Dal primo luglio 2020 sono entrate ufficialmente in vigore le nuove regole sulla ricezione dei pagamenti elettronici.
Il Point of Sale (POS) è un dispositivo elettronico che consente di effettuare pagamenti elettronici tramite l’utilizzo di carte di credito, carte di debito e carte prepagate.
In Italia, nonostante per gli esercenti il POS sia obbligatorio dal 30 giugno 2014, in seguito all’attuazione del Decreto-legge n. 179/2012 del Governo Monti[1], non tutti ne fanno uso.
Inizialmente, il Decreto-legge stabiliva che dal 1° gennaio 2014 sarebbe stato obbligatorio per tutti gli esercenti accettare i pagamenti elettronici con bancomat, in un secondo momento, invece, il Ministero dello Sviluppo Economico stabilì la soglia minima dei pagamenti con POS a 30 euro, limite grazie al quale il venditore poteva rifiutare il pagamento elettronico per cifre inferiori. Tale obbligo fu, poi, non solo rimandato al 30 giugno 2014 ma, soprattutto, il Point Of Sale divenne un obbligo senza sanzione.
La totale assenza di sanzioni ha comportato che l’obbligo non sia stato mai stato recepito come reale da molti commercianti e professionisti. Questi ultimi, infatti, preferiscono evitare il POS, soprattutto dati i costi di commissione e di installazione alla tracciabilità delle operazioni eseguite.
Successivamente, oltre alle carte di debito, fu reso obbligatorio accettare anche le carte di credito, come previsto dalla Legge di Bilancio del 2016[2] varata dal Governo Renzi.
La legge in oggetto prevedeva che l’obbligo di accettare il pagamento potesse venire meno se si fosse verificata una “oggettiva impossibilità tecnica” e che fosse abbassata la soglia minima di pagamento a 5 euro. Tuttavia, i decreti ministeriali[3] che dovevano prevedere le sanzioni e definire cosa si intendesse per “oggettiva impossibilità tecnica” non sono mai stati emanati.
Il Governo Conte II, con l’obiettivo di contrastare e ridurre l’evasione, ha deciso, finalmente, di introdurre delle sanzioni per chi non adottasse il POS, così da favorire i pagamenti elettronici.
L’art. 23 del Decreto-legge n.124 del 26 ottobre 2019[4] ha, quindi, stabilito che dal primo luglio 2020 si può incorrere in una sanzione pecuniaria di 30 euro più il 4 % dell’importo rifiutato. Questa sanzione, seppure non elevata, permetterebbe comunque di vanificare il guadagno dei piccoli importi incassati dai commercianti. Inoltre, per il consumatore è prevista la possibilità di segnalare la violazione all’Agenzia delle Entrate per ogni rifiuto subito.
L’obbligo di avere il POS riguarda qualsiasi attività commerciale. Sono tenuti ad essere in possesso di un dispositivo in grado di elaborare transazioni con carta anche i lavoratori autonomi, i liberi professionisti e gli artigiani, i venditori ambulanti e gli esercenti che lavorano in mercati e fiere.
Se le spese derivanti dall’utilizzo del POS sono sostenibili per le grandi attività, risultano molto più difficili da sostenere per le piccole attività. Infatti, i piccoli commercianti sono, nella gran parte dei casi, contrari all’uso del Point Of Sale, principalmente per le spese di adozione e mantenimento che il POS comporta. Axerve[5] ha stimato che il “POS costa all’esercente 2.000 euro in media all’anno e che impatta per circa il 2% sul guadagno effettivo di un’attività”.
La spesa complessiva del POS comprende diverse voci, tra le quali: – l’acquisto o noleggio del dispositivo; – l’installazione; – il canone mensile; – la commissione fissa sulle transazioni; – la commissione percentuale sulle transazioni; – gli sconti su transati elevati; – l’assistenza tecnica[6].
In ogni caso, con la conversione del Decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, ora legge 19 dicembre 2019, n. 157, l’art. 23, il quale prevedeva “le sanzioni per mancata accettazione di pagamenti effettuati con carte di debito e credito”, è stato abrogato[7].
Ad oggi, ciò che rimane è un obbligo legale che, alla fine, non porterà ad alcuna sanzione.
L’abrogazione dell’articolo 23 del decreto costituisce un passo indietro che ha fatto chiaramente discutere.
Infatti, anche dal primo luglio 2020 i commercianti, artigiani e professionisti che ancora non si sono dotati del POS, negando ai propri clienti la possibilità di pagare tramite carta o bancomat, non incappano in nessuna sanzione.
Con la cancellazione delle doppie sanzioni per gli esercenti sprovvisti del POS, anche l’obiettivo di incoraggiare l’uso dei mezzi tracciabili e scoraggiare i pagamenti in contanti è stato rimandato.
Allo stesso tempo, per stimolare i pagamenti elettronici, sono state previste altre forme di incentivi sia per i commercianti che per i consumatori. Ad esempio, le piccole imprese che nell’anno precedente abbiano fatturano meno di 400.000 euro, possono usufruire di un credito d’imposta sui costi del POS; tale sconto concerne il 30% delle spese in commissioni e le modalità di accesso sono piuttosto semplici.
A partire dal primo gennaio 2021, un’ulteriore agevolazione in favore dei commercianti, riguarda le zero commissioni previste per le transazioni effettuate sul circuito PagoBancomat per pagamenti con importo fino a 5 euro.
L’obiettivo di tali misure è promuovere l’utilizzo delle carte per tutte le operazioni quotidiane di piccolo importo, annullando le commissioni di circuito e interbancarie. L’iniziativa coinvolge più di 2 milioni di esercenti e 35 milioni di consumatori, innescando un forte stimolo per la diffusione dei pagamenti digitali[8].
Altro incentivo è rappresentato dalla cosiddetta “lotteria degli scontrini”, iniziata il primo febbraio 2021, che riguarda una vera e propria estrazione a premi basata su ticket digitali emessi per ogni pagamento con carta: i commercianti hanno l’obbligo di aderire al programma, ma anche la possibilità di vincere premi.
Anche se in maniera indiretta, sono previsti premi per commercianti e consumatori, anche dal cosiddetto Cashback di Stato sui pagamenti elettronici. In tal modo, buona parte dei consumatori è incentivata a pagare con carta per ottenere un rimborso semestrale.
Il rapporto 2021 della Community Cashless Society[9] evidenzia che il Cashback di Stato sta centrando a pieno gli obiettivi prefissati, l’analisi rimarca il livello di soddisfazione molto alto tra gli italiani, in particolare tra i giovani, e nel Mezzogiorno.
Il 93.3% dei giovani e il 77,1% dei residenti al Sud e nelle Isole dichiara di aver incrementato di molto l’uso dei pagamenti elettronici. Il 39% degli intervistati ha poi aggiunto di aver speso più del solito proprio grazie al Cashback.
Numeri soddisfacenti riguardano anche la creazione dello SPID, di cui dispongono oltre 18 milioni di persone in Italia.
The European House – Ambrosetti[10] ha stimato che lo strumento del Cashback può abilitare fino a 24 miliardi di euro di consumi aggiuntivi, con un gettito aggiuntivo di circa 4,4 miliardi di euro e recupero del sommerso di 1,2 miliardi euro cumulati nel periodo dicembre 2020 – dicembre 2022, a fronte di una dotazione finanziaria complessiva di circa 5 miliardi nello stesso periodo.
Inoltre, tali modalità di pagamento si protrarranno nei prossimi anni. Il 69,1% degli italiani sostiene che in futuro utilizzerà gli strumenti di pagamento Cashless con uguale intensità rispetto al periodo di emergenza COVID-19, mentre il 22,1% sostiene che lo farà addirittura con intensità maggiore.
Complessivamente, quindi, per il 91,2% degli italiani non ci sarà nessuna “marcia indietro” sulle abitudini di pagamento in chiave Cashless, soprattutto per i cittadini over 60 (92,5%) che prima dell’emergenza COVID-19 erano i più restii ad utilizzare questi strumenti di pagamento[11].
Anche per i commercianti i benefici sono evidenti, in quanto il rimborso non è previsto per chi acquista online, favorendo gli acquisti in negozio. Gli esercizi commerciali, infatti, saranno alle prese con una clientela sempre più interessata e stimolata ad utilizzare metodi di pagamento elettronici.
Alla luce di queste nuove iniziative, sebbene l’esistenza o meno di sanzioni potrebbe diventare una questione meno pregnante, tuttavia, resta comunque necessario introdurre delle sanzioni specifiche, come quelle previste inizialmente dall’articolo 23 del Decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124.
Pos – Obbligo – Sanzioni – Incentivi – Commissioni
[1] In https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2012/12/18/12A13277/sg
[2] In https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/12/30/15G00222/sg
[3] Un decreto ministeriale (D.M.), nell’ordinamento giuridico italiano, è un atto amministrativo emanato da un ministro nell’esercizio della sua funzione e nell’ambito delle materie di competenza del suo dicastero.
[4] In https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/10/26/19G00134/sg
[5] Axerve è il primo hub dei pagamenti in Italia sia online che in negozio.
[6] AXERVE, “Quanto costa il POS? Costi reali e tariffe”, disponibile qui: https://www.axerve.com/approfondimenti/insight/costi-reali-e-tariffe-dei-pos
[7] In https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/12/24/19G00164/sg
[8] E. TONI, “Bancomat, da gennaio zero commissioni per i pagamenti fino a 5 euro”, Dicembre 2020, disponibile qui: https://www.hdblog.it/mercato/articoli/n530623/bancomat-gennaio-zero-commissioni-pagamenti-5-euro/
[9] La Community Cashless Society è una piattaforma di alto livello per la produzione di idee e contenuti sui pagamenti elettronici e per un confronto costruttivo tra la business community e le Istituzioni, nello spirito di sviluppare azioni concrete a beneficio del Paese.
[10] The European House – Ambrosetti è un Gruppo professionale fondato nel 1965 che ha progressivamente sviluppato numerose attività in Italia, in Europa e nel mondo.
[11] COMMUNITY CASHLESS SOCIETY, “Italia cashless: cambiamenti in atto e prospettive future”, 2021, disponibile qui: https://www.ambrosetti.eu/wp-content/uploads/Rapporto-Community-Cashless-Society-2021.pdf