Mercosur: storia, scopo, obiettivi e funzionamento

in Giuricivile, 2021, 9 (ISSN 2532-201X)

Durante la seconda metà del ventesimo secolo, particolarmente dopo la seconda guerra mondiale, hanno iniziato a formarsi diversi movimenti con l’intento non solo di garantire un certo tipo di diritti fondamentali, ma anche di seguire il ritmo dello sviluppo dell’economia mondiale, la cd. globalizzazione. Accordi e trattati nascono nella ricerca di alleanze commerciali e comincia a parlarsi non solo di diritto internazionale e diritto universale ma di un diritto sovranazionale: “…un diritto che aspira a proiettarsi oltre gli specifici ambiti territoriali; esso si manifesta attraverso la costante interazione tra l’effettiva dimensione nazionale (…) e una ‘ideale’ proiezione sovranazionale…”[2].

Seguendo questi movimenti mondiali, il 26 Marzo del 1991 i governi dell’Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay accordarono nella città di Asunción[3] la creazione del Mercato Comune del Sud (MERCOSUR)[4], per costituire – tra i citati paesi[5] – un mercato economico comune che accordasse, tra altri aspetti, la libera circolazione di beni e servizi, la creazione di dazi comuni e una politica commerciale comune[6]; obiettivi che gradualmente hanno cominciato a prendere in considerazione la situazione sociale dei cittadini, ma sviluppandosi sempre secondo l’ideologia politica dei governi di turno.

Gli Stati membri del Mercosur

Il MERCOSUR nasce in una regione caratterizzata dalla disuguaglianza economica e sociale, e che già dall’inizio presentava un problema: l’eterogeneità dei suoi membri. Laddove il Brasile e poi l’Argentina si presentano come giganti economici non solo del blocco economico, ma anche della regione sudamericana, gli altri due membri, Uruguay e Paraguay, occupavano invece una posizione che, almeno inizialmente, sembrava svantaggiosa. Infatti, il Brasile nel 2014 aveva un PIB di 2000 miliardi di Euro (prima economia del Sud-America), l’Argentina con quasi 500 miliardi di Euro (seconda economia sudamericana)[7], contro i 50 e 25 miliardi di Euro, rispettivamente, dell’Uruguay e del Paraguay[8]. A questo potere economico dobbiamo inoltre aggiungere il fattore demografico: mentre il Brasile ha quasi 200 millioni di abitanti e l’Argentina quasi 50 millioni, l’Uruguay e il Paraguay hanno rispettivamente 3,4 e 6,7 millioni di abitanti. Senza contare, poi, la diversità storica e la lingua (considerando che in Brasile la lingua principale è il portoghese, mentre che negli altri si parla principalmente in spagnolo[9]).

Anche se quanto detto mostra molteplici divergenze tra i membri, è forse l’aspetto culturale e l’origine etnica la più notevole: mentre il Brasile ha un componente razziale caratterizzata da oltre 240 tribù indigene[10], tra cui gli africani arrivati durante i secoli XV al XIX, così come la popolazione di immigrati portoghesi e italiani (arrivati fino alla seconda metà del novecento), in Argentina la popolazione è prevalentemente costituita dagli italiani e dagli spagnoli arrivati nel territorio fino la seconda metà del novecento (senza dimenticare la presenza indigena nativa, in particolare Quechua, Aymara e Guarani[11]), il Paraguay ha un’importante popolazione indigena (i guaranies la più famosa[12]) e spagnola, e infine l’Uruguay ha una popolazione formata – specialmente – da immigrati italiani, spagnoli e dalla famosa etnia charrúa[13].

Ebbene, se è circostanza nota il fatto che il territorio sudamericano sia contrassegnato da un ricco incrocio di razze, in ogni territorio questo incrocio ha dovuto confrontarsi con peculiari elementi storici, tra cui la diversità etnica, geografica, economica, religiosa e sociale, che hanno determinato una cultura propria e chiaramente diversa da un territorio (stato) all’altro. In questo contesto si forma il Sud-America post-coloniale, un territorio nel quale gli unici elementi comuni tra i membri del MERCOSUR sembrano essere la posizione geografica e, forse, certi sentimenti storici nati dall’idea di un’America indipendente ed unita, come fu sognato da Martí, Bolívar, Miranda, Neruda e tanti altri personaggi della storia latinoamericana.

Il MERCOSUR è stato preceduto da diversi trattati commerciali sottoscritti tra gli anni ’70 e ’80, tra i quali il Protocollo di Espansione Commerciale (PEC), firmato tra l’Uruguay e il Brasile e il Convenio Argentino Uruguayo di Coperazione Economica (CAUCE). In effetti, solo tra il 1984 e il 1990, Brasile e Argentina – che in certo senso hanno un livello più simile dal punto di vista economico a confronto dell’Uruguay e del Paraguay – hanno firmato più di venti accordi protocollari, come la Dichiarazione di Foz di Iguazú nel 1985 e l’Associazione Latinoamericana di Integrazionee (ALADI) del 1990[14].

Il MERCOSUR nasce dunque con un obiettivo fondamentale, creare un mercato economico comune tra i membri: la ratio è quindi, fondamentalmente, l’integrazione tra le nazioni partecipanti ma solo dal punto di vista economico, sebbene, durante lo sviluppo dei diversi progetti commerciali, si fosse cominciata a prendere in considerazione l’integrazione in modo più serio e concreto (si pensi ad esempio alle nuove regole di cittadinanza applicate tra i paesi membri con lo Statuto di Cittadinanza del MERCOSUR[15]). Tuttavia, il piano sociale comincia a prendere rilevanza ed inizia propriamente a svilupparsi a partire dal Piano Strategico di Azione Sociale del MERCOSUR (PEAS) approvato il 28 Giugno del 2011[16], con il particolare impegno di combattere le disuguaglianze e promuovere l’inclusione sociale.

Naturalmente, il PEAS non è l’unico strumento di dimensione sociale nel MERCOSUR: si pensi di nuovo al suddetto statuto di cittadinanza del MERCOSUR, il quale ha riconosciuto una serie di diritti fondamentali per tutti i cittadini dei paesi membri, al fine di garantire il riconoscimento e l’esercizio – in un piano di parità – dei diritti e libertà civili, sociali, culturali ed economici. Allo stesso modo, i paesi membri del MERCOSUR hanno iniziato a concordare una serie di programmi e regole con l’obiettivo di sviluppare i cd. “Affari Lavorativi, Lavoro e Sicurezza Sociale”[17], con i quali, in conformità con la decisione CMC[18] Nº 16/91, è stato concordato di realizzare periodicamente riunioni con i ministri del lavoro dei paesi membri, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro del cosiddetto blocco regionale[19].

Ciò chiarito, è ora opportuno analizzare i progetti più significativi nel campo sociale del MERCOSUR e determinare le sue reali conseguenze per i cittadini degli Stati membri.

L’applicazione del Mercosur nel campo sociale

Le regole che segue il MERCOSUR sono composte da una serie di accordi, decisioni, trattati, raccomandazioni, risoluzioni e altri similari che dettano, in alcune occasioni, le regole da seguire, e in altre, propongono semplicemente obiettivi comuni. Come chiarito in dottrina, “Mentre il diritto statale trovava il suo protagonista assoluto nella ‘legge’, emanata da un unico soggetto politico istituzionale, il legislatore, il diritto sovranazionale si avvale di altre fonti, di natura spesso contrattuale (i trattati) o non vincolante (si pensi, ad esempio, alle Raccomandazioni, ai libri bianchi, ai pareri …), emanati da una pluralità di soggetti politici…”[20], che nel caso in esame sono costituiti principalmente dai governi statali, ma anche da una serie di organismi sovranazionali creati a tale scopo.

Il punto di partenza è tuttavia sempre l’ordinamento giuridico interno, giacchè è proprio l’ordine nazionale che consente la creazione o la partecipazione dello Stato ad organizzazioni sovranazionali. Vediamo allora – entro questi termini – qual è l’ordine costituzionale degli stati che hanno creato il MERCOSUR.

Diritto sovranazionale nell’ordinamento costituzionale dei paesi membri del MERCOSUR

Per poter parlare della applicazione del diritto sovranazionale in ambito interno, è fondamentale che questa possibilità sia riconosciuta nell’ordinamento giuridico dello Stato e, in particolare, nella costituzione. Quando dunque si legge che, ai sensi del comma 24 del articolo 75 della Costituzione Argentina, il parlamento può:

Approvare trattati di integrazione che delegano poteri e giurisdizione a organizzazioni sovranazionali in condizioni di reciprocità e uguaglianza e rispettano l’ordine democratico e i diritti umani. Le norme dettate nelle loro conseguenze hanno una gerarchia superiore alle leggi.

la conseguenza è che, non solo si riconosce la possibilità allo Stato di far parte di una organizzazione sovranazionale ma, una volta approvata questa integrazione, le norme dettate in tale sede hanno una gerarchia superiore alle leggi. Il costituente accetta, cioè, che queste norme abbiano prevalenza sulle leggi interne, ma non sulle norme costituzionali.

Dal canto suo, anche la Costituzione del Brasile stabilisce all’articolo 4 che la Repubblica federativa del Brasile “…cercherà l’integrazione economica, politica, sociale e culturale dei popoli dell’America Latina, in vista della formazione di una comunità di nazioni latino-americane…”, ma non c’è alcuna indicazione che risolva l’ordine di priorità tra la legge e i possibili trattati. Così, per Logar, A. (1997) “…il criterio prevalente della giurisprudenza è stato quello di assimilare il trattato alla legge e, quindi, applicare la regola di principio norma a posteriori derogat anteriori…”[21]. Aggiunge infatti Logar, A. che il Tribunale Supremo del Brasile nell’anno 1978 “…ha giudicato che, in un conflitto tra un trattato – la legge uniforme di Ginevra sulle cambiali – e una successiva legge nazionale, prevale la norma più recente, in assenza di norme costituzionali che determinano la gerarchia…”. Questo significa che il potere giudiziario del Brasile non riconosce un valore superiore al trattato, ma semplicemente dà il valore di legge alle regole emesse nei processi di integrazione: la nuova regola abroga dunque la precedente.

L’articolo 141 della Costituzione del Paraguay stabilisce che “I trattati internazionali validamente firmati, approvati dalla legge del Congresso e i cui strumenti di ratifica sono stati scambiati o depositati, fanno parte dell’ordinamento giuridico interno con la gerarchia stabilita nell’articolo 137”. Così, l’articolo 137 eiusdem prevede il principio di supremazia costituzionale:

“La legge suprema della Repubblica è la Costituzione. Questa, i trattati, le convenzioni e gli accordi internazionali approvati e ratificati, le leggi approvate dal Congresso e le altre disposizioni legali di minore gerarchia, sanzionate di conseguenza, integrano la legge nazionale positiva nell’ordine di priorità enunciato.”

In questo caso, i trattati validi hanno una gerarchia superiore alla legge. Ne deriva che, in Paraguay, non c’è discussione in merito all’applicazione delle regole approvate nel contesto di un possibile processo d’integrazione.

Infine, l’articolo 6 della Costituzione dell’Uruguay stabilisce che “…La Repubblica cercherà l’integrazione sociale ed economica degli Stati dell’America Latina…”. Nuovamente non c’è indicazione che risolva l’ordine di priorità tra legge e trattato. In questo senso, Logar, A. spiega che anche in questo caso il criterio della giurisprudenza è stato quello di assimilare il trattato alla legge e, quindi, applicare il principio norma a posteriori derogat anteriori, aggiungendo che la Corte uruguayana “…ha respinto il principio di supremazia, in un precedente dell’anno 1990, condividendo la tesi secondo cui la legge successiva al trattato, inconciliabile con questo, suppone la sua abrogazione…”[22].

L’evoluzione sociale del MERCOSUR

Come abbiamo già detto precedentemente, il MERCOSUR nasce da un accordo firmato tra Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay nel 1991, ed è stato considerato “…un’associazione di paesi sudamericani il cui scopo è generare opportunità di business, investimenti e sviluppo economico attraverso la creazione di azioni competitive e integrazione dei mercati nazionali tra i suoi membri in modo tale di integrarli nell’economia internazionale…”[23], così come “…un processo di integrazione regionale istituito inizialmente da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, al quale nelle fasi successive anche Venezuela* e Bolivia, quest’ultima nel processo di adesione, hanno aderito…”[24]. A tal riguardo, si sottolinea che Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay hanno deciso di applicare la cd. “clausola democratica”, cioè il protocollo di Ushuaia, contro il Venezuela nel mese di Agosto del 2017 come conseguenza della violazione degli standard democratici – concretamente per “rottura dell’ordine democratico” – e dei diritti umani applicati e concordati dal MERCOSUR (per esempio l’Impegno per la promozione e la protezione dei diritti umani firmato nel 2005 ad Asunción), portando di conseguenza alla sua sospensione definitiva.

Per lo stesso MERCOSUR, questa associazione rappresenta un processo di integrazione regionale, e sebbene gli analisti[25] di solito si riferiscano al MERCOSUR come processo di integrazione, quando vediamo gli obiettivi principali è possibile considerare che questo trattato sia in realtà un’associazione per scopi economici e commerciali e non propriamente un processo di integrazione sovranazionale, come può essere la Unione Europea (UE) e come è stata, fino ad un certo punto, la Comunità Andina di Nazioni (CAN). Quanto detto, appare evidente già dall’articolo 1 del Trattato di Asunción, il quale stabilisce chiaramente che il MERCOSUR è un mercato economico comune che implica:

  • libera circolazione di beni, servizi e fattori di produzione, eliminando i diritti di dogana e le restrizioni per la circolazione di prodotti;
  • la creazione di dazi comuni e di una politica commerciale comune con relazione a terzi paesi;
  • la coordinazione di politiche macroeconomiche per gli Stati Membri e
  • il compromesso degli Stati Membri di armonizzare le loro legislazioni nelle aree corrispondenti[26].

Lo stesso trattato parla di obiettivi economici tra i paesi membri, dove si ripete che l’obiettivo è la creazione di un mercato comune (articolo 3), con condizioni di commercio equo (articolo 4), aggiungendo nell’articolo 5 che durante il periodo di transizione[27], i principali strumenti per la costituzione del mercato comune saranno:

  • a) Un programma di liberalizzazione commerciale, che consisterà in riduzioni tariffarie progressive;
  • b) il coordinamento delle politiche macroeconomiche che saranno sviluppate gradualmente con i programmi di riduzione tariffaria e di eliminazione delle restrizioni non tariffarie indicate nella sezione precedente;
  • c) una tariffa esterna comune, che incoraggia la competitività esterna degli Stati parti;
  • d) L’adozione di accordi settoriali, al fine di ottimizzare l’uso e la mobilità dei fattori di produzione e raggiungere efficienti livelli operativi.

Nonostante il trattato che ha dato vita al MERCOSUR ha come obiettivi dichiarati l’interscambio commerciale tra i membri, il suo secondo “considerando”, cioè, la seconda ragione per approvare il trattato, indica che “…l’estensione delle attuali dimensioni dei suoi mercati nazionali, attraverso l’integrazione, costituisce una condizione fondamentale per accelerare i suoi processi di sviluppo economico con giustizia sociale…”. Questo considerando fa ben riflettere sul fatto che la situazione sociale sia stata almeno valutata nella nascita del MERCOSUR. Per Mondelli, M. (2016), l’enfasi sulla riduzione delle asimmetrie socio-economiche per il MERCOSUR è stata collegata alla giustizia sociale “…e alla costruzione della cittadinanza regionale e ha preso slancio dal 2006, dalla riunione di Cordoba e durante il XXX Summit del blocco…”; sempre secondo Mondelli, a quel tempo, i leader hanno ribadito “…la priorità della definizione di un’agenda sociale integrale e produttiva, che era orientata a sviluppare iniziative e politiche attive per ridurre il deficit sociale, promuovere lo sviluppo umano integrale e l’integrazione produttiva…”[28].

In questo ordine di idee, non c’è discussione sul fatto che poco a poco il MERCOSUR ha esteso i suoi obiettivi, in paticolare nel campo del lavoro, la salute e l’educazione regionale. Il fenomeno è ben spiegato da Bizzozero, L. (1998):

“Il Mercosur ha attraversato diverse fasi da quando il trattato di Asunción è stato firmato nel marzo 1991. Tra l’entrata in vigore del trattato e la fine di dicembre 1994, è stata sviluppata una fase di transizione, secondo quanto previsto dai regolamenti. In quel periodo, si tennero sette vertici del Consiglio del Mercato Comune, l’organo politico del Mercosur e diciassette riunioni del Gruppo di Mercato Comune, l’organo esecutivo. In quegli anni, la struttura istituzionale è stata rafforzata, è stato possibile migliorare i canali di scambio e di libero scambio; e il processo è continuato, il che ha portato ad una maggiore affidabilità. Questi diversi aspetti hanno reso possibili gli accordi firmati durante la riunione di Ouro Preto e l’approvazione delle basi dell’Unione doganale.

L’approvazione del protocollo Ouro Preto ha avviato una nuova fase del processo di integrazione, contrassegnato dalla definizione di Mercosur come soggetto di diritto internazionale, una nuova struttura organizzativa e decisionale, il passaggio all’Unione doganale e la sfida di articolare le decisioni prese a livello subregionale con le preoccupazioni delle rispettive società in materia di sviluppo, occupazione, istruzione, salute, tra gli altri…”[29]

Appare evidente che gli obiettivi iniziali siano stati considerevolmente espansi verso il campo sociale con l’approvazione del protocollo Ouro Preto. Ancora secondo Bizzozero, il Protocollo di Ouro Preto definisce la struttura istituzionale del Mercosur e le attribuzioni specifiche degli enti, ma non sono definitivi, in quanto possono essere soggetti a revisione, aggiungendo che “…Questa eccezione espressa nel protocollo solleva una definizione del rapporto tra diritto subregionale e nazionale da un lato e, dall’altro, il rapporto tra la competenza degli enti subregionali e la sovranità degli Stati…”[30].

Così, questa evoluzione del blocco economico è stata ugualmente studiata da Peixoto Batista, J. e Perrotta D. (2017)[31] che in referenza a Perrotta, Fulquet & Inchauspe (2011), spiegano come la creazione del MERCOSUR è stata guidata dagli interessi dell’industria pesante e delle multinazionali gravitanti della regione, nonché da un settore pubblico interessato al processo a causa dei venti del cambiamento degli anni novanta, aggiungendo che:

“…Queste condizioni sono modificate solo parzialmente dal cambiamento di contesto e dalle convergenze politiche ed economiche dei suoi partner, in particolare i due più grandi: l’Argentina e il Brasile. Da quanto sopra, si comprende come il Mercosur -nonostante sia nato nel boom del regionalismo neoliberista (nuovo regionalismo o regionalismo aperto)- abbia sviluppato meccanismi per proteggere la produzione industriale rispetto all’extrazona[32] e diretto diverse agende sociali per approfondire il modello di integrazione, come le politiche regionali in materia di istruzione, salute e socio-lavoro (Inchauspe e Perrotta, 2008, Perrotta e Vázquez, 2010)…”

Nonostante questa evidente evoluzione del MERCOSUR al campo sociale, sviluppato particolarmente attraverso diversi accordi che cercano di migliorare le condizioni di lavoro, la salute, l’educazione ed altri diritti umani, continua ancora un grosso problema per apprezzare risultati rilevanti nel campo sociale, cioè, l’esecuzione e la materializzazione degli accordi sociali.

Mentre i trattati commerciali hanno avuto uno sviluppo – con alti e bassi – più o meno efficace, anche guidato dagli interessi economici delle industrie, esportatori, importatori e dei governi del blocco economico[33], i successivi trattati in materia sociale hanno riscontrato alcuni problemi di applicazione. Mettendo da parte il fatto che il MERCOSUR sia stato originariamente creato per ottenere benefici commerciali tra i suoi membri, gli obiettivi sociali sono stati sempre influenzati sia dall’ideologia politica dei governi al potere, sia dai rapporti tra le autorità dei quattro stati fondatori.

Il problema che sicuramente diventa più difficile da risolvere per eseguire i programmi sociali del MERCOSUR è la natura giuridica delle disposizioni che i membri, attraverso diversi documenti, hanno approvato: piuttosto che regole concrete in grado di creare diritti e doveri, sono non molto più che manifestazioni o intenzioni da parte dei membri di portare avanti certi programmi, garantire certi diritti umani e promuovere lo sviluppo economico delle minoranze sociali (questo dipende logicamente del contenuto di ogni documento).

Anche se è vero che la struttura organica del blocco regionale supervisiona e cerca di eseguire i progetti approvati, questa combinazione di dipendenza politica e assenza di norme chiuse, fanno sì che i programmi sociali dipendano praticamente dalla volontà politica dei loro governi. Sul punto, per Mondelli, M., “La sostenibilità e la legittimità di un progetto di integrazione regionale – nei suoi 25 anni di vita – che non trova meccanismi adeguati per soddisfare il duplice obiettivo della trasformazione produttiva insieme all’inclusione sociale è messa in discussione…”, e aggiunge che:

“Né ha raggiunto una profonda trasformazione dei suoi stati e non ha costituito forze sociali che potrebbero invertire le principali contromosse affrontate dai membri del blocco MERCOSUR nel processo di costruzione di agende, attori e strutture verso uno stadio superiore che consolidi la dimensione sociale a scala regionale e anche continentale.”[34]

Seguendo la dottrina regionale, dobbiamo sottolineare che sebbene esista il Tribunale Permanente di Revisione del MERCOSUR (TPR), lo stesso è finalizzato principalmente alle controversie tra gli Stati membri in merito all’interpretazione, applicazione o non conformità del Trattato di Asunción, del Protocollo di Ouro Preto, dei protocolli e degli accordi conclusi nel quadro del Trattato di Asunción, delle Decisioni del CMC, le risoluzioni del GMC e le direttive della commissione commerciale MERCOSUR. Questo significa che il TPR e i tribunali arbitrali ad hoc (TAH)[35], non sono una finestra per la protezione dei diritti civili o sociali dei cittadini; ecco dunque perchè la dottrina insiste sulla creazione di organi e tribunali che rendano effettiva l’applicazione degli accordi sociali.

Considerando l’esposto, nel prossimo punto vedremo i programmi sociali più rilevanti del MERCOSUR, in particolare il PEAS, che include in maniera ampia, diversi diritti civili, sociali e umani come la salute, l’educazione, l’uguaglianza tra donne e uomini, la protezioni delle poppolazioni vulnerabili, lo sviluppo economico nei confini, la protezione ambientale, il dialogo sociale.

I piani sociali del MERCOSUR

I piani sociali del MERCOSUR sono diversi, ma sicuramente possiamo sottolineare come punto di partenza la citata Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori del MERCOSUR dell’anno 1993, un accordo basato su principi e diritti fondamentali già istituito nel quadro dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), che poi diventerà la Dichiarazione Socio Laborale del MERCOSUR del 1998 accordata dal GMC. Più avanti, i membri del blocco, hanno cominciato ad ampliare la portata delle aree sociali attraverso la Commissione per la Coordinazione di Ministri degli Affari Sociali del MERCOSUR che dopo diversi decisioni diventerà il PEAS, il programma di azione sociale più ampio e rilevante dell’associazione regionale, comprendente molte aree di interesse sociale. Dovrà inoltre essere esaminato anche lo Statuto di cittadinanza del MERCOSUR, che ha consentito ai cittadini la libera circolazione nei confini del blocco regionale e anche la possibilità di lavorare e studiare nei diversi stati membri.

Tutto questo costituisce quello che per Mondelli è “…parte dell’utopia del Mercosur nell’orizzonte di integrazione…”[36],  e che lui riassume nel seguente modo:

  • a) Dichiarazione Socio-Lavorale MERCOSUR
  • b) Decisione Nº 61/00 dove è approvata la creazione delle Reunioni di Ministri e Autorità per lo Sviluppo Sociale (RMADS)
  • c) Accordo sul transito vicinale con le frontiere del MERCOSUR
  • d) Carta sociale MERCOSUR
  • e) Dichiarazione di Asunción del mese di Giugno 2005
  • f) Dichiarazione di Buenos Aires “Per un MERCOSUR con una faccia prospettiva umana e sociale”. Minuti 1/06 X RMADS.
  • g) Lettera di Montevideo 10-XIII RMADS MERCOSUR.
  • h) Dichiarazione di Brasilia “Per un MERCOSUR senza fame e in pieno esercizio della loro sovranità alimentare” (2008) XV RMADS
  • i) Dichiarazione sui meccanismi di coordinamento e articolazione per lo sviluppo sociale e la salute. Asunción (luglio 2009)
  • j) Statuto di cittadinanza
  • k) Piano Strategico di Azione Sociale (PEAS).

Il PEAS prova a realizzare tutti questi obiettivi sociali che attraverso gli ultimi 26 anni sono stati sviluppati e proposti tra diverse riunioni di ministri e altre autorità dei governi membri del MERCOSUR. Passiamo quindi ad analizzare i programmi più significativi.

Il PEAS

Il PEAS nasce come il consolidamento delle assi fondamentali del processo di integrazione regionale. È stato creato in base al Trattato di Asunción, il Protocollo di Ouro Preto e le decisioni Nº 39/08, 45/10 y 67/10 del Consiglio del Mercato Comune (CMC) e concretamente al vertice celebrato nel mese di Luglio 2006 nella città di Cordoba dove i presidenti hanno guidato la creazione del Piano Strategico di Azione Sociale del MERCOSUR, con la successiva ulteriore elaborazione del documento “Asse, Direttrici e obiettivi Principali del Piano Strategico di Azione Sociale del MERCOSUR” da parte della Commissione di Coordinazione dei Ministri degli Affari Sociali del MERCOSUR (CCMASM).

Così, da un esame del documento normativo MERCOSUR/CMC/DEC Nº 12/11 che contiene il PEAS, possiamo sottolineare che i paesi membri hanno concordato – particolarmente – di voler garantire i diritti umani, culturali, economici, politici e sociali senza discriminazione di tutti i cittadini – che formano parte dei paesi del MERCOSUR – tra i quali: diritto alla alimentazione, libera circolazione, educazione, salute, diversità culturale, sicurezza sociale, ed altri, per combattere le disuguaglianze e promuovere l’inclusione sociale.

Alimentazione e uguaglianza

Il documento normativo che contiene il PEAS è stato organizzato attraverso asse che sono i titoli normativi, questi asse si dividono in direttrici che stabiliscono lo scopo in un’area sociale determinata per poi indicare gli obiettivi concreti. In questo senso, il cosiddetto “Asse Numero 1” del PEAS è intitolato “Sradicare la fame, la povertà e combattere le disuguaglianze sociali”, con le seguenti direttrici ed obiettivi:

Direttrice 1: Garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale

Obiettivi principali

  • Riconoscere e garantire il diritto a cibo adeguato e sano
  • Garantire l’accesso a cibo adeguato per le popolazioni vulnerabili
  • Promuovere iniziative e progetti nel settore alimentare
  • Promuovere la nutrizione materna e combattere la malnutrizione infantile
  • Rafforzare l’agricoltura familiare come fornitore di cibo per i mercati locali

Direttrice 2: Promuovere politiche distributive osservando la prospettiva della razza, del genere e dell’etnia.

Obiettivi principali

  • Garantire l’accesso ai servizi di assistenza sociale per le famiglie e le persone in situazioni di vulnerabilità e rischio sociale
  • Sviluppare programmi di trasferimenti di reddito alle famiglie in situazione di povertà
  • Garantire la responsabilità equa dei membri della famiglia, coinvolgendo ai uomini nei compiti di cura familiare stabilite nei programmi di trasferimenti di reddito
  • Rafforzare i territori sociali attraverso l’articolazione tra le reti di protezione e promozione sociale
  • Promuovere lo scambio di iniziative ed esperienze di successo

Si può apprezzare come l’Asse 1 si concentra sulla fame e l’uguaglianza etnica e sociale, cercando di proteggere la famiglia dal punto di vista più vulnerabile, cioè, l’alimentazione e il reddito, due aspetti che sono stati da sempre parte dei problemi della regione sudamericana. Così, tra gli obiettivi del PEAS si trova chiaramente quello di aiutare le famiglie in situazione di povertà, ma sempre con un linguaggio che non è in grado di regolare concretamente comportamenti, in quanto, i termini proposti manifestano solo l’intenzione di promuovere, garantire, rafforzare, ecc; dunque solo una serie di obiettivi sociali.

Anche se riteniamo che tali impegni implichino un obbligo o dovere legale per tutti i membri del MERCOSUR come conseguenza del fatto che sono decisioni prese nel processo di integrazione e che, per tal motivo, hanno un valore legale all’interno di ogni stato, non sono regole chiuse, ma regole di tipo aperto o mandati di ottimizzazione. Tale circostanza viene rafforzata dal fatto che il PEAS non prevede conseguenze legali definite, almeno non direttamente, quindi sarebbe necessario ricorrere ad altre normative[37] o adottare nuove decisioni.

Nello stesso senso, abbiamo l’Asse 2 intitolato “Garantire i diritti umani, l’assistenza umanitaria e uguglianze etniche, raziale e di genero”, con le seguente direttrice:

Direttrice 3: Garantire i diritti civili, culturali, economici politici e sociali, senza discriminazione di genero, età, razza, etnia, orientazione sessuale, religione, opinione, origine nazionale e sociale, condizione economica, persone con disabilità  e qualsiasi altra condizione.

Obiettivi principali:

  • Combattere il traffico, la violenza e lo sfruttamento sessuale, specialmente delle donne, bambini e adolescenti
  • Articolare ed implementare politiche pubbliche di carattere socio-educativo per adolescenti che hanno commesso delitti, specialmente nelle frontiere.
  • Articolare ed implementare politiche pubbliche per le persone senza casa[38].
  • Rafforzare l’Istituto di Politiche Pubbliche di Diritti Umani del MERCOSUR (IPPDH[39]) e creare canali di dialogo con il Sistema Interamericano di Diritti Umani.
  • Combattere tutte le forme di violenze, specialmente contro donne, bambini e anziani
  • Prendere misure e politiche per implementare la Convenzione delle Nazione Unite nei Diritti delle Persone con Disabilità
  • Implementare il Piano Regionale per Prevenire e Sradicare il Lavoro Infantile[40], garantendo le risorse necessarie. [41]

In questa direttrice possiamo osservare che l’obiettivo è, fondamentalmente, concentrarsi sull’eliminazione della violenza contro le persone vulnerabili (donne, bambini, anziani) e l’effettiva protezione e materializzazione dei diritti umani. Per questo si propone implementare diversi programmi in diritti umani che possono servire di guida nello sviluppo del PEAS.

Inoltre, le direttrici 4 e 5 hanno come obiettivi garantire la libera circolazione delle persone, con particolare attenzione nei diritti umani, e rafforzare l’assistenza umanitaria specialmente nelle popolazioni vulnerabili, mentre la direttrice 6 cerca di incentivare la partecipazione delle donne negli incarichi degli enti regionali.

Queste direttrici non creano propriamente diritti, al contrario, lo scopo è fondamentalmente far rispettare i diritti umani già sanciti in altri leggi e trattati, aggiungendo come elemento particolare le popolazioni vulnerabili degli stati membri e alcune disuguaglianze che sono di speciale interesse per i governi che compongono il MERCOSUR.

La Salute Universale

Il tema della salute nel Sudamerica è stato sempre una grande preoccupazione dei governi della regione: la povertà e la lontananza di certi gruppi o popolazioni dai centri urbani rappresentano infatti alcuni dei problemi per poter parlare di servizio universale di salute, cioè, un servizio in grado di raggiungere tutti i cittadini nelle stesse condizioni. Tale aspetto, almeno indirettamente, rientra nell’ugualianza etnica e sociale sviluppata negli asse 1 e 2 del PEAS, dal momento che, per poter parlare di sviluppo di tutti i cittadini facendo enfasi sulle popolazioni vulnerabili in un senso di uguaglianza, è fondamentale garantire un servizio di salute in termini universali.

La salute dal punto di vista giuridico è stata considerata in quasi tutte le costituzioni dei membri del MERCOSUR. In tal senso, è interessante vedere come sono state incorporate nel PEAS le regole introdotte in materia nei testi fondamentali degli stati membri.

La salute come diritto costituzionale nei paesi membri

Da un esame delle costituzioni dei paesi membri del MERCOSUR, è possibile constatare come la salute sia quasi sempre un servizio pubblico o almeno essenziale e un dovere dello Stato. Cosi, possiamo indicare l’articolo 196 della Costituzione del Brasile che stabilisce che “La salute è un diritto di tutti e un dovere dello Stato…”, che viene garantito da politiche sociali ed economiche che tendono a ridurre il rischio di malattie e altri rischi “…e l’accesso universale e paritario ad azioni e servizi per la sua promozione, protezione e recupero…”. L’articolo 197 aggiunge che le azioni e i servizi di salute sono di rilevanza pubblica, con il potere pubblico che ha il diritto, in conformità con la legge, di regolarli, controllarli e devono essere eseguiti direttamente o tramite terzi, nonché da individui o società, mentre l’articolo 198 stabilisce che le azioni e i servizi di sanità pubblica integrano una rete regionalizzata e gerarchica e costituiscono un sistema unico, organizzato secondo decentramento, assistenza completa e partecipazione della comunità.

D’altra parte, la Costituzione del Paraguay prevede negli articoli 68 e seguenti che lo Stato proteggerà e promuoverà la salute come un diritto fondamentale della persona e nell’interesse della comunità, sottolineando che nessuno può essere privato dell’assistenza pubblica per prevenire o curare malattie, e del soccorso in caso di catastrofi e incidenti, aggiungendo che ogni persona è obbligata a sottomettersi alle misure sanitarie stabilite dalla legge, ma rispettando la dignità umana. È inoltre previsto che verrà promosso un sistema sanitario nazionale che esegue azioni sanitarie integrate, con politiche che consentano il coordinamento e il completamento di programmi e risorse del settore pubblico e privato.

La Costituzione dell’Uruguay considera invece la salute come un elemento che dovrà essere sviluppato attraverso le funzione legislative dello Stato (articolo 44): lo Stato, cioè, deve legiferare su tutte le questioni relative alla salute pubblica e all’igiene, cercando il miglioramento fisico, morale e sociale di tutti gli abitanti, dove tutte le persone hanno il dovere di prendersi cura della propria salute e di assistere in caso di malattia, aggiungendo che lo Stato fornirà mezzi gratuiti di prevenzione e assistenza solo alle persone indigenti o prive di risorse sufficienti.

Alla luce di quanto evidenziato, sussiste dunque una considerazione diversa tra le Costituzioni del Brasile e Paraguay e quella dell’Uruguay: in quest’ultimo caso non si parla infatti propriamente di “diritto alla salute”, ma la salute è in realtà un’area che lo Stato dovrà sviluppare e regolare legislativamente. Nonostante, alla fine si parli del dovere dello Stato di fornire mezzi gratuiti di prevenzione ed assistenza “alle persone indigenti o prive di risorse sufficienti”, la norma non contiene specificamente la parola “diritto”. Tuttavia, quando è stabilito che sussiste un dovere dello Stato, possiamo considerare che in quei rapporti (Stato-cittadino), al dovere dello Stato corrisponderà correlativamente un diritto per il cittadino, ma solo per quel cittadino “indigente” o privato di risorse sufficienti. Toccherà dunque allo Stato il compito di determinare cosa si intenda per “risorse sufficienti” e in quali casi nasce questo dovere-diritto nei confronti dei cittadini.

V’è poi la Costituzione dell’Argentina, quella che ha dato meno peso al diritto alla salute. Invero, c’è qualche riferimento nel campo della prestazione di servizi ai consumatori e utenti: l’articolo 42 stabilisce infatti che “i consumatori e gli utenti di beni e servizi hanno il diritto, nel rapporto con i consumatori, di proteggere la loro salute, sicurezza e interessi economici…”. Anche l’articolo 47 fa riferimento alla protezione del ambiente, dove c’è qualche connessione con la salute, ma come vediamo, non esiste una regolamentazione specifica del diritto alla salute in termini concreti.

A tal riguardo, va sottolineato che i paesi membri del MERCOSUR, sono anche parte della World Health Organization (WHO), dove si stabiliscono regole importanti ed impegni nel settore della salute ai suoi membri e doveri che implicano, tra l’altro, che “…i governi devono creare le condizioni che consentano a tutte le persone di vivere nel modo più sano possibile. Queste condizioni includono la disponibilità garantita di servizi sanitari, condizioni di lavoro sane e sicure, alloggi adeguati e cibi nutrienti…”[42]. Abbiamo anche il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (PIDESC) delle Nazioni Unite (ONU)[43], ratificato da Argentina, Paraguay e Uruguay, che ha previsto gli elementi minimi richiesti da un efficace regime sanitario. Pertanto, l’articolo 12 stabilisce che gli Stati parti devono, tra l’altro, ridurre la mortalità infantile, migliorare la salute professionale e ambientale, prevenire e curare malattie epidemiche, endemiche, professionali e di altro tipo creando condizioni che assicurano a tutti assistenza medica e servizi medici in caso di malattia.

Chiariti dal punto di vista formale le disposizioni normative che i membri del MERCOSUR devono seguire, vediamo cosa propone il PEAS in termini di salute.

La Salute Universale nel PEAS

Il MERCOSUR ha introdotto il tema della salute nella direttrice 7 che forma parte del terzo Asse del PEAS intitolato “Universalizzazione della Salute Pubblica”, per garantire come diritto fondamentale l’accesso ai servizi pubblici di salute integrale di qualità, seguendo questi particolari obiettivi:

  • Sviluppare strategie coordinate per l’universalizzazione dell’accesso dei servizi pubblici di salute integrale, di qualità ed umanizzati
  • Promuovere politiche specifiche per la salute degli indigene
  • Approfondire politiche di salute pubblica per le donne e per l’assistenza della prima infanzia
  • Coordinare le politiche e promuovere accordi regionali per garantire l’accesso alla salute pubblica nei confini
  • Promuovere la revisioni degli strumenti normativi per garantire l’accesso libero alla salute e servizi ottimi, orientazione ed educazione scientifica, sessuale e riproduttiva per uomini e donne
  • Rafforzare l’articolazione e il lavoro delle istituzioni del MERCOSUR negli aspetti vincolanti ai “determinanti sociali di salute” (DSS)

Questa direttrice cerca di universalizzare il servizio di salute, principio che è proprio del servizio pubblico di salute in un senso generale. Ciò significa che l’obiettivo contenuto nel PEAS cerca di sviluppare la salute nei territori dei paesi membri in maniera tale che tutti i cittadini che formano parte del MERCOSUR siano in grado di accedere alle istituzioni e ai servizi che costituiscono il sistema sanitario. Un servizio pubblico, o semplicemente essenziale, di carattere universale (stimato in questi termini per la sua rilevanza per lo sviluppo dei cittadini e dello Stato), deve avere come componente fondamentale la garanzia a tutte le persone dell’acceso al servizio, e non solo: questo accesso deve infatti essere idoneo in termini di continuità, efficenza, qualità e con prezzi o tariffe ragionevoli[44]. Solo così si può parlare di un buon servizio sanitario, accessibile a tutti e senza discriminazione.

Per questi motivi, si pone enfasi sulle popolazioni vulnerabili come le donne, i bambini, l’indigene, le persone che fanno vita nei confini dei paesi membri, territori ancora isolati e in alcuni casi molto lontani dai centri urbani (si pensi, ad esempio, agli insediamenti nella giungla amazzonica[45]). Per poter parlare di servizio universale di salute nei paesi che formano parte del MERCOSUR risulta quindi indispensabile portare gli elementi fondamentali del servizio pubblico di salute in questi territori.

Inoltre, la direttrice numero 8 si indirizza alla ricerca nel campo della salute e stabilisce come obiettivo “implementare una rete di salute pubblica nei determinanti sociali della salute”, mentre la direttrice numero 9 ha come scopo quello di ridurre la morbilità e la mortalità femminile in ogni ciclo della vita (particolarmente nei casi evitabili) senza discriminazione, aggiungendo come obiettivo principale “Promuovere l’assistenza ostetrica qualificata e umanizzata specialmente tra donne nere e indigene (…) inclusa l’assistenza negli aborti insicuri per ridurre la morbilità materna”.

Dopo aver valutato le disposizioni costituzionali di ogni paese membro del MERCOSUR e le diversi direttrici del PEAS nel campo del diritto della salute, passiamo ora ai problemi sociali concreti del blocco regionale, specialmente la difficoltà di certi territori e persone per accedere al sistema di salute a causa dei motivi previamente spiegati. Anche in questo caso, non vi sono mandati definitivi, ma istruzioni che i membri devono seguire secondo altre regole più concrete.

Universalizzare l’educazione e sradicare l’analfabetismo

Il tema dell’educazione si sviluppa nell’Asse IV (direttrici 10 e seguenti), dove si stabilisce come scopo generale creare ed eseguire politiche educative per promuovere una cittadinanza regionale, una cultura di pace e rispetto per la democrazia, i diritti umani e l’ambiente. Così, tra gli obiettivi principali abbiamo i seguenti:

  • Promuovere azioni di formazione docente per l’integrazione regionale
  • Implementare programmi complementari di formazione docente in spagnolo e portoghese come seconda lingua
  • Articolare azioni per promuovere l’educazione sessuale e riproduttiva nelle scuole in conformità con le normative vigenti in ogni paese e trattati internazionali vigenti
  • Rafforzare l’integrazione regionale tra i paesi membri del MERCOSUR attraverso azioni con l’istituzioni educative particolarmente nei confini
  • Rafforzare l’organizzazione delle scuole pubbliche per la gestione democratica, con la partecipazione di tutti le persone che fanno parte della vita scolastica

Questa prima direttrice dell’area educativa si riferisce fondamentalmente alla struttura e all’organizzazione del sistema educativo, cercando di sviluppare la formazione dei docenti e la partecipazione della comunità, con particolare attenzione alle area di confine. Si ricorda, come sempre, che queste direttrici devono essere applicate in modo subordinato alle normative e ai trattati vigenti in ogni stato membro.

In questo senso, la direttrice numero 11 contiene il modello educativo da seguire con lo scopo di promuovere un’educazione di qualità per tutti come fattore di inclusione sociale, sviluppo umano e produttivo. Tra gli obiettivi prioritari abbiamo i seguenti:

  • Riconoscere i titoli docenti della regione
  • Sviluppare un modello di educazione poli funzionale ed inclusivo di educazione rurale formale e non formale basato su: (i) formazione dei docenti conforme alle proposte di educazione rurale, (ii) coordinamento interistituzionale tra gli attori governamentali con partecipazione delle organizzazioni della agricoltura familiare
  • Sviluppare programmi di educazione professionale e tecnologica di qualità
  • Promuovere politiche di educazione per i paesi originari e creare programmi adatti alle loro esigenze, nel rispetto della diversità culturale
  • Sviluppare programmi sociali per eliminare l’analfabetismo femminile, specialmente tra afrodiscendenti, indigene e donne con carenze e donne con più di 50 anni
  • Garantire ai bambini e giovani pari opportunità di accesso, permanenza e conclusione nei sistemi educativi
  • Rafforzare la formazione dei professori della Educazione Superiore
  • Organizzare e coordinare iniziative di educazione a distanza

Qui possiamo apprezzare obiettivi più vincolati alla educazione in un senso non solo strutturale ma materiale: si parte infatti dall’idea di riconoscere i titoli docenti dei paesi membri del MERCOSUR, cercando logicamente di sviluppare e rafforzare la loro formazione, particolarmente nel campo rurale. Di nuovo si pone enfasi sulle popolazioni vulnerabili (le donne, i bambini e i giovani sono in primo piano), ma si considera anche la necessità di organizzare e coordinare tra i governi e i loro sistemi educativi tutte le politiche e programmi sociali per eliminare l’analfabetismo, adattandosi in ogni caso, alla situazione culturale delle popolazioni degli stati membri.

Infine, le direttrici 12 e 13 cercano di promuovere l’interscambio di esperienze professionali, integrare le politiche educative, riconoscere i diplomi accademici, e rafforzare l’interscambio di studenti, professori, ricercatori, direttori e professionisti, facilitando le condizione di mobilità educativa nella regione.

Diversità Culturale

L’Asse numero 5 si intitola “Valorizzare e promuovere la diversità culturale”, dove la direttrice 14 presenta come scopo promuovere la consapevolezza dell’identità culturale della regione, valorizzando e diffondendo la diversità culturale dei paesi del MERCOSUR. Così, gli obiettivi principali cercano di porre enfasi sulla diversità culturale, i valori della pace, incoraggiare la produzione culturale e promuovere il potenziale culturale nei confini.

Inoltre, la direttrice 15 stabilisce come obiettivo favorire l’accesso ai beni e servizi culturali nella regione e aiutare la crescita delle industrie culturali, favorendo il processo di inclusione sociale, la generazione di nuovi posti di lavori e il reddito. In questo senso, gli obiettivi principali più rilevanti sono:

  • Incrementare la produzione di piccole e medie imprese nel campo culturale, aumentare l’occupazione
  • Aumentare le esportazioni nel campo culturale
  • Sviluppare l’attività del settore culturale indipendente
  • Promuovere il consumo culturale nelle regioni con svantaggio socioeconomico
  • Aumentare la partecipazione delle attività culturale nel curriculum scolastico elementare
  • Aumentare la diffusione di progetti sovvenzionati dallo stato attraverso mezzi tecnologici

Il PEAS tende dunque a sviluppare l’aspetto della diversità culturale insieme al campo economico, cercando non solo di proteggere e diffondere la cultura di ogni regione, ma anche per incanalarlo verso la produzione, l’industria e le esportazioni, non solo per la crescita economica della regione, ma anche per generare occupazione.

La diversità culturale del MERCOSUR è molto ampia, non solo perchè parliamo di quattro paesi diversi, ma per tutto quello che abbiamo spiegato precedentemente in merito allo sfondo storico, pre e post coloniale del Sudamerica, dove ogni territorio ha generalmente un’etnia particolare con le proprie abitudini, i dialetti e i costumi (danze, riti ecc.), ed è arricchito dall’incrocio di razze (indigeni, africani ed europei). Da qui l’interesse particolare per lo sviluppo dell’area culturale della regione e la protezione di questa eredità.

Inclusione produttiva

Logicamente quando parliamo di sviluppo delle persone in condizione di uguaglianza, vita degna e benessere (aspetti descritti nei primi asse del PEAS), risulta fondamentale avvicinare la produzione e la economia a tutti i cittadini. Nel caso del MERCOSUR nuovamente si da enfasi alle popolazioni vulnerabili e alle aree di confine, dove precisamente la povertà e la lontananza dai centri urbani diventa sempre un problema da superare per poter migliorare le condizione educative, di salute, di lavoro e reddito di questi settori sociali.

Per questo motivo, l’Asse numero 6 del PEAS si intitola “Garantire l’inclusione produttiva” e, nella direttrice 16, presenta come scopo quello di promuovere l’integrazione della produzione, particolarmente nei confini, per beneficiare le regioni meno sviluppate e le popolazioni più vulnerabili. Così, il suo obiettivo principale è stimolare l’accesso delle regioni vulnerabili all’attività produttiva, integrando i confini.

Poi, la direttrice 17 stabilisce che si deve promuovere lo sviluppo della micro, piccola e media impresa, cooperative, aziende familiari e la “economia della solidarietà”, l’integrazione di reti di produzione, accrescendo la complementarità produttiva nel contesto della economia regionale. Tra gli obiettivi principali abbiamo:

  • Facilitare l’acceso al credito, la tecnologia e la tassazione semplificata di queste aziende
  • Promuovere lo sviluppo di politiche pubbliche per l’agricoltura familiare e favorire la loro organizzazione produttiva e l’inserimento commerciale
  • Stimolare gli investimenti infrastrutturali nei confini
  • Facilitare il processo di integrazione produttiva delle micro, piccole e medie imprese
  • Promuovere il consumo di prodotti e servizi della economia della solidarietà
  • Promuovere i diritti delle donne nell’acceso alla terra, riforma agraria e sviluppo rurale sostenibile
  • Promuovere l’autonomia economica e finanziaria delle donne, attraverso l’assistenza tecnica, fomento della capacità aziendale, associazionismo e cooperativismo, attraverso l’integrazione delle donne nei processi economici, produttivi e dei mercati locali e regionali

Questa direttrice cerca di stimolare e promuovere – in maniera molto generale – la piccola e media impresa, le aziende familiari e altre forme di associazione economiche, dando particolare importanza all’ambito rurale, alle donne, all’agricoltura, ecc. La questione dell’accesso al credito e allo sviluppo delle infrastrutture sarebbe probabilmente l’obiettivo più pertinente di questa direttrice, tuttavia, torniamo sempre al problema iniziale: la natura generica e aperta di queste proposte che difficilmente può essere richiesta dai cittadini, visto che da queste direttrici non deriva un diritto concreto.

Poi, abbiamo la direttrice 18 che cerca di incorporare la prospettiva di genere nell’elaborazione delle politiche pubbliche del lavoro, avendo tra i suoi obiettivi i seguenti:

  • Garantire uguaglianza salariale per uomini e donne secondo il principio salario uguale per funzioni uguali
  • Garantire “alle impiegate domestiche” l’esercizio di tutti i diritti del lavoro concessi “alle lavoratrici”, specialmente nei confini.
  • Adottare misure per riconoscere il valore del lavoro delle donne

Da questa ultima direttrice nasce un compromesso più concreto, cioè garantire l’uguaglianza salariale tra uomini e donne, aspetto che già fa parte del diritto umano della uguaglianza menzionato nei primi asse del PEAS, ma che, in particolare, richiama l’attenzione al secondo obiettivo, cioè garantire alle impiegate domestiche gli stessi diritti di lavoro concessi alle lavoratrici (si noti il riferimento solo al genere femminile). Questa circostanza ha sollevato la questione se tale obiettivo si indirizzi solo alle donne che lavorano come domestiche: in caso affermativo, questa è stata vista come una discriminazione contro gli uomini che lavorano come dipendenti domestici (ancor più, considerando il diffondersi dell’home working a seguito della recente pandemia mondiale). Sembra quindi che i redattori del PEAS, nel solito obiettivo di proteggere le donne, abbiano dimenticato che anche gli uomini possono lavorare come domestici. Comunque, il fatto che il PEAS promuove e cerca di favorire e garantire i diritti umani, con particolar enfasi nella uguaglianza, ci fa concludere che il secondo obiettivo della direttrice 18 deve essere valutata in un senso generale, cioè per tutti i dipendenti ed impiegati domestici.

Accesso al lavoro, dialogo sociale e sostenibilità ambientale

Gli ultimi tre asse del PEAS sviluppano gli obiettivi intorno all’accesso al lavoro, il dialogo sociale, la contrattazione collettiva, lungimiranza sociale e la sostenibilità del ambiente. In questo senso, la direttrice 19 cerca di:

  • Promuovere la creazione di posti di lavoro
  • Promuovere l’investimento pubblico e privato per creare unità produttive, particolarmente nei confini, specialmente per i giovani e gruppi vulnerabili
  • Rafforzare i servizi di qualificazione professionale, per promuovere le competenze dei dipendenti e migliorare gli stipendi
  • Continuare con i programmi regionali di ispezione del lavoro
  • Prendere misure per promuovere le convenzioni della OIL[46] e altri trattati nel campo del lavoro

La ratio di questa direttrice è migliorare l’occupazione e le condizioni di lavoro dei cittadini membri del MERCOSUR (approfondiremo questo più avanti, in tema di programmi socio-lavorali). Per questo motivo si parla di creare posti di lavoro e unità produttive, portare avanti piani di ispezione del lavoro per poter apprezzare le condizioni degli operai e dipendenti (verificando, ad esempio, se i datori stanno rispettando le leggi) e la promozione delle convenzioni della OIL e altri trattati che contengono i diritti fondamentali dei lavoratori.

La direttrice 20 propone il dialogo sociale, la contrattazione collettiva e la creazione di strumenti per garantire l’applicazione delle dichiarazioni di lavoro del MERCOSUR. Poi, la direttrice 21 presenta come scopo promuovere e garantire la previdenza sociale dei dipendenti e la regolarizzazione dei lavoratori informali, particolarmente nei confini.

Nell’ottavo asse, troviamo invece la sostenibilità ambientale, stabilita nelle direttrici 22 e 23, dove si propone di creare strumenti e regole per portare avanti le politiche pubbliche in materia ambientale, sviluppare l’agricoltura familiare e promuovere lo sviluppo di prodotti e servizi a basso impatto ambientale.

Infine, le direttrici 25 e 26 hanno come obiettivo quello di creare gli strumenti per avere il finanziamento adeguato, i fondi per portare avanti le politiche e progetti sociali e rafforzare l’Istituto Sociale del Mercosur (ISM), come organismo di supporto tecnico del PEAS, nonchè la creazione delle RMAS e della Commissione di coordinamento delle riunione dei ministri degli affari sociali (CCMASM) – tutte due precedenti al PEAS -, che insieme all’ISM, hanno come iniziative lo sviluppo di politiche sociali comuni.

Di nuovo si parla di “promuovere”, “garantire”, “rafforzare”, “portare avanti”, ecc., diversi programmi per lo sviluppo sociale, ma senza creare doveri concreti per il blocco economico del MERCOSUR. Pertanto, tutto resta confinato ad un’area grigia, finché non vengano rilasciati e firmati gli accordi specifici o legislazioni interne tra gli stati membri con l’approvazione del budget e degli specifici lavori o servizi da svolgere.

Statuto di cittadinanza del MERCOSUR

Sebbene il PEAS costituisca la decisione normativa più ampia nel campo sociale del MERCOSUR, abbiamo comunque altri programmi di speciale rilevanza e forse più concreti dal punto di vista dei doveri degli stati membri davanti ai cittadini.

In questo senso, l’articolo 2 della decisione CMC 64/10 stabilisce come obiettivi generali (i) una politica di libera circolazione delle persone nella regione, (ii) l’uguaglianza dei diritti e libertà civili, sociali, culturali ed economiche per i cittadini degli Stati parti del MERCOSUR e (iii) parità di accesso al lavoro, alla salute e all’istruzione.

Parametri fondamentali

L’articolo 3 dello Statuto di Cittadinanza ha una serie di parametri che devono essere seguiti al fine di rendere efficace il contenuto dell’articolo 2, le più rilevanti sono:

  • Circolazione di persone: dove si stabilisce la semplificazione delle procedure per il controllo migratorio, nonché la graduale armonizzazione dei documenti doganali e di immigrazione[47].
  • Confini: comprende l’attuazione e l’estensione graduale delle zone di controllo integrate, nonché la revisione dell’Accordo di Recife e dell’Accordo sulle Località Frontaliere.
  • Identificazione: solleva l’armonizzazione delle informazioni per l’emissione di documenti di identificazione negli Stati che fanno parte del MERCOSUR e l’inserimento della denominazione “MERCOSUR” nelle carte d’identità nazionali.
  • Documentazione e cooperazione consolare: contempla l’aumento dei casi di esonero di traduzione, consolarizzazione e legalizzazione dei documenti e l’espansione dei meccanismi di cooperazione consolare.
  • Educazione: stabilisce la semplificazione delle procedure amministrative ai fini dell’equivalenza degli studi e dei titoli di istruzione superiore; l’approfondimento del sistema ARCU-SUR e la creazione di un accordo quadro sulla mobilità tra studenti, professori e ricercatori.
  • Difesa del consumatore: qui si propone la creazione di un sistema di difesa dei consumatori, che comprende un sistema di informazione, formazione e la creazione delle regole MERCOSUR applicabile ai contratti internazionali di consumo.
  • Diritti politici: stabilisce la necessità di valutare le condizioni per avanzare progressivamente nella definizione di questi diritti, a favore dei cittadini di uno Stato parte del MERCOSUR residenti in un altro Stato Parte di cui non sono cittadini, inclusa la possibilità di eleggere i parlamentari del MERCOSUR.

Residenza e transito in MERCOSUR

Oltre a quanto stabilito nello statuto di cittadinanza, perseguendo l’obiettivo di rafforzare il processo di integrazione regionale, dal 2009 sono stati implementati strumenti che facilitano la libera circolazione delle persone tra i paesi che compongono il MERCOSUR. Così, attraverso l’Accordo sulla residenza per i cittadini degli Stati parti del MERCOSUR e l’Accordo sulla residenza per i cittadini degli Stati parti del MERCOSUR, della Bolivia e del Cile, sono stati creati dei meccanismi che garantiscono ai cittadini del MERCOSUR il diritto di ottenere la residenza legale nel territorio di un altro Stato Parte. Sono attualmente in vigore per Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, Bolivia, Cile, Perù, Colombia ed Ecuador[48].

Possono quindi richiedere la residenza legale i cittadini dei paesi che hanno sottoscritto l’accordo, che desiderano stabilirsi nel territorio di un altro paese che ha anch’esso aderito all’accordo e presentare la domanda di ingresso nel paese e la documentazione richiesta dal rispettivo consolato (in particolare la legalizzazione dei documenti, certificando la loro autenticità, secondo le procedure stabilite nel paese di origine del documento).

Con la residenza legale, i cittadini acquisiscono parità dei diritti civili e delle libertà sociali, culturali ed economiche dei cittadini del paese di accoglienza, diritto al lavoro, diritto di petizione davanti all’autorità; diritto di ingresso e di uscita dal territorio delle parti e libertà di culto.

L’articolo 7 dello statuto di cittadinanza stabilisce che queste direttrici devono essere applicate pienamente nel 30º anniversario del MERCOSUR. Inoltre, nel 2008, è stato approvato “L’accordo sui documenti di viaggio degli Stati parti del MERCOSUR e Stati associati”[49], che riconosce la validità di alcuni documenti di identificazione personale come documenti di viaggio per il transito di cittadini o residenti regolari degli Stati parti e associati attraverso il loro territorio, mentre che nel 2014 è stato approvato il “Secondo accordo di modifica dell’allegato all’accordo sui documenti di viaggio degli Stati parti del MERCOSUR e degli Stati associati”[50].

Possiamo senz’altro affermare che in questo ambito, le regole del MERCOSUR stanno funzionando con maggiore efficacia: il passaporto MERCOSUR, ad esempio, è una realtà e il transito tra i cittadini degli stati membri e degli stati associati è attualmente in pratica. I ricercatori Leiza Brumat della UADE[51]-CONICET[52] e Juan Artola della UnTref[53], espongono che “L’approvazione dell’accordo sulla residenza per i cittadini e gli Stati parte del Mercosur ha avuto effetti significativi immediati…” aggiungendo che:

“Nel 2004, l’Argentina ha approvato una nuova legislazione sull’immigrazione, che ha facilitato la regolarizzazione degli immigrati privi di documenti e ha posto l’attenzione sulla protezione dei loro diritti. Sebbene la legge non sia stata regolamentata fino al 2010, le autorità di immigrazione argentine con il supporto di numerose istituzioni della società civile hanno lanciato nel 2005 il Programma di standardizzazione documentaria migratoria, noto anche come ‘Patria Grande’, che nei primi quattro anni ha concesso 98.500 residenze permanenti e 126.300 residenze temporanee (…). In Uruguay, nel 2008 è stata approvata una nuova legge sull’immigrazione, regolata quello stesso anno. Il Brasile ha adeguato i suoi regolamenti amministrativi per l’ammissione di stranieri e nel 2009 ha approvato un’amnistia della quale hanno beneficiato 44.900 persone (18.000 boliviani, seguiti da cinesi e peruviani). Il Cile ha condotto un processo straordinario di regolarizzazione nel 2007, che ha favorito 50.700 migranti (32.400 peruviani, seguiti da 5.600 boliviani e 1.800 ecuadoriani)”[54].

Ne consegue che le normative di cittadinanza e residenza del MERCOSUR hanno avuto risultati oggettivi e quantificabili, ma è stata fondamentale la volontà politica interna di ogni paese nella creazioni di nuove legislazioni e l’applicazione di processi amministrativi interni che hanno permesso questo successo.

Lo statuto di cittadinanza del MERCOSUR è stato fino a questo punto uno dei programmi più rilevanti dal punto di vista sociale e che certamente portano questa associazione ad un nuovo livello di integrazione, dove le barriere tra gli Stati membri cominciano a ridursi non solo per accordi commerciali tra le industrie ma anche per lo sviluppo dei cittadini.

Programma socio-lavorativo

I programmi socio-lavorativi del MERCOSUR sono stati i primi obiettivi sociali di questa organizzazione. Il GMC, il CMC e altri organi del MERCOSUR hanno cominciato a lavorare al piano dello sviluppo del lavoro da oltre venti anni. In questo senso, gli accordi e decisioni prese sono in certa misura una reiterazione delle decisioni della OIL della quale gli stati membri fanno già parte, aspetto anche riconosciuto nella stessa “Dichiarazione Socio Lavorale del MERCOSUR” (DSL) del 10 Dicembre 1998, dove si conferma la necessità di portare l’integrazione del MERCOSUR al campo sociale:

“…i ministri del lavoro del MERCOSUR hanno dichiarato, nelle loro riunioni, che l’integrazione regionale non può essere limitata alla sfera commerciale ed economica, ma deve raggiungere la questione sociale, sia in termini di adeguatezza dei quadri normativi alle nuove realtà create da quell’integrazione e dal processo di globalizzazione dell’economia, come il riconoscimento di un livello minimo di diritti dei lavoratori nell’ambito del MERCOSUR, corrispondente alle fondamentali Convenzioni dell’OIL…”

In questo senso, la DSL presenta come principi e diritti adottati nel campo socio-lavorativo (tra i più importanti):

  • No alla discriminazione
  • Promozione dell’uguaglianza
  • Protezione ai lavoratori migranti e frontalieri
  • Eliminazione del lavoro forzato
  • Abolizione del lavoro minorile e dei minori
  • Libertà di associazione
  • Contrattazione collettiva
  • Sciopero
  • Promozione dell’occupazione
  • Protezione dei disoccupati
  • Formazione professionale e sviluppo delle risorse umane
  • Salute e sicurezza sul lavoro
  • Ispezione del lavoro
  • Sicurezza sociale

È importante sottolineare come esista un Tribunale Amministrativo del Lavoro (TAL), seppure si tratti di un mero organo di primo livello giurisdizionale per risolvere le rivendicazioni nel campo amministrativo-lavorativo del segretariato del MERCOSUR[55]: non è quindi un vero e proprio organo giudiziario costituito per proteggere i diritti sociali e lavorali dei cittadini dei paesi membri del blocco regionale.

Questo ribadisce la difficoltà nell’esecuzione e nell’applicazione delle disposizione normative del DSL: infatti, Nahas T. ci spiega che la lotta del CCSCS, nel tentativo di raggiungere un allungamento della protezione sociale, deve essere riconosciuta ma aggiungendo che:

“Vogliamo dire che i diritti individuali riconosciuti nella Carta[56] sono già garantiti negli strumenti internazionali a cui i paesi sono collegati e che ciò che è successo è che li hanno ratificati nell’ambito della Carta. La differenza è che mantengono, nel caso della dichiarazione espressa nella Carta, l’impegno degli Stati nella sfera del blocco economico e, anche se è di questa natura, di continuare a rispettare ciò che hanno intrapreso di fare insieme all’OIL. Inoltre, adottare a livello locale una politica per renderli efficaci, allo stesso modo, a livello locale/regionale. E ciò dipenderà da un regolamento interno di ciascuno Stato e dalla legislazione che ad esso corrisponde”[57].

Così, gli articoli che costituiscono la DSL dipendono da una parte, dalla volontà politica di ogni paese membro del MERCOSUR, dall’altra, dalla legislazione interna, che sarà in definitiva, quella veramente capace di creare un rapporto legale di diritti e doveri tra i cittadini e lo Stato, diritti che possono essere anche soggetti alla tutela giudiziaria.

Seguendo quanto sopra, Nahas, T., afferma che nel campo socio lavorativo gli stati che sono parti del MERCOSUR “…hanno ancora leggi assolutamente diverse, anche se garantiscono un’adeguata protezione in caso di licenziamento…”, aggiungendo poi una rilevante domanda: “E qual è la protezione adeguata in caso di licenziamento?” Secondo la giurista – e noi siamo d’accordo – “…la risposta sarebbe, che ogni Corte interpreta l’attuale legislazione interna e secondo i parametri politici e sociali interni…”[58]. In altre parole, questi accordi sovranazionali dipendono ancora dalla volontà politica degli Stati membri per essere efficacemente applicati. Non può comunque essere negato il fatto che negli ultimi 25 anni ci sia stata un’evoluzione degli obiettivi fondamentali del MERCOSUR verso una integrazione più profonda – già non solo economica – e che solleva e riconosce la necessità di affrontare i problemi sociali storici della regione sudamericana.

Conclusioni

Dopo la valutazione della normativa che ha creato e che sviluppa gli obiettivi del MERCOSUR è possibile affermare che questa associazione di paesi sudamericani aveva fondamentalmente come scopo generare opportunità di business, cioè, portare avanti un processo di integrazione commerciale ed economico attraverso la creazione di azioni competitive e integrazione dei mercati nazionali. Questo significa che, almeno inizialmente, il MERCOSUR non intendeva perseguire una reale integrazione degli stati, ma semplicemente creare un’integrazione in campo economico, per dare più forza al blocco regionale nel commercio internazionale.

Certamente il Trattato di Asunción è evoluto verso una politica più sociale, prendendo in considerazione la necessità di ridurre le asimmetrie socio-economiche per il MERCOSUR nel volubile concetto di giustizia sociale e che ha spinto i leader dei governi del blocco regionale a portare avanti un’agenda sociale integrale e produttiva, orientata a sviluppare iniziative e politiche attive per ridurre il deficit sociale, promuovere lo sviluppo umano e l’integrazione produttiva. Intenti che hanno cominciato a prendere corpo con la “Dichiarazione Socio Lavorativa del MERCOSUR” (DSL) del 10 Dicembre 1998, dove si conferma la necessità di portare l’integrazione del MERCOSUR al campo sociale, considerato che, secondo i ministri del lavoro dei paesi membri “…l’integrazione regionale non può essere limitata alla sfera commerciale ed economica, ma deve raggiungere la questione sociale…”.

Da questo momento le riunioni delle autorità del MERCOSUR cominciano a prendere più in considerazione le disuguaglianze sociali, firmando accordi per promuovere e rafforzare i diritti umani, valutando sempre la situazione concreta della regione e, soprattutto, delle popolazioni vulnerabili e delle particolare condizioni delle aree di confine.

Importante è stata inoltre la creazione dello Statuto di cittadinanza (preceduto da alcune decisioni riguardanti la residenza e il transito dei turisti), che ha come obiettivi generali la libera circolazione delle persone nella regione, l’uguaglianza dei diritti e libertà civili, sociali, culturali ed economiche per i cittadini degli Stati parti del MERCOSUR, e che pretende anche la parità di accesso al lavoro, alla salute e all’istruzione.

Sono stati proposti programmi in diversi campi (lavoro, cittadinanza, residenza, ecc.) che presentano sempre obiettivi comuni, come le pari opportunità per tutti gli abitanti del blocco regionale, accesso alla salute, al lavoro, l’educazione e altri servizi fondamentali. Da lì la creazione del PEAS, che rappresenterà l’agglomerato dei programmi sociali del blocco e un consolidamento delle assi fondamentali del processo di integrazione regionale. Un accordo nel quale i membri del MERCOSUR hanno concordato di perseguire la garanzia dei diritti umani, culturali, economici, politici e sociali senza discriminazione di tutti i cittadini -che formano parte del blocco regionale – tra i quali: il diritto alla alimentazione, la libera circolazione, l’educazione, la salute, la diversità culturale, la sicurezza sociale, ed altri, al fine di combattere le disuguaglianze e promuovere l’inclusione sociale.

Nonostante queste idee, obiettivi e scopi, il solito problema dei programmi sociali del MERCOSUR è costituito dalla sua difficoltà di esecuzione, che come spiegato, dipende in molte occasioni della volontà politica dei governi e autorità interne. Ecco dunque i motivi principali di questa difficoltà:

  • La mancanza o l’assenza di organismi sovranazionali in grado di esercitare il potere di Imperium all’interno dei paesi membri.
  • L’emissione di accordi e trattati che non contengono regole rigorosamente chiuse, ma semplici proposte, iniziative o regole di natura aperta che non creano chiare conseguenze giuridiche e, quindi, un rapporto giuridico con diritti e doveri tra MERCOSUR e i suoi cittadini.

L’evoluzione che ha preso il MERCOSUR negli l’ultimi anni può essere certamente importante e rilevante per lo sviluppo delle popolazioni vulnerabili del Sudamerica, ma senza meccanismi formali, organici, tecnici e legali sarà difficile vedere al blocco regionale come un progetto che va oltre il mero fattore economico.

I mezzi formali e legali per la conformità forzata delle norme e la struttura organica accessibile ai cittadini per richiedere la protezione dei diritti è una questione ancora in sospeso e difficilmente potremo parlare di un vero processo di integrazione sociale e umano se i governi che fanno parte del MERCOSUR non prendono infine la decisione di cedere una parte della propria sovranità ad un’organizzazione sovranazionale o, almeno formalmente, assumono nel loro ordinamento interno l’obbligo di eseguire immediatamente gli accordi sociali che in questi 25 anni sono stati firmati.


[1] Alejandro Gallotti è un avvocato venezuelano, specialista in diritto pubblico. Professore di diritto pubblico e diritto costituzionale, Ricercatore della Università di Georgetown di Washington DC.

[2] Galletti, Antonella in referimento a Carmanlengo. Il Diritto Sovranazionale tra Globalizzazione e “Global Governance”. Rivista elettronica del Centro di Documentazione Europea dell’Università Kore di Enna.

[3] Capitale del Paraguay

[4] Acronimo dello spagnolo Mercado Común del Sur

[5] Ma si può aggiungere l’ulteriore associazione commerciale del Cile e Bolivia. Anche il Venezuela è stato membro pieno del blocco dal 2012 al 2017.

[6] Articolo 1 del Trattato di Asunción

[7] Vedere bolsamania.com https://www.bolsamania.com/noticias/economia/estas-son-las-siete-economias-mas-grandes-de-latinoamerica–715173.html

[8] Vedere datosmacro.com https://datosmacro.expansion.com/paises/comparar/uruguay/paraguay

[9] Ci sono anche diversi dialetti indigeni, infatti, dal 2006, attraverso la decisione CMC n. 35/06, il Guaraní è stato incorporato come una delle lingue del blocco.

[10] Vedere Indigene del Brasile https://www.survival.es/indigenas/brasil

[11] Vedere articolo di Lorenzo, D. Popoli originali: sostenevano l’indipendenza, ma in seguito furono negati e perseguitati   http://www.telam.com.ar/notas/201607/153726-pueblos-originarios-independencia-declaracion-reconocimiento-persecucion-historia.html

[12] Vedere Etnias del Paraguay http://www.abc.com.py/articulos/etnias-del-paraguay-847610.html

[13] Vedere El País Uruguay Un país sin indios https://elpais.com/elpais/2017/10/13/planeta_futuro/1507902270_613238.html

[14] Informazione del sito web dell’Università della Reppublica Uruguaya https://www.rau.edu.uy/mercosur/origen.merco.htm

[15] Vedere decisione CMC Nº 64/10

[16] Vedere documento MERCOSSUR/CMC/DEC. Nº 12/11

[17] Grupo Mercado Común (Gruppo Mercato Comune) e SGT Numero 10

[18] Consejo del Mercado Común (Consiglio del Mercato Comune)

[19] Brasilia 17/12/1991

[20] Ob. Cit. Pag. 3 e 4

[21] Vedi Un Tribunal de Justicia para el MERCOSUR, una decisión impostergable. Revista de Relaciones Internacionales Nro. 12

[22] Ob cit.

[23] Nahas, T. Derecho Social y MERCOSUR. Jornada Internacional. Protección de los Derechos Sociales desde el Ámbito Internacional

[24] sito web del MERCOSUR www.mercosur.int

[25] Possiamo menzionare a Bizzozero, L., (1998) nel suo studio El Proceso de integración del MERCOSUR: de Asunción a Ushuaia; Peixoto Batista, J. e Perrotta D. (2017) nello studio El Mercosur en el nuevo escenario político regional: más allá de la coyuntura, e tanti altri.

[26] Articolo 1 del Trattato di Asunción

[27] Fino al 31 Dicembre del 1994

[28] Vedere “MERCOSUR continental y los espacios emergentes a nivel social”. Rivista Pensamiento Propio. Pagina 125

[29] Ob cit., pagine 6 e 7

[30] Ob cit. Pagina 12

[31] Ob cit., pagina 94

[32] Nel campo del MERCOSUR intrazona fa riferimento al commercio dentro del blocco economico, mentre che extrazona si riferisce al commercio fuori dal blocco economico.

[33] Parliamo di in una regione dove tradizionalmente lo Stato è molto presente non solo nel controllo e regolamentazione delle attività economiche ma anche nell’intervento dell’economia

[34] Ob cit. pagine 145 e 146

[35] Vedi articoli 19 23 e 17 PO e il Regolamento 37/03 del 15 Dicembre 2003

[36] Ob cit. Pagina 130

[37] Gallotti, A. (2017). La Dimensión del Derecho a una Buena Administración. Rivista Elletronica di Diritto Amministrativo Venezuelano. Pagina 189.

[38] In latinoamerica si denomina a queste persone come “personas en situación de calle” cioè persone in situazione di strada, questo significa persone che vivono nelle strade, sotto ponti, etc.

[39] Per le sue iniziali in spagnolo

[40] Approvato attraverso la decisione GMC/RES 36/06

[41] Ci sono più obiettivi ma sempre nello stesso ambito di protezione contro la violenza di genere, i diritti umani, etc.

[42] Vedere il sito web della WHO  http://www.who.int

[43] Primo protocolo creato il 16 Diciembre del 1966. Secondo protocollo creato il 10 Dicembre del 2008

[44] Vedi Araujo Juárez (2007), Derecho Administrativo Parte General. Editorial Vadell Hermanos. Caracas-Venezuela.

[45] Nonostante vale sottolineare che alcuni paesi sudamericani (come il Brasile) hanno stabilito certi limiti al contatto con etnie indigene che ancora si considerano isolati dal mondo occidentale

[46] Organizzazione Internazionale del Lavoro. OIT dalle sue iniziali in spagnolo

[47] Infatti è stato creato il passaporto del MERCOSUR, di cui parleremo più avanti

[48] Vedi sito web del MERCOSUR http://www.mercosur.int/innovaportal/v/6425/11/innova.front/residir-y-trabajar-en-el-mercosur

[49] Accordo del 8 Luglio 2008

[50] Vedi sito web del MERCOSUR http://www.mercosur.int/innovaportal/v/2750/11/innova.front/turismo-en-el-mercosur

[51] Fondazione universitaria UADE dell’Argentina

[52] Il Consiglio nazionale della ricerca scientifica e tecnica è un’entità dipendente del Ministero della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione produttiva dell’Argentina

[53] La Universidad Nacional de Tres de Febrero dell’Argentina

[54] Vedi sito web del Real Istituto Elcano http://www.realinstitutoelcano.org/wps/portal/rielcano_es/contenido?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/elcano/elcano_es/zonas_es/america+latina/ari43-2015-brumat-artola-circulacion-personas-integracion-regional-donde-esta-mercosur

[55] Vedere decisione 54/03 del 10 Dicembre 2003

[56] In riferimento alla DSL del 1998

[57] Nahas, T. ob cit, pag. 6 e 7

[58] Ob cit. Pag 7

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