Maternità surrogata in Italia: confronto internazionale sul potenziale dell’AI

La maternità surrogata è un tema che continua a sollevare interrogativi e discussioni, sia dal punto di vista legale che etico. In Italia, questa pratica è vietata dalla legge 40/2004, ma recenti sviluppi giurisprudenziali, come le sentenze della Corte costituzionale e della Corte di Cassazione, hanno posto nuove riflessioni sul riconoscimento dei diritti dei minori nati all’estero tramite surrogacy. Questo articolo analizza come la legge italiana si confronti con quella di paesi come gli Stati Uniti e il Canada, dove la maternità surrogata è regolamentata. Si esplora anche il potenziale ruolo dell’Intelligenza Artificiale (IA) nel campo della procreazione assistita, con particolare riferimento alle tecnologie emergenti nella selezione degli embrioni. I risultati suggeriscono che, nonostante i recenti passi avanti della giurisprudenza italiana, rimangono significative limitazioni legislative. In conclusione, si discute la necessità di riforme che tengano conto sia delle nuove tecnologie che delle questioni etiche e legali.

Premessa

La maternità surrogata, o gestazione per altri, è una delle pratiche più dibattute nel campo della procreazione assistita. Questa tecnica consente ad una donna, chiamata surrogata, di portare avanti una gravidanza per conto di una coppia o di una singola persona che non può avere figli in modo naturale. In Italia, la maternità surrogata è vietata dalla legge 40/2004, che disciplina la procreazione medicalmente assistita. Tale normativa impone restrizioni severe, vietando categoricamente l’utilizzo della surrogacy e prevedendo sanzioni penali per chi la pratica o vi partecipa.

Tuttavia, il divieto non ha fermato le coppie italiane dal cercare soluzioni all’estero, dove la maternità surrogata è spesso legale e regolamentata. In questo contesto, la giurisprudenza italiana ha recentemente affrontato diversi casi di bambini nati tramite surrogacy all’estero, sollevando interrogativi sulla protezione dei diritti dei minori e delle famiglie coinvolte. In particolare, la Corte costituzionale con la sentenza n. 33/2021 ha riconosciuto la necessità di proteggere il diritto del minore all’identità, mentre la Corte di Cassazione ha chiarito che il riconoscimento legale della filiazione non può essere automatico ma deve avvenire attraverso l’adozione in casi particolari.

Nonostante le rigide normative italiane, è importante confrontare questa situazione con quella di altri paesi. Negli Stati Uniti, ad esempio, la maternità surrogata è legale, sebbene la regolamentazione vari da stato a stato. In alcuni, è ammessa solo la surrogacy altruistica, mentre in altri è possibile anche la surrogacy commerciale. Il Canada, invece, permette esclusivamente la maternità surrogata altruistica, vietando qualsiasi forma di compensazione economica, tranne per le spese vive.

In parallelo a queste questioni giuridiche, sta emergendo un nuovo fronte tecnologico. L’intelligenza artificiale (IA) sta già trovando applicazione nel campo della procreazione assistita, in particolare nella selezione degli embrioni per migliorare i tassi di successo della fecondazione in vitro. Tuttavia, in Italia, l’uso dell’IA in questo ambito è ancora limitato, soprattutto a causa delle restrizioni normative. Questo articolo si propone di esaminare come l’IA possa essere impiegata per migliorare la gestione della maternità surrogata e le tecniche di procreazione assistita in generale. 

L’Evoluzione giuridica in Italia

Negli ultimi anni, la giurisprudenza italiana ha iniziato a confrontarsi con il fenomeno della maternità surrogata internazionale, sebbene la legge interna rimanga invariata. La sentenza n. 33/2021 della Corte costituzionale ha rappresentato un punto di svolta, poiché ha riconosciuto l’importanza di tutelare l’identità dei minori nati da maternità surrogata all’estero. Questo significa che, anche se la surrogacy rimane vietata in Italia, il diritto del bambino all’identità deve essere garantito, aprendo così la strada a un riconoscimento legale, seppur limitato, di tali situazioni.

Allo stesso modo, la Corte di Cassazione ha stabilito che i genitori intenzionali non possono ottenere un riconoscimento automatico della genitorialità, ma devono ricorrere all’adozione in casi particolari, sottolineando che la normativa italiana deve ancora essere rispettata. Questo crea un dilemma legale per le famiglie che cercano di avere figli tramite surrogacy all’estero, poiché si trovano a dover affrontare complessi percorsi giuridici al ritorno in Italia.

Confronto con le normative internazionali

Negli Stati Uniti e in Canada, la maternità surrogata è regolamentata con un approccio molto più flessibile rispetto all’Italia. Negli Stati Uniti, la surrogacy è legale in molti stati, anche se le modalità di regolamentazione variano considerevolmente. Alcuni stati, come la California, permettono sia la surrogacy commerciale che quella altruistica, mentre altri stati ne limitano l’uso. In Canada, invece, la legge permette solo la maternità surrogata altruistica, vietando qualsiasi forma di pagamento, tranne il rimborso delle spese mediche e legate alla gravidanza.

Queste differenze normative permettono un maggiore accesso alla surrogacy in tali paesi, favorendo al contempo lo sviluppo di tecniche mediche avanzate, inclusa l’adozione di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale. La flessibilità legislativa, infatti, consente di applicare l’IA in modo più efficace, migliorando i tassi di successo della procreazione assistita.

Il ruolo potenziale dell’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale sta emergendo come uno strumento potente nel campo della medicina riproduttiva. Tecnologie basate su IA vengono utilizzate per analizzare i dati embrionali e migliorare la selezione degli embrioni da impiantare, ottimizzando le possibilità di successo della fecondazione in vitro. In contesti come gli Stati Uniti, l’IA viene già utilizzata per monitorare la salute embrionale e predire quali embrioni hanno maggiori probabilità di svilupparsi in una gravidanza di successo.

In Italia, però, le restrizioni legislative limitano l’adozione di queste tecnologie avanzate. La rigidità della legge 40/2004 non solo vieta la maternità surrogata, ma limita anche il potenziale di utilizzo dell’IA in altri ambiti della procreazione assistita, frenando così l’innovazione. In un contesto globale dove la tecnologia sta facendo grandi passi avanti, l’Italia potrebbe rimanere indietro rispetto ai progressi scientifici.

Conclusione

In conclusione, la maternità surrogata rimane un argomento complesso e dibattuto in Italia, soprattutto per via delle severe restrizioni normative imposte dalla legge 40/2004. Tuttavia, le recenti sentenze della Corte costituzionale e della Corte di Cassazione hanno aperto nuovi spazi di riflessione, in particolare per quanto riguarda il riconoscimento dei diritti dei minori nati tramite surrogacy all’estero. Il confronto con paesi come gli Stati Uniti e il Canada dimostra che normative più flessibili non solo proteggono i diritti delle parti coinvolte, ma favoriscono anche lo sviluppo tecnologico.

L’intelligenza artificiale rappresenta una nuova frontiera nel campo della procreazione assistita, con il potenziale di migliorare significativamente i tassi di successo della fecondazione in vitro e altre tecniche di riproduzione. Tuttavia, l’Italia dovrà affrontare un dibattito normativo ed etico se vorrà trarre vantaggio da queste tecnologie emergenti, considerando la necessità di aggiornare le proprie leggi per garantire una maggiore apertura verso il futuro della medicina riproduttiva.

Bibliografia

  1. Corte costituzionale, sentenza n. 33/2021. Disponibile su: cortecostituzionale.it
  2. Corte di Cassazione, Sez. Unite, sentenza n. 12193/2019 – Il riconoscimento della filiazione da maternità surrogata all’estero. Disponibile su: cortedicassazione.it
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  4. Ventura, G. (2020). “Il riconoscimento giuridico della filiazione da maternità surrogata all’estero in Italia.” Diritto di famiglia e delle persone, 49(1), 113-130.
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  7. Gueron, A. (2021). “Artificial Intelligence and Assisted Reproduction: Potential Uses and Ethical Dilemmas.” Journal of Reproductive Medicine, 66(5), 332-343

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