti di prevenzione

L’analisi e la prevenzione dei rischi aziendali rappresentano un’area cruciale per la sostenibilità e il successo a lungo termine di un’impresa. Questa necessità emerge sia come una risposta alle pressioni regolamentari, sia come una componente essenziale della strategia interna di gestione del rischio. Va sottolineato come le aziende possono navigare tra queste sfide e trasformare la gestione del rischio in una opportunità[10].

Le principali sfide nella gestione del rischio aziendale sono:

pressioni regolamentari: le normative in continua evoluzione richiedono alle aziende di rimanere aggiornate e conformi, spesso richiedendo investimenti significativi in termini di tempo e risorse;

esigenze interne: oltre alle pressioni esterne, le aziende devono anche affrontare rischi interni, come quelli legati alle operazioni, alla tecnologia e al capitale umano;

analisi e verifiche: la necessità di condurre analisi e verifiche approfondite può portare a sovrapposizioni e incongruenze, rendendo difficile la gestione efficiente dei rischi.

La trasformazione della gestione del rischio in opportunità si evidenzia attraverso tre punti principali:

sistema integrato di gestione dei rischi: l’adozione di un approccio integrato aiuta a coordinare meglio le attività di gestione dei rischi, riducendo sovrapposizioni e incongruenze;

benefici organizzativi: un sistema di gestione dei rischi ben strutturato può portare a miglioramenti significativi nell’organizzazione interna, attraverso una migliore allocazione delle risorse e una maggiore efficienza operativa;

riduzione dei rischi: implementare strategie proattive di gestione del rischio riduce la probabilità di eventi negativi e le potenziali perdite finanziarie.

L’implementazione di strategie per una gestione efficace del rischio si rileva attraverso i seguenti punti fondamentali:

valutazione dei rischi: identificare e valutare i rischi in base alla loro probabilità e al loro impatto potenziale;

mitigazione dei rischi: sviluppare piani di azione specifici per mitigare i rischi identificati;

monitoraggio continuo: stabilire processi per il monitoraggio continuo dei rischi e l’efficacia delle misure di mitigazione adottate;

cultura del rischio: promuovere una cultura aziendale che valorizzi la gestione del rischio, incoraggiando la comunicazione e la segnalazione proattiva dei rischi;

tecnologia e innovazione: utilizzare la tecnologia per migliorare la raccolta dei dati, l’analisi dei rischi e l’efficienza dei controlli.

La gestione del rischio, pertanto, non deve essere vista solo come una necessità imposta da fattori esterni, ma anche come un’opportunità strategica per conoscere il rischio e per migliorare le operazioni interne, ridurre i costi e aumentare l’efficacia di pronta risposta dell’azienda. Attraverso una pianificazione attenta e l’adozione di un approccio integrato, le aziende possono trasformare la gestione dei rischi in un vantaggio competitivo[11].

Governance e sistema di controllo interno

La governance aziendale rappresenta il quadro entro cui le aziende stabiliscono le direttive e le pratiche per raggiungere i loro obiettivi, gestire i rischi e assicurare che le operazioni siano eseguite in modo efficace ed etico. Questo concetto è fondamentale per comprendere come un’organizzazione può navigare nel complesso ambiente di business di oggi, massimizzando il valore per gli stakeholder e minimizzando le vulnerabilità[12].

Qual è il legame tra obiettivi, rischi e controlli nella governance aziendale.

Gli obiettivi sono la bussola che guida l’organizzazione. Definiscono ciò che l’azienda intende raggiungere nel breve, medio e lungo termine. Questi possono variare ampiamente, dai target di profitto, all’espansione del mercato, alla sostenibilità ambientale. La chiarezza e la specificità degli obiettivi sono cruciali per la creazione di una strategia aziendale efficace.

I rischi rappresentano potenziali ostacoli al raggiungimento degli obiettivi. Possono essere interni (ad esempio, fallimenti operativi, frodi, o inefficienze) o esterni (come cambiamenti normativi, disastri naturali, o fluttuazioni di mercato). La valutazione dei rischi implica l’identificazione e l’analisi della probabilità che si verifichino eventi negativi e dell’impatto che questi potrebbero avere sugli obiettivi aziendali. Una gestione del rischio proattiva aiuta a prevenire o mitigare gli effetti negativi prima che diventino problematici.

I controlli sono le misure adottate per prevenire e gestire i rischi. Questi possono includere politiche, procedure, tecnologie e pratiche che aiutano a prevenire, rilevare e rispondere a eventi rischiosi. I controlli sono progettati non solo per affrontare i rischi noti, ma anche per fornire la flessibilità di adattarsi a nuove minacce emergenti. L’efficacia dei controlli interni è spesso un indicatore chiave della salute generale della governance aziendale.

Il sistema di controllo interno e di gestione dei rischi è un pilastro centrale della governance aziendale. Funziona come un meccanismo funzionale che collega gli obiettivi agli esiti attraverso la gestione dei rischi e l’implementazione di controlli efficaci. Questo sistema garantisce che:

– gli obiettivi siano raggiunti in modo efficiente ed efficace;

– le risorse siano utilizzate in modo responsabile;

– le informazioni siano accurate e affidabili;

– le attività siano conformi alle leggi, regolamenti e politiche interne.

Una governance efficace, quindi, non si limita alla semplice conformità normativa o al controllo degli aspetti negativi dell’attività aziendale. Piuttosto, si tratta di creare un ambiente in cui la pianificazione strategica, la gestione dei rischi e i controlli interni lavorino insieme in modo sinergico per promuovere la resilienza, l’innovazione e il successo sostenibile. Questo approccio integrato non solo protegge l’azienda da potenziali rischi, ma ne migliora anche le prestazioni, posizionandola per un successo a lungo termine nel suo ambiente operativo e nel mercato[13].

La compliance integrata

L’approccio alla compliance integrata per la prevenzione della crisi d’impresa rappresenta una strategia proattiva che mira a rafforzare la resilienza dell’organizzazione attraverso la gestione oculata dei rischi e il rispetto delle normative. Questa metodologia non si limita semplicemente all’adempimento degli obblighi di legge, ma si estende alla creazione di un sistema organizzativo che integra la compliance nel tessuto stesso della gestione aziendale, al fine di anticipare e prevenire potenziali crisi.

L’identificazione e la valutazione sistematica dei rischi che potrebbero portare ad una crisi aziendale include l’analisi dei rischi legali, finanziari, operativi, di mercato e reputazionali. La valutazione dei rischi dovrebbe essere un’attività continua che tiene conto dell’evoluzione del contesto normativo, economico e sociale in cui l’impresa opera.

La compliance deve essere integrata nella pianificazione strategica e nelle decisioni aziendali. Ciò significa che le considerazioni relative alla conformità normativa e alla gestione dei rischi devono essere parte integrante dell’elaborazione delle strategie aziendali, della definizione degli obiettivi e della pianificazione delle attività.

È fondamentale sviluppare politiche e procedure chiare che riflettano gli impegni dell’azienda verso la compliance e la gestione dei rischi. Queste politiche e procedure dovrebbero coprire tutti gli aspetti rilevanti dell’operatività aziendale, dalla governance finanziaria e societaria, alla gestione delle risorse umane, dalla sicurezza delle informazioni alla responsabilità sociale d’impresa[14].

Un programma efficace di compliance integrata richiede la sensibilizzazione e la formazione continua di tutti i livelli dell’organizzazione. I dipendenti dovrebbero essere regolarmente formati sui principi di compliance, sulle specifiche politiche aziendali e sulle procedure da seguire per mitigare i rischi e prevenire le violazioni.

Per garantire l’efficacia del sistema di compliance integrata, è essenziale implementare meccanismi di monitoraggio e audit interni ed esterni. Questi strumenti consentono di verificare la conformità delle attività aziendali alle normative applicabili e di valutare l’efficacia delle politiche e delle procedure di gestione dei rischi. Il reporting trasparente, sia interno che esterno, contribuisce a rafforzare la fiducia degli stakeholder[15].

Indici della crisi: reazione e rapidità della rilevazione

L’assetto amministrativo e di controllo delle imprese deve essere strutturato in modo che siano rilevati tempestivamente eventuali sintomi di crisi aziendale, al fine di poter adottare con rapidità le idonee azioni correttive, preservando la continuità aziendale ed evitando la liquidazione[16].

Ma quali sono i sintomi di crisi aziendale che richiedono la tempestiva reazione da parte dell’impresa?

In generale, con segnali di crisi debbono intendersi squilibri di carattere reddituale, patrimoniale o finanziario, valutati tenendo conto delle caratteristiche dell’impresa e dell’attività svolta dal debitore.

Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ha messo a punto degli indicatori che dovrebbero rilevare gli squilibri economici, patrimoniali e finanziari di crisi aziendale e rilevare le problematiche con il dovuto anticipo rispetto al manifestarsi della crisi stessa[17].

Detti indicatori devono essere integrati con quelli specificamente indicati dall’articolo 24 c.c.i.i. (relazione alla L. 19 ottobre 2017, n. 155 – Parte III) ovvero:
– l’esistenza di debiti per retribuzioni scaduti da almeno 60 giorni per un ammontare pari ad oltre la metà dell’ammontare complessivo mensile delle stesse;
– l’esistenza di debiti verso fornitori scaduti da almeno 120 giorni per un ammontare superiore a quello dei debiti non scaduti;
– il superamento nell’ultimo bilancio approvato o comunque per oltre tre mesi degli indici elaborati ai sensi dell’art. 3, commi 3 e 4 c.c.i.i..

Laddove vengano rilevati indici di crisi, come reagire tempestivamente?

Allorché siano rilevati segnali di crisi, è dovere degli amministratori e dei sindaci assumere senza indugio le iniziative necessarie a far fronte allo stato di crisi dell’impresa.
Agli amministratori è imposto un preciso obbligo di attivarsi tempestivamente, non solo per gestire in senso conservativo la società, ma anche per individuare lo strumento più idoneo per risolvere o tentare di risolvere la crisi.

Nel codice della crisi riformato, le nuove procedure di risoluzione della crisi si pongono in una fase solo successiva ed eventuale (allorché, a monte, l’aver predisposto un adeguato assetto d’impresa dovrebbe evitare in toto l’insorgenza della crisi).
In ogni caso, si vuole segnalare che tra gli strumenti di regolazione della crisi e dell’insolvenza cui le imprese possono oggi accedere, oltre a quelli tradizionalmente noti, possono citarsi la convenzione moratoria, il piano di ristrutturazione soggetto ad omologazione, i piani di risanamento, gli accordi di ristrutturazione dei debiti e la nuova composizione negoziata della crisi sotto la supervisione di un esperto indipendente.

Gli indicatori della crisi

Il passaggio descritto segna un cambiamento significativo nel modo in cui le aziende devono gestire e monitorare la propria situazione finanziaria, introducendo un approccio più rigoroso alla prevenzione delle crisi. Queste modifiche mirano a migliorare la capacità delle aziende di riconoscere e reagire in modo tempestivo a potenziali difficoltà finanziarie, enfatizzando l’importanza dell’analisi previsionale oltre a quella consuntiva. L’adozione di questi nuovi requisiti richiede un aggiornamento significativo delle pratiche di gestione finanziaria e contabile, così come un investimento in tecnologie avanzate per il trattamento e l’analisi dei dati.

L’utilizzo di specifici indici di bilancio definiti a livello normativo introduce un metodo standardizzato per valutare la salute finanziaria di un’azienda, riducendo la variabilità interpretativa che poteva emergere dall’uso di indicatori non uniformati. Gli indici di bilancio specificati dal legislatore forniscono un criterio oggettivo e univoco, facilitando così sia la diagnosi precoce di situazioni di crisi sia l’intervento normativo o gestionale. L’approccio normativizzato mira a creare un ambiente di business più trasparente e prevedibile, dove le aziende hanno linee guida chiare su come valutare e comunicare la propria posizione finanziaria.

L’analisi periodica, ovvero l’obbligo di calcolare e monitorare gli indici di bilancio su base mensile o, al massimo, trimestrale, spinge le aziende verso una maggiore frequenza e dettaglio nell’analisi finanziaria. Questo approccio consente un controllo più stretto sull’andamento economico e finanziario dell’azienda, permettendo di identificare rapidamente eventuali deviazioni dai piani aziendali o anomalie che potrebbero indicare l’inizio di una crisi o meglio di una potenziale crisi. L’elaborazione mensile di bilanci di verifica rappresenta una sfida in termini di risorse e tecnologie necessarie ma, allo stesso tempo, offre l’opportunità di gestire l’azienda con una maggiore consapevolezza e capacità di reazione[18].

Entrambe queste innovazioni richiedono un salto qualitativo nella gestione aziendale, sottolineando l’importanza di sistemi informativi avanzati e di competenze specialistiche in campo finanziario e contabile. L’adozione di tali pratiche non solo contribuirà a prevenire le crisi aziendali, ma anche a promuovere una cultura di gestione più attenta e orientata al futuro, elementi cruciali in un’economia sempre più dinamica e incerta.

Analisi di bilancio

L’Analisi di bilancio è un processo fondamentale per comprendere l’andamento economico, patrimoniale e finanziario di un’impresa. Questo processo inizia con l’analisi di un bilancio certo, preciso e attendibile, rielaborando i dati attraverso una o più riclassificazioni. Queste riclassificazioni permettono di mettere in rapporto tra loro i dati, calcolare indicatori utili per confronti temporali e spaziali, e determinare i flussi di cassa generati dai bilanci analizzati.

Le finalità dell’Analisi di Bilancio sono molteplici:

– capire l’andamento economico, patrimoniale e finanziario dell’impresa: attraverso l’analisi dei dati di bilancio, si ottiene una visione chiara delle performance aziendali;

– individuare correttivi per migliorare l’andamento dell’impresa: l’analisi permette di identificare aree critiche e suggerire interventi correttivi;

– calcolare ed interpretare i ratings aziendali: con particolare riferimento alle normative di Basilea 3 e al Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, è possibile valutare la solvibilità e il rischio di insolvenza dell’impresa;

– completare le informazioni di bilancio: attraverso la relazione sulla gestione, si aggiungono dettagli utili per una comprensione approfondita del bilancio;

– controllare le informazioni di bilancio: la relazione del revisore e/o del collegio sindacale garantisce l’affidabilità delle informazioni presentate.

L’analisi di bilancio presuppone la riclassificazione dei valori iscritti in bilancio, ossia una diversa aggregazione delle principali voci dello Stato patrimoniale e del Conto economico.

Lo Stato patrimoniale e il Conto economico possono essere riclassificati in vari modi per evidenziare valori utili per ulteriori elaborazioni, al fine di ottenere informazioni aggiuntive rispetto alla semplice lettura del bilancio d’esercizio redatto ai fini civilistici.

Stato patrimoniale:

– Riclassificazione funzionale

– Riclassificazione finanziaria

Conto economico:

– riclassificazione a costo del venduto;

– riclassificazione a margine di contribuzione;

– riclassificazione a valore aggiunto;

Gli indicatori sono suddivisi in:

– indicatori patrimoniali e finanziari: riguardano la struttura e il capitale circolante;

– indicatori di liquidità: misurano la capacità dell’impresa di far fronte agli impegni a breve termine;

– indicatori di redditività: valutano la capacità dell’impresa di generare profitti.

Altri indicatori:

– indici di rotazione;

– indici di produttività;

– indici di sviluppo.

Questa parte dell’analisi si concentra sul concetto di equilibrio generale e sull’analisi finanziaria. Il rendiconto finanziario fornisce informazioni cruciali sui flussi di cassa, permettendo una valutazione approfondita della liquidità e della solidità finanziaria dell’impresa.

Il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza introduce un nuovo approccio per la gestione delle situazioni di difficoltà finanziaria. L’analisi di bilancio gioca un ruolo chiave in questo contesto, permettendo di:

– monitorare la continuità aziendale: attraverso l’analisi dei flussi di cassa e degli indicatori di liquidità, si può valutare la capacità dell’impresa di continuare la propria attività;

– prevenire situazioni di crisi: identificando tempestivamente segnali di difficoltà finanziaria, è possibile intervenire prima che la situazione peggiori;

– valutare la sostenibilità del debito: calcolando e interpretando i ratings aziendali, si può determinare la sostenibilità del debito dell’impresa e adottare misure correttive necessarie.

L’analisi di bilancio, quindi, non è solo uno strumento di valutazione delle performance aziendali, ma anche un mezzo essenziale per garantire la continuità e la stabilità finanziaria dell’impresa, prevenendo situazioni di crisi e insolvenza[19].

 NOTE

[1] Corte Suprema di Cassazione rel. n. 7 del 15/09/2022 “Relazione su novità normativa” – Tale principio appare idoneo ad innovare profondamente la filosofia di fondo del diritto concorsuale, che passa da una concezione statica, di tutela esclusiva della par condicio creditorum e di massimizzazione del soddisfacimento dei creditori, ad una concezione dinamica, nella quale la conservazione dell’impresa in attività – pur se eventualmente in capo ad un soggetto terzo – costituisce un valore tutelato, che deve coordinarsi con i diritti dei creditori e che, anzi, può ove necessario comportare una loro ragionevole compressione, purché lo strumento o la procedura con la quale si realizza la ristrutturazione non risulti dannosa per i creditori rispetto ad una ipotetica alternativa liquidatoria.

[2] Baratta A.I.; Ravazzin C.; Sancetta G. (2022), La nuova composizione negoziata per la soluzione della crisi d’impresa, Giuffrè.

[3] Simone M., (2023), “Crisi d’impresa: adeguati assetti ed indici CNDCEC”, http://www.studiosimone.com.

[4] Buffelli G., (2023), “Assetti organizzativi, amministrativi e contabili”, http://www.dirittodellacrisi.it.

[5] Ventimiglia F., Marengo M., (2023), “Crisi d’impresa e adeguati assetti organizzativi: le sinergie con i Modelli organizzativi ex D.lgs. 231/2001”, https://www.valore24.ilsole24ore.com/news/%F0%9F%94%8A- ascolta-lesperto-crisi-dimpresa-e-adeguati-assetti-organizzativi-le-sinergie-con-i-modelli-organizzativi-ex-d-lgs-231-2001/.

[6] Bauco C., De Luca R., Lucido N., Pagani A., (2023), “Assetti organizzativi, amministrativi e contabili: profili civilistici e aziendalistici”, Fondazione Nazionale dei Commercialisti.

[7] (2023), “Il nuovo codice della crisi d’impresa: presupposti, finalità e obiettivi”, https://www.gruppoingegneria.it/blog/nuovo-codice-della-crisi-di-impresa/.

[8] Cagnasso O., (2023), “L’accesso agli strumenti di regolazione della crisi e dell’insolvenza delle società: la posizione degli amministratori”, Diritto della Crisi.

[9] Dimundo F., (2024), “Responsabilità degli amministratori e quantificazione del danno alla luce del novellato art. 2486 c.c.: a che punto siamo?”, Diritto della Crisi.

[10] Livelli F.M.R, (2023), “Rischi ESG, come gestirli al meglio: la guida completa per le aziende”, Sostenibilità e Smart City, https://www.agendadigitale.eu/smart-city/rischi-esg-per-le-aziende-come- identificarli-e-le-strategie-per-gestirli/.

 

[11] Rubini M., (2024), “Le attività di compliance – dalle regole al valore”, Università degli Studi di Roma Tre.

[12] Novati F., Vicari R., (2019), “Governance e controlli interni alla luce del codice della crisi di impresa”, Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, vol. 80.

[13] Rubini M., (2024), “Le attività di compliance – dalle regole al valore”, Università degli Studi di Roma Tre.

[14] Santeusanio L., (2024), “Compliance aziendale”, https://www.eqs.com/it/polo-di-conoscenza-compliance/ blog/tutto-quello-che-dovete-sapere-sulla-compliance-aziendale/.

[15] Mastropierro G., (2022), “Una formazione integrata per una compliance integrata”, https://www.esperto compliance.it/una-formazione-integrata-per-una-compliance-integrata/.

[16] Gruppo ingegneria S.r.l. Società benefit, (2023),“Il Nuovo codice della crisi di Impresa: presupposti, finalità ed obiettivi”, https://www.gruppoingegneria.it/blog/nuovo-codice-della-crisi-di-impresa/.

[17] Pelliccioni G., Bana M., (2023), “Codice della crisi d’impresa: rilevazione squilibri economici, patrimoniali e finanziari”, https://www.fiscoetasse.com/approfondimenti/15587-codice-della-crisi-dimpresa-rilevazione- squilibri-economici-patrimoniali-e-finanziari.html.

[18] Cloud finance, (2022), “Procedure di allerta e gli indicatori della crisi”, https://www.cloudfinance.it/ procedure-di-allerta-e-gli-indicatori-della-crisi.html.

[19] Pezzulich M., (2024), “Analisi di bilancio – margini e indici”, Università degli Studi di Roma Tre.

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