Hong Kong e sicurezza nazionale: un’analisi giuridica

La Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong (RAS) rappresenta un caso unico nel panorama politico internazionale. Istituita nel 1997, la RAS gode di un elevato grado di autonomia nell’ambito del principio “un paese, due sistemi”. Vengono, pertanto,  esaminati i documenti chiave, come la Costituzione della RPC, la Legge fondamentale della RAS di Hong Kong e la Dichiarazione congiunta sino-britannica, che delineano i principi base e le strutture istituzionali della regione.
Si approfondisce, inoltre, l’evoluzione del suddetto principio, nel corso degli anni, con particolare riferimento all’introduzione della Legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong nel 2020. Nonostante le sfide, esso rimane un modello di governance innovativo che ha permesso a Hong Kong di prosperare come centro finanziario e commerciale globale.
L’analisi storica e giuridica offre una comprensione più profonda di questo complesso sistema e delle sue implicazioni nella regione, anche alla luce dell’approvazione della recente Ordinanza sulla sicurezza nazionale hongkonghese (marzo 2024).

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Introduzione

La Repubblica Popolare Cinese (中华人民共和国zhōnghuá rénmín gònghéguó) comprende due territori distinti noti come Regioni Amministrative Speciali (SAR), Hong Kong e Macao.
Situate lungo la costa meridionale della Cina, queste entità territoriali distano appena 60 chilometri l’una dall’altra. Hong Kong si affaccia sull’Estuario orientale del Fiume delle Perle, mentre Macao occupa il versante occidentale. Entrambe le aree, un tempo colonie europee, sono state successivamente restituite alla sovranità cinese.
Oltre alla loro contiguità geografica, Hong Kong e Macao condividono una particolare peculiarità: godono di una certa autonomia economica e politica, un aspetto che le distingue nettamente dalle altre province e regioni autonome della Cina. Questo consente loro di gestire alcuni aspetti degli affari interni, pur mantenendo un’integrazione con il territorio nazionale. Tuttavia, nonostante questo comune denominatore di autonomia, emergono sostanziali differenze tra le due SAR.
Hong Kong, in particolare, si distingue per le sue dimensioni considerevoli e la sua popolazione numerosa, mentre Macao, in contrasto, è di dimensioni più contenute e presenta una popolazione meno numerosa. Nonostante le differenze, entrambe le SAR contribuiscono in modo significativo alla dinamica regionale asiatica nel suo complesso.
La Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong (SAR) si compone di tre distinte aree geografiche: l’Isola di Hong Kong, Kowloon e i Nuovi Territori. Oltre a queste, vi sono anche diverse isole periferiche che rientrano nei suoi confini territoriali.
Il nucleo principale dei centri commerciali e finanziari della SAR si concentra sull’Isola di Hong Kong e su Kowloon. Il celebre porto di Hong Kong, noto come Victoria Harbor, si estende lungo l’estremità meridionale della penisola di Kowloon, fronteggiando l’Isola di Hong Kong. Kowloon, il cui nucleo è densamente popolato, costituisce, invece, una delle aree più abitate di Hong Kong.
In contrasto, i Nuovi Territori presentano una densità di popolazione significativamente inferiore. Quest’area è spesso considerata la periferia di Hong Kong e comprende numerose aree verdi, inclusi parchi e un resort Disneyland, oltre a numerosi templi buddisti. Tra le molte isole che compongono i Nuovi Territori, spicca Lantau Island, che ospita l’Aeroporto Internazionale di Hong Kong.
Il sistema delle Regioni amministrative speciali (RAS), previsto dalla Costituzione e dalla Legge fondamentale di Hong Kong, è un sistema speciale di amministrazione adottato dallo Stato, secondo il quale le Autorità centrali hanno pieni poteri di governo sulla Regione amministrativa speciale di Hong Kong, compresi i poteri esercitati direttamente dalle Autorità centrali ed i poteri di autorizzare la Regione amministrativa speciale di Hong Kong ad esercitare un elevato grado di autonomia in conformità alla legge. Nel contesto della complessa relazione tra Hong Kong e la Cina, la RAS                   si distingue per il suo sistema politico ed economico unico, basato sul principio di “un paese, due sistemi (一国两制 yīguóliǎngzhì)”.
Questo paradigma è stato concepito come un meccanismo per garantire un alto grado di autonomia a Hong Kong, pur mantenendo la sua appartenenza alla Cina.
L’essenza di questo sistema è incarnata dalle Autorità centrali cinesi che esercitano una supervisione generale sull’amministrazione di Hong Kong, garantendo così il rispetto degli interessi nazionali e la coerenza con le politiche statali.
La struttura di potere delineata nella Legge Fondamentale di Hong Kong riflette l’organizzazione gerarchica delle Autorità centrali della RPC, tra cui l’Assemblea Nazionale del Popolo (NPC) e il suo Comitato Permanente, il Presidente dello Stato, il Governo Centrale del Popolo (CPG), e la Commissione Militare Centrale (CMC). Questi organismi detengono una serie di competenze e prerogative, inclusa l’emissione di leggi e direttive per Hong Kong, la nomina delle più alte cariche esecutive e la supervisione dell’apparato militare nella regione.
L’NPC assume un ruolo chiave nell’istituire la RAS, promulgando la Legge Fondamentale di Hong Kong per stabilire i sistemi di governo all’interno della regione e riservandosi il potere di emendarla. Il Comitato Permanente dell’NPC (NPCSC) è investito del potere di interpretare la Legge Fondamentale, di decidere le modifiche ai metodi di selezione del Capo dell’Esecutivo e dei membri del Consiglio Legislativo e di sovrintendere all’emanazione delle leggi locali.
Questo comitato può anche decidere l’imposizione dello stato di emergenza e rilasciare nuove autorizzazioni alla RAS.
Il CPG esercita una gestione diretta su Hong Kong attraverso il Capo dell’Esecutivo, nominato dall’organo centrale. Il Capo dell’Esecutivo è tenuto a rendere conto al CPG e può essere investito di ampi poteri esecutivi, incluso il regolamento degli affari esteri della regione. Infine, la CMC sovrintende alla guarnigione di Hong Kong e si occupa delle questioni di difesa.

Il principio “un paese, due sistemi”

L’implementazione del principio “un paese, due sistemi (一国两制 yīguóliǎngzhì)”, rappresenta un esperimento politico di rilevanza globale, caratterizzato da una profonda complessità e da implicazioni di vasta portata. Esso è stato concepito come un meccanismo per risolvere la questione di Hong Kong attraverso una riunificazione pacifica del territorio con la Cina continentale. Fondata su negoziati diplomatici tra il governo cinese e quello britannico, questa politica ha portato al trasferimento di sovranità su Hong Kong dalla Gran Bretagna alla Cina il 1° luglio 1997.

Dopo il ritorno di Hong Kong alla Madrepatria, tale principio ha cessato di essere un mero concetto teorico, per divenire una realtà tangibile.

Il Governo centrale cinese ha dimostrato un impegno vincolante nel rispettare la Legge fondamentale di Hong Kong e nell’adempiere alle sue responsabilità costituzionali, supportando attivamente il governo della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong (SAR) nel suo ruolo di amministratore del territorio in conformità con la legge.

Al contempo, la SAR ha mantenuto un alto grado di autonomia, conservando il proprio sistema capitalistico ed il tenore di vita, nonché le invariate istituzioni giuridiche e politiche precedenti.

È bene sottolineare che questo principio giuridico, nel corso del tempo, ha guadagnato sostegno e consenso, sia all’interno della Cina che a livello internazionale. Tuttavia, data la natura innovativa di questa politica, è imperativo un costante esame e miglioramento pratico. In tal senso, un’analisi storica dell’attuazione del principio nella SAR è essenziale per garantire il rispetto della sovranità e della stabilità a lungo termine di Hong Kong, per promuoverne ‒ ulteriormente ‒ l’efficacia e la validità del concetto stesso.

Di base, il principio rappresenta una soluzione innovativa, proposta da Deng Xiaoping, agli inizi degli anni ’80, per risolvere la questione di Hong Kong e, più ampiamente, per facilitare la riunificazione pacifica della Cina. Enunciato per la prima volta dal leader cinese, esso stabilisce ‒ sotto la premessa di “una sola Cina (一个中国 yīgè zhōngguó)” ‒ che, mentre il corpo principale del paese aderisce al sistema socialista, Hong Kong, Macao e Taiwan manterranno i propri sistemi capitalistici per un periodo prolungato.

Il fondamento costituzionale per l’attuazione di questo principio si trova nell’Art. 31 della Costituzione della Repubblica Popolare Cinese, adottata dalla quinta sessione del quinto Congresso Nazionale del Popolo il 4 dicembre 1982, che prevede la possibilità di istituire regioni amministrative speciali, quando necessario. In conformità con questo articolo, all’inizio del 1983, il governo cinese ha formulato dodici linee guida e politiche di base (十二条基本方针政策 shí’èr tiáo jīběn fāngzhēn zhèngcè) per risolvere la questione di Hong Kong, delineando i principi e le politiche di base per il futuro della regione, che comprendono:

  1. il governo cinese ha deliberato il ripristino dell’esercizio della sovranità sulla Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong, a partire dal 1° luglio 1997;
  2. in concomitanza con il suddetto ripristino, sarà istituita a Hong Kong una Regione Amministrativa Speciale (RAS), conforme all’Art. 31 della Costituzione cinese, caratterizzata da un elevato grado di autonomia e amministrata direttamente dal Governo Popolare Centrale;
  3. la RAS avrà potere legislativo e giudiziario indipendente, garantendo la continuità delle leggi esistenti. I funzionari principali saranno eletti localmente o nominati dal Governo centrale cinese;
  4. il governo locale sarà composto principalmente da individui residenti nella regione, con la possibilità, per il Governo centrale, di nominare alcune figure chiave. Il personale pubblico preesistente potrà mantenere la propria carica;
  5. i sistemi sociali ed economici esistenti rimarranno immutati, garantendo la libertà di espressione, di stampa, di associazione e di credo religioso, nonché la protezione della proprietà privata e degli investimenti;
  6. Hong Kong manterrà il proprio status di porto franco e territorio doganale indipendente;
  7. il centro finanziario di Hong Kong continuerà ad operare senza restrizioni, con libera circolazione dei capitali e del dollaro di Hong Kong;
  8. la regione manterrà la sua indipendenza finanziaria;
  9. sarà possibile stabilire relazioni economiche vantaggiose per la RAS, con particolare attenzione alla tutela degli interessi economici britannici;
  10. Hong Kong potrà mantenere relazioni economiche e culturali con altre nazioni e organizzazioni internazionali, nonché rilasciare autonomamente documenti di viaggio;
  11. il governo locale sarà responsabile del mantenimento dell’ordine pubblico nella regione;
  12. le politiche sopracitate sono stabilite dalla Legge Fondamentale della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong e rimarranno invariate per un periodo di  cinquanta anni.

Si nota, tra questa elencazione, il mantenimento dell’autonomia amministrativa, il rispetto per il sistema economico e sociale esistente, la protezione delle libertà civili e dei diritti di proprietà, nonché l’impegno a mantenere Hong Kong come centro finanziario internazionale.

Da una prospettiva storico-giuridica, il 24 settembre 1982, durante un incontro tra Deng Xiaoping e il primo ministro britannico Margaret Thatcher, la posizione fondamentale del governo cinese sulla questione di Hong Kong fu chiaramente esposta. In tale occasione, si sottolineò che la sovranità su Hong Kong non era oggetto di negoziato e che la Cina avrebbe ripreso il controllo della regione nel 1997. Partendo da questa premessa, Cina e Gran Bretagna intrapresero i negoziati per risolvere le questioni relative alla transizione di Hong Kong ed al suo status futuro, stabilito per quindici anni successivi al trasferimento di sovranità.

Questo evento segnò l’inizio dei negoziati sino-britannici sulla questione di Hong Kong.

Il 19 dicembre 1984, dopo 22 cicli di negoziati, i governi cinese e britannico firmarono formalmente a Pechino la Dichiarazione congiunta sul futuro di Hong Kong. Questo accordo confermò che la Cina avrebbe ripreso l’esercizio della sovranità su Hong Kong il 1° luglio 1997 e che sarebbe stato istituito un periodo di transizione prima della riunificazione. Nella Dichiarazione congiunta, il governo cinese delineò anche i suoi principi fondamentali nei confronti di Hong Kong, con le sopramenzionate dodici linee guida, come base giuridica.

La firma di questo documento segnò l’inizio del periodo di transizione, prima della riunificazione di Hong Kong con la Cina continentale. Durante questi 13 anni, il governo cinese mantenne fermamente il principio di “un Paese, due sistemi”, affidandosi alla collaborazione dei residenti di Hong Kong ed eliminando qualsiasi interferenza esterna nella preparazione per il trasferimento di sovranità.

Il 10 aprile 1985, la Terza Sessione del Sesto Congresso Nazionale del Popolo (NPC) decise di istituire un Comitato di Redazione per la Legge Fondamentale di Hong Kong, incaricato di redigere la Legge che avrebbe regolamentato il futuro della regione. Questo comitato, composto da membri provenienti da vari settori ‒ tra cui anche rappresentanti di Hong Kong ‒, lavorò per quasi cinque anni per sviluppare la c.d. Legge Fondamentale, che garantì l’attuazione del suddetto principio nella regione. Questa Legge, risultato di un processo altamente democratico e partecipativo, rappresentò un importante passo verso l’implementazione dell’autonomia di Hong Kong.

La Legge fondamentale vs. la Costituzione

L’Art. 2 della Legge sulla sicurezza nazionale della Repubblica popolare cinese fornisce una definizione esaustiva di “sicurezza nazionale”, che si estende ad un’ampia gamma di aspetti cruciali per il benessere e la stabilità dello Stato. Si sottolinea che tale definizione e le norme di sicurezza nazionale devono essere uniformemente applicate in tutto il Paese, compresa la Regione amministrativa speciale di Hong Kong (RAS). Pertanto, la RAS è chiamata a garantire la sicurezza nazionale in conformità con una visione olistica che si rifletta nei principi e negli obiettivi delineati dalla legislazione nazionale sulla sicurezza.

La definizione di sicurezza nazionale adottata dalla RAS dev’essere coerente con quella stabilita nella Legge sulla sicurezza nazionale della Repubblica Popolare Cinese. Questa definizione comprende la tutela del regime politico, della sovranità, dell’unità e dell’integrità territoriale dello Stato, nonché il benessere del popolo e lo sviluppo economico e sociale sostenibile. Inoltre, si sottolinea la necessità di preservare altri importanti interessi dello Stato, assicurando che essi siano relativamente esenti da pericoli e minacce, sia interne che esterne. L’obiettivo ultimo è quello di mantenere uno stato di sicurezza duraturo per la nazione, nel suo complesso.

La Costituzione della Repubblica Popolare Cinese, insieme alla Legge fondamentale della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong della Repubblica Popolare Cinese, costituiscono il fondamento costituzionale della RASD.

La Costituzione stabilisce chiaramente il dovere di salvaguardare la sicurezza nazionale, sottolineando l’importanza di preservare l’unità nazionale e la solidarietà tra i vari gruppi etnici all’interno del Paese. Essa richiede, altresì, il mantenimento del segreto di Stato, la tutela della sicurezza, dell’onore e degli interessi della nazione, oltre alla responsabilità di difendere la nazione e resistere a qualsiasi forma di aggressione.

L’Art. 1 e l’Art.12 della Legge fondamentale precisano che la RAS è una parte inalienabile della Repubblica Popolare Cinese e che essa costituisce una regione amministrativa locale della RPC. Nonostante sia dotata di un alto grado di autonomia, la RAS rimane strettamente sottoposta all’autorità del Governo Centrale del Popolo (CPG). Da ciò deriva chiaramente il dovere costituzionale della RAS di salvaguardare la sicurezza nazionale.

Questo equilibrio tra autonomia locale ed appartenenza nazionale stabilisce le basi per la cooperazione nella salvaguardia della sicurezza nazionale ed il mantenimento dell’integrità territoriale e dell’ordine interno della Repubblica Popolare Cinese.

La Legge fondamentale è stata adottata nella terza sessione della VII Assemblea nazionale del popolo il 4 aprile 1990 ed è stata ufficialmente promulgata nello stesso giorno. Questo documento costituisce il fondamento legale della RAS di Hong Kong e stabilisce chiaramente le politiche di base della Cina nei confronti della stessa Hong Kong.

La Legge fondamentale, che svolge il ruolo di Costituzione per Hong Kong, è entrata in vigore                        1° luglio 1997, quando il territorio è stato restituito alla Cina dal Regno Unito.

Da sottolineare che, con l’obiettivo di promuoverne una maggiore comprensione della stessa, è stata creata una homepage che fornisce il testo completo della Costituzione e della Legge fondamentale, insieme ad informazioni utili sulla sua promulgazione ed attuazione. Questa homepage include anche materiale promozionale volto a migliorare la comprensione della Legge fondamentale e fornisce collegamenti a siti web correlati[1].

L’obiettivo di questa iniziativa è approfondire la comprensione della Legge fondamentale, un documento di grande importanza storica ed internazionale che incarna l’impegno della Cina verso Hong Kong e costituisce il fondamento del successo continuo della regione.

L’Art. 23 della Legge fondamentale stabilisce che Hong Kong debba promulgare una sua Ordinanza sulla sicurezza nazionale. Tuttavia, finora tale disposizione ha incontrato una forte opposizione da parte dei cittadini di Hong Kong, e gli sforzi del governo per attuare questa Ordinanza non sono stati coronati da successo. Per tale ragione, la Cina, preoccupata per le ampie proteste pro-democrazia a Hong Kong, ha introdotto, nel 2020, la Legge sul mantenimento della sicurezza nazionale. Quest’ultima, ha ricevuto una reazione sia a livello locale che internazionale, regolando il movimento pro-democrazia e rafforzando il controllo sulla regione.

L’introduzione di tale legge ha inciso su tale movimento e sul Consiglio legislativo, il quale ha subìto significativi cambiamenti nella sua composizione, con una predominanza di legislatori filo-cinesi.

Sin dal luglio 1997, quando Hong Kong è stata riunita alla Repubblica Popolare Cinese, gli accademici della RAS hanno strenuamente difeso il loro diritto di esprimere critiche e di praticare la libertà accademica. Questo impegno è stato sostenuto dalla Costituzione Regionale di Hong Kong  (la Legge Fondamentale), che incorpora trattati internazionali sui diritti umani nel diritto interno e contiene protezioni particolarmente dettagliate per la libertà di espressione, la libertà accademica e l’autonomia educativa. Tali disposizioni costituzionali affondano le loro radici nella Dichiarazione congiunta sino-britannica, un trattato bilaterale registrato presso le Nazioni Unite.

L’Art. 23 della Legge fondamentale

Il 19 marzo 2024, il Consiglio legislativo della RAS, ossia il 香港特区立法会 (xiānggǎng tèqū lìfǎ huì), ha unanimemente approvato il “National Security Ordinance Bill”, ovvero “l’Ordinanza sul mantenimento della sicurezza nazionale 维护国家安全条例 (wéihù guójiā ānquán tiáolì), comunemente nota anche come “Ordinanza sulla sicurezza nazionale di Hong Kong (香港国安条例 xiānggǎng guó’ān tiáolì)”.

Il 23 marzo, il progetto di Ordinanza è stato ufficialmente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale (官方期刊 guānfāng qíkān), segnando così il primo passo formale verso la sua attuazione.

È importante notare che il processo legislativo, che ha portato alla creazione di questo progetto di Ordinanza, è stato caratterizzato da una rapida deliberazione e approvazione.

Il governo di Hong Kong, infatti, ha presentato la bozza di Ordinanza al Consiglio l’8 marzo 2024, avviando così le procedure legislative.

De facto, le deliberazioni sul progetto di Ordinanza sono iniziate nello stesso giorno della sua presentazione, evidenziando, così, un’immediata attenzione e priorità nei confronti della questione della sicurezza nazionale. È ancora più notevole il fatto che l’Ordinanza sia stata approvata in soli undici giorni, il che testimonia un apprezzabile impegno nel promuovere rapidamente l’attuazione di misure volte a garantire la sicurezza nazionale del Paese.

Questo evento è avvenuto quasi ventisette anni dopo la riunificazione di Hong Kong con la madrepatria cinese, rappresentando un passo significativo verso l’attuazione della legislazione prevista dall’Art. 23 della Legge fondamentale (基本定律 jīběn dìnglǜ).

La norma conferisce al governo locale il potere di promulgare leggi volte a proibire attività che minacciano la sicurezza nazionale. Il progetto di Ordinanza, in linea con questa disposizione, si concentra su cinque aree specifiche di reati penali soggetti a sanzioni: tradimento, sedizione, violazioni dei segreti di Stato e spionaggio, sabotaggio minaccioso per la sicurezza nazionale e attività condotte da entità esterne che possono mettere in pericolo la sicurezza nazionale.

Una delle caratteristiche principali del progetto di Ordinanza è la sua coerenza, compatibilità e complementarietà con altre leggi esistenti di Hong Kong relative alla sicurezza nazionale, incluso l’Hong Kong State Security Maintenance Act.

Questa sinergia normativa mira a creare un quadro giuridico robusto ed armonizzato per affrontare le minacce alla sicurezza nazionale in modo efficace e completo.

L’obiettivo principale di questo progetto di Ordinanza è garantire la protezione della sicurezza nazionale di Hong Kong, in conformità con la Legge fondamentale ed altre disposizioni giuridiche pertinenti. Allo stesso tempo, si prevede il rispetto dei principi di legalità, giustizia e proporzionalità, garantendo, nel contempo, il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali dei cittadini, nonché il mantenimento dell’ordine pubblico e della stabilità sociale.

Il capo dell’esecutivo della RAS, Lee Ka-chiu, ha dichiarato, nel Consiglio legislativo, dopo l’approvazione dell’Ordinanza, che l’adempimento delle responsabilità costituzionali, sottese                     dall’Art. 23 della Legge fondamentale, rappresenta un passo significativo nella salvaguardia della sicurezza nazionale.

La legislazione sull’Art. 23 è stata affrontata con urgenza e necessità pratica, specialmente considerando gli eventi del 2019, caratterizzati dalla diffusione dell’a c.d. “indipendenza di Hong Kong”, ossia dalla violenza e dalla destabilizzazione sociale.

L’Ordinanza sulla salvaguardia della sicurezza nazionale si fonda su tre principi cardine, come delineato nelle sue disposizioni:

  1. il suddetto principio supremo della politica di “un paese, due sistemi”, il quale si erge come baluardo per la salvaguardia della sovranità nazionale, della sicurezza e degli interessi di sviluppo. Questo principio incarna il fondamento su cui si basa la stabilità e la prosperità della RAS, assicurando che l’integrità territoriale e l’autonomia siano preservate, nel rispetto delle leggi e delle istituzioni nazionali;
  2. il rispetto e la protezione dei diritti umani costituiscono un imperativo categorico. Nell’ambito di questa salvaguardia, si garantisce il pieno godimento dei diritti e delle libertà sanciti dalla Legge fondamentale e dalle disposizioni di due convenzioni internazionali applicate alla RAS: il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali;

Ciò comporta il dovere di proteggere e promuovere la libertà di espressione, di stampa, di associazione, di riunione e di manifestazione, nonché di tutelare i diritti sociali, economici e culturali, nel rispetto delle leggi vigenti;

  1. l’adozione di un approccio equilibrato tra prevenzione, repressione e punizione caratterizza la risposta agli atti ed alle attività che minacciano la sicurezza nazionale.

Tale approccio è ancorato nel principio dello Stato di diritto, che richiede il rispetto delle procedure legali e la garanzia di un processo equo per coloro che sono accusati di violazioni della sicurezza nazionale. La prevenzione attiva è prioritaria nell’identificare e mitigare le minacce alla sicurezza nazionale, mentre la repressione e la punizione vengono applicate in conformità con la legge, assicurando che la giustizia sia amministrata in modo equo ed imparziale;

È bene anche specificare che l’Ordinanza sulla salvaguardia della sicurezza nazionale presenta quattro distintive caratteristiche, ossia essa si distingue I) per la sua convergenza, compatibilità e complementarità legislativa con altre disposizioni inerenti alla sicurezza nazionale della regione;                 II) per l’esperienza giuridica delle giurisdizioni di common law, riflettendo un equilibrio tra l’assimilazione delle migliori pratiche internazionali e l’adattamento alle esigenze locali ed alle peculiarità del contesto hongkonghese; III) per la conformità alle convenzioni di common law ed alla  chiarezza normativa; IV) per l’aggiornamento delle esistenti leggi obsolete e inadeguate.

Attraverso questa azione, si è garantita una maggiore efficacia nella tutela della sicurezza nazionale, rispondendo alle mutevoli sfide e minacce del contesto contemporaneo.

L’Art. 23 della Legge fondamentale di Hong Kong, dunque, rappresenta una delle disposizioni più complesse e dibattute all’interno del contesto legale della regione. Questo Articolo conferisce ad Hong Kong il potere e l’autonomia di promulgare leggi per la tutela della sicurezza nazionale “per conto proprio”, senza l’obbligo di adottare o replicare le leggi sulla sicurezza nazionale in vigore nella Cina continentale. Tuttavia, il testo stesso dell’Articolo introduce concetti e terminologie che possono risultare estranei ai sistemi giuridici di common law ed alle economie libere.

In origine, infatti, una bozza preliminare dell’articolo, negli anni ’80, presentava un linguaggio estremamente vago, affermando che Hong Kong avrebbe “proibito per legge qualsiasi atto volto a minare l’unità nazionale o a sovvertire il governo centrale[2]”.

Questa formulazione generica suscitò critiche, ed il Comitato di redazione della Legge fondamentale intervenne per rivisitare il testo, optando per un elenco di reati specifici. Questa seconda bozza, rilasciata per la consultazione pubblica nel febbraio 1989, prevedeva che Hong Kong avrebbe emanato leggi per proibire atti di tradimento, secessione, sedizione o furto di segreti di Stato.

Tuttavia, il processo di redazione subì un arresto significativo in seguito agli eventi del maggio 1989, quando il governo centrale impose la legge marziale a Pechino.

Al riprendere dei lavori, i rappresentanti della Cina continentale insistettero per una modifica del linguaggio dell’Art. 23, ampliandone la portata. Oggi, questa evoluzione nel processo di redazione della norma riflette le tensioni e le complessità politiche e legali che hanno caratterizzato il rapporto tra Hong Kong e la Cina continentale.

Le modifiche apportate al testo riflettono gli interessi e le preoccupazioni delle diverse parti interessate, mentre la sua interpretazione e applicazione continuano a sollevare questioni delicate e soggette a dibattito all’interno della comunità legale e politica di Hong Kong.

È bene, però, sottolineare che Hong Kong dispone già di un corpus legislativo significativo finalizzato alla tutela della sicurezza nazionale, ovvero:

  1. Crimes Ordinance (Cap. 200).

Questa legge criminalizza il tradimento e la sedizione, fornendo definizioni che talvolta possono essere considerate piuttosto severe. Inoltre, la legge contempla una serie di reati correlati che rientrano nel contesto della sicurezza nazionale.

  1. Official Secrets Ordinance (Cap. 521).

Questa Ordinanza vieta lo spionaggio e la divulgazione di una vasta gamma di informazioni governative considerate sensibili per la sicurezza nazionale.

  • Public Order Ordinance (Cap. 245).

Essa attribuisce al Commissario di Polizia ampi poteri, tra cui la facoltà di vietare processioni pubbliche, dirigere raduni pubblici e stabilire restrizioni di percorso e orario se ritenute necessarie per la sicurezza nazionale.

  1. Societies Ordinance (Cap. 151).

Conferisce al governo autorità estese per controllare la registrazione e il funzionamento delle società, incorporando alcune disposizioni esplicite dell’Art. 23 della Legge fondamentale.

  1. United Nations (Anti-Terrorism Measures) Ordinance (Cap. 575).

Questa Ordinanza, emanata nel 2002, si occupa delle misure antiterrorismo, riflettendo l’impegno di Hong Kong nella lotta contro il terrorismo a livello internazionale.

Il corpus legislativo attualmente in vigore a Hong Kong offre un quadro solido per la protezione della sicurezza nazionale e dell’integrità territoriale della Repubblica Popolare Cinese (RPC).

Pur non avendo disposizioni penali specifiche che proibiscano esplicitamente la “secessione” o la “sovversione[3]” contro il governo centrale, le leggi esistenti affrontano una vasta gamma di attività che potrebbero minacciare la sicurezza nazionale in generale.

Il completamento con successo dell’Art. 23 della legislazione segna un progresso significativo nell’adempimento da parte della RAS di Hong Kong della sua responsabilità costituzionale di salvaguardare la sicurezza nazionale. L’Ordinanza e la legge sulla sicurezza nazionale sono organicamente collegate e costruiscono, congiuntamente, un solido scudo per la RAS, in particolare per la garanzia dell’attuazione costante e di successo di “un paese, due sistemi”.

Note

[1] Sul punto, per maggiori approfondimenti sul tema, consultare il sito web ufficiale, al presente link: Basic Law – Home (EN).

[2] Riferimento normativo: “The Draft Basic Law of the Hong Kong Special Administrative Region of the People’s Republic of China for Solicitation of Opinions, 20 Case Western Reserve Journal of International Law 301 (1988)”. Consultabile al presente link: The Draft Basic Law of the Hong Kong Special Administrative Region of the People’s Republic of China for Solicitation of Opinions (case.edu)

[3] Va notato, tuttavia, che gli atti che rientrerebbero nel reato di “sovversione contro il governo popolare centrale” potrebbero già essere vietati dai reati di tradimento esistenti nell’Ordinanza sui crimini (Cap. 200).

Bibliografia

Sitografia

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