
Il diritto alla salute, come diritto fondamentale garantito dall’art. 32 della Costituzione italiana, riveste una particolare importanza per le persone transgender, un gruppo spesso vulnerabile a discriminazioni e barriere nell’accesso a trattamenti sanitari adeguati. Sebbene negli ultimi decenni ci siano stati significativi passi in avanti, sia sul piano normativo che giuridico, permangono ancora numerose criticità che impediscono a queste persone di godere pienamente di questo diritto. In questo contesto, il Sistema Sanitario Nazionale e le normative che lo regolano necessitano di un riesame e di un potenziamento, con un occhio attento alla creazione di un contesto inclusivo ed equo, in grado di rispondere alle esigenze di salute delle persone transgender.
Consiglio: per un approfondimento su questi temi, ti consigliamo il volume “Manuale pratico operativo della responsabilità medica”.
Manuale pratico operativo della responsabilità medica
La quarta edizione del volume esamina la materia della responsabilità medica alla luce dei recenti apporti regolamentari rappresentati, in particolare, dalla Tabella Unica Nazionale per il risarcimento del danno non patrimoniale in conseguenza di macrolesioni e dal decreto attuativo dell’art. 10 della Legge Gelli – Bianco, che determina i requisiti minimi delle polizze assicurative per strutture sanitarie e medici. Il tutto avuto riguardo all’apporto che, nel corso di questi ultimi anni, la giurisprudenza ha offerto nella quotidianità delle questioni trattate nelle aule di giustizia.
L’opera vuole offrire uno strumento indispensabile per orientarsi tra le numerose tematiche giuridiche che il sottosistema della malpractice medica pone in ragione sia della specificità di molti casi pratici, che della necessità di applicare, volta per volta, un complesso normativo di non facile interpretazione. Nei singoli capitoli che compongono il volume si affrontano i temi dell’autodeterminazione del paziente, del nesso di causalità, della perdita di chances, dei danni risarcibili, della prova e degli aspetti processuali, della mediazione e del tentativo obbligatorio di conciliazione, fino ai profili penali e alla responsabilità dello specializzando. A chiusura dell’Opera, un interessante capitolo è dedicato al danno erariale nel comparto sanitario.
Giuseppe Cassano, Direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche della European School of Economics di Roma e Milano, ha insegnato Istituzioni di Diritto Privato presso l’Università Luiss di Roma. Avvocato cassazionista, studioso dei diritti della persona, del diritto di famiglia, della responsabilità civile e del diritto di Internet, ha pubblicato numerosissimi contributi in tema, fra volumi, trattati, voci enciclopediche, note e saggi.
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Giuseppe Cassano, 2024, Maggioli Editore
62.00 €
58.90 €

Manuale pratico operativo della responsabilità medica
La quarta edizione del volume esamina la materia della responsabilità medica alla luce dei recenti apporti regolamentari rappresentati, in particolare, dalla Tabella Unica Nazionale per il risarcimento del danno non patrimoniale in conseguenza di macrolesioni e dal decreto attuativo dell’art. 10 della Legge Gelli – Bianco, che determina i requisiti minimi delle polizze assicurative per strutture sanitarie e medici. Il tutto avuto riguardo all’apporto che, nel corso di questi ultimi anni, la giurisprudenza ha offerto nella quotidianità delle questioni trattate nelle aule di giustizia.
L’opera vuole offrire uno strumento indispensabile per orientarsi tra le numerose tematiche giuridiche che il sottosistema della malpractice medica pone in ragione sia della specificità di molti casi pratici, che della necessità di applicare, volta per volta, un complesso normativo di non facile interpretazione. Nei singoli capitoli che compongono il volume si affrontano i temi dell’autodeterminazione del paziente, del nesso di causalità, della perdita di chances, dei danni risarcibili, della prova e degli aspetti processuali, della mediazione e del tentativo obbligatorio di conciliazione, fino ai profili penali e alla responsabilità dello specializzando. A chiusura dell’Opera, un interessante capitolo è dedicato al danno erariale nel comparto sanitario.
Giuseppe Cassano, Direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche della European School of Economics di Roma e Milano, ha insegnato Istituzioni di Diritto Privato presso l’Università Luiss di Roma. Avvocato cassazionista, studioso dei diritti della persona, del diritto di famiglia, della responsabilità civile e del diritto di Internet, ha pubblicato numerosissimi contributi in tema, fra volumi, trattati, voci enciclopediche, note e saggi.
Il quadro normativo attuale
In Italia, la Legge 164/1982, che ha regolamentato il trattamento giuridico e sanitario delle persone transgender, ha introdotto per la prima volta la possibilità di modificare il sesso anagrafico, ma legandola inizialmente a un intervento chirurgico obbligatorio. Negli anni, il quadro normativo si è evoluto, con l’introduzione della Legge 219/2017 che ha sancito il principio del consenso informato per i trattamenti sanitari, e con la continua evoluzione delle pronunce giurisprudenziali. In particolare, la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 221/2022, ha ribadito l’importanza di garantire l’accesso ai trattamenti di affermazione di genere come parte integrante del diritto alla salute, senza discriminazioni basate sull’identità di genere. Nonostante questi progressi, il sistema sanitario nazionale e la legislazione non hanno ancora raggiunto una piena inclusività.
Le criticità persistenti nel sistema sanitario
Nonostante l’importante evoluzione giuridica, il sistema sanitario continua a presentare criticità sostanziali nell’accesso ai trattamenti di affermazione di genere.
Tra le principali difficoltà si segnalano:
- Rischio di discriminazione e stigmatizzazione da parte del personale medico: La mancanza di una formazione adeguata e di sensibilità culturale da parte del personale sanitario è una delle principali barriere per l’accesso alle cure. Purtroppo, la disinformazione e la stigmatizzazione delle persone transgender spesso portano a esperienze di marginalizzazione e violazione dei diritti alla salute.
- Disparità regionali: Sebbene l’accesso a trattamenti medici di affermazione di genere sia regolato su base nazionale, la qualità e la disponibilità dei servizi sanitari sono molto disomogenee tra le diverse Regioni. Alcune aree del Paese non offrono un supporto adeguato e tempestivo, con il risultato che le persone transgender si trovano a dover affrontare viaggi lunghi e dispendiosi per ricevere le cure necessarie.
- Burocrazia e difficoltà nell’accesso: Le procedure amministrative che regolano l’accesso ai trattamenti di affermazione di genere sono spesso complesse e lente. La difficoltà di accesso a cure tempestive è amplificata da lunghe liste d’attesa e dalla complessità burocratica per l’ottenimento di certificazioni mediche necessarie.
- Costi elevati dei trattamenti: Sebbene alcuni interventi siano coperti dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN), molte persone transgender devono affrontare ingenti costi per trattamenti non completamente rimborsati, come gli interventi chirurgici, i farmaci per la terapia ormonale e altri servizi di supporto psicologico.
Le prospettive di riforma: punti chiave per un sistema sanitario inclusivo
Per affrontare queste criticità, è necessaria una riforma complessiva che tenga conto delle esigenze specifiche delle persone transgender, garantendo loro un accesso equo, tempestivo e di qualità ai trattamenti sanitari. Le principali prospettive di riforma dovrebbero concentrarsi sui seguenti aspetti:
a) Riforma della Formazione del Personale Sanitario
Una delle necessità più urgenti è l’introduzione di programmi di formazione obbligatoria per tutti gli operatori sanitari, finalizzati ad aumentare la consapevolezza sull’identità di genere e sulle problematiche specifiche delle persone transgender. La formazione dovrebbe riguardare non solo gli aspetti tecnici relativi alla salute, ma anche la promozione del rispetto della dignità e dei diritti di questi soggetti, per prevenire qualsiasi tipo di discriminazione. In tale contesto, è fondamentale che vengano previsti corsi di aggiornamento continui, anche alla luce delle evoluzioni giuridiche e scientifiche.
b) Semplificazione delle Procedure Burocratiche
La procedura per ottenere il riconoscimento del sesso anagrafico e accedere ai trattamenti sanitari di affermazione di genere deve essere semplificata. L’attuale complessità delle procedure amministrative, i tempi lunghi e la necessità di ottenere diverse certificazioni possono rappresentare ostacoli significativi. Una revisione della normativa dovrebbe prevedere la possibilità di accesso diretto a trattamenti ormonali e chirurgici senza l’obbligo di un lungo e complicato iter burocratico, per garantire una tempestiva assistenza a chi ne ha bisogno.
c) Armonizzazione della Normativa Regionale
La disparità di accesso alle cure tra le diverse Regioni italiane costituisce una grave violazione del principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione. È quindi indispensabile che le Regioni si adeguino a standard uniformi nella fornitura dei trattamenti di affermazione di genere, che vanno garantiti in modo omogeneo in tutto il Paese. In questo senso, una legge quadro nazionale che stabilisca principi uniformi, con particolare attenzione alla creazione di una rete di strutture sanitarie specializzate, sarebbe essenziale per migliorare l’accesso e la qualità delle cure.
d) Inclusione dei Trattamenti Ormonali e Chirurgici nel Sistema Sanitario Nazionale
Un altro aspetto cruciale riguarda l’ampliamento della copertura delle prestazioni sanitarie relative all’affermazione di genere, che non sempre sono completamente rimborsate dal Sistema Sanitario Nazionale. I costi elevati per il trattamento ormonale, gli interventi chirurgici e il supporto psicologico rappresentano un ostacolo economico significativo per molte persone transgender. La riforma dovrebbe prevedere l’inclusione di questi trattamenti tra le prestazioni sanitarie essenziali, come previsto dalla legge n. 219/2017, per garantire che tutte le persone transgender, a prescindere dalle proprie condizioni economiche, possano avere accesso alle cure di cui hanno bisogno.
e)Promozione di Politiche di Inclusione Sanitaria a livello Internazionale
Oltre alla riforma interna, l’Italia dovrebbe rafforzare la propria adesione ai principi sanciti dal diritto internazionale in materia di diritti delle persone transgender. In particolare, la ratifica delle risoluzioni internazionali, come i Principi di Yogyakarta, che affermano l’obbligo di garantire a tutte le persone l’accesso alla salute senza discriminazione di genere, e la piena attuazione delle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sono passi necessari per un sistema sanitario più inclusivo e rispettoso dei diritti umani. In più occasioni, infatti, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha trattato la questione dei diritti delle persone transgender, affermando la necessità di garantire loro pari dignità e il pieno rispetto dei diritti umani. In particolare:
- Sentenza Christine Goodwin c. Regno Unito (2002): La Corte ha stabilito che il diritto alla vita privata, sancito dall’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, implica il riconoscimento giuridico dell’identità di genere delle persone transgender. La Corte ha affermato che l’impossibilità di modificare il proprio sesso anagrafico era una violazione dei diritti umani, poiché interferiva con il diritto di vivere secondo l’identità di genere scelta.
- Sentenza A.P., Garçon e Nicot c. Francia (2017): In questa sentenza, la Corte ha dichiarato che la Francia violava i diritti delle persone transgender, poiché le richiedeva di sottoporsi a interventi chirurgici irreversibili prima di poter ottenere il riconoscimento legale del loro genere. Viene ribadito che gli Stati devono garantire l’accesso a trattamenti medici di affermazione di genere, senza imporre ostacoli eccessivi, e senza violare il diritto alla privacy e all’autodeterminazione delle persone.
- Sentenza Y.T. c. Turchia (2019): La Corte ha stabilito che la Turchia aveva violato i diritti umani di una persona transgender, impedendo l’accesso a trattamenti di affermazione di genere, incluso il riconoscimento legale del sesso. La Corte ha sottolineato che gli Stati sono tenuti ad assicurare che le persone transgender possano accedere a cure mediche adeguate per affermare la propria identità di genere.
Conclusioni: un sistema sanitario equo e inclusivo per le persone transgender
Le persone transgender hanno diritto di accedere a trattamenti sanitari adeguati, senza subire discriminazioni basate sulla loro identità di genere. La normativa esistente, seppur evoluta, deve essere potenziata con una serie di riforme finalizzate a superare le barriere burocratiche, geografiche ed economiche che limitano l’accesso alle cure. La formazione del personale, l’armonizzazione della normativa sanitaria e l’ampliamento della copertura delle prestazioni sanitarie devono essere le priorità per costruire un sistema sanitario davvero inclusivo, che tuteli il diritto alla salute di tutte le persone, indipendentemente dal loro genere. Solo attraverso queste modifiche strutturali sarà possibile garantire una sanità che rispetti la dignità e i diritti delle persone transgender.
Brava Fabrizia per i suoi articoli. Complimenti per la sua capacità di riuscire a focalizzare l’attenzione pubblica su problemi sanitari, raramente toccati. Moltissimi elogi all’analisi, sempre molto curata nei particolari per ogni problema e alle proposte di soluzioni offerte come possibilità di apertura sociale.
Clara Corbo
Prof.ssa Scuola Sec.