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Il difensore d’ufficio che partecipa a un’udienza di mero rinvio, ha diritto al compenso per l’attività svolta? È giustificata la sua remunerazione, anche in assenza di progressi concreti nel processo? Il tema della liquidazione del compenso al difensore d’ufficio nei procedimenti penali è spesso oggetto di pratiche discordanti e interpretazioni non uniformi. La Seconda Sezione civile della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4539/2025, depositata il 20 febbraio, ha fatto chiarezza su questi aspetti.
Il caso
La decisione trae origine dal ricorso presentato da un difensore d’ufficio a cui era stata negata la liquidazione del compenso per la partecipazione a quattro udienze di rinvio in un procedimento penale in cui l’imputato risultava irreperibile. L’avvocato aveva richiesto il riconoscimento della sua attività, evidenziando che la sua presenza era stata necessaria per garantire la continuità della difesa, ma il giudice di merito aveva rigettato l’istanza, ritenendo che le udienze non avessero comportato un’effettiva attività difensiva. L’avvocato, allora, impugnava l’ordinanza del Tribunale presentando ricorso in Cassazione.
Il diritto al compenso per le udienze di rinvio
La Suprema Corte, con l’ordinanza n. 4539/2025, ha ribaltato questa decisione, chiarendo che la partecipazione alle udienze di rinvio è un’attività meritevole di compenso. La presenza del difensore d’ufficio in udienze di mero rinvio non può essere considerata un’attività priva di rilevanza ai fini della liquidazione del compenso.
La Cassazione ha evidenziato che il difensore ha un ruolo imprescindibile in ogni fase del processo, comprese le udienze in cui il giudice dispone un rinvio per motivi organizzativi o per la ricerca dell’imputato. Tale precisazione è conforme a quanto previsto dall’art. 97 c.p.p. sulla necessità dell’assistenza difensiva continua.
I criteri di liquidazione del compenso
Il parametro normativo di riferimento è l’art. 12 del D.M. 55/2014, che prevede la liquidazione del compenso per ogni fase dell’attività difensiva, senza distinzioni arbitrarie tra le udienze. Secondo la Corte, il tempo impiegato dal difensore può incidere sul quantum del compenso, ma non sulla sua debenza: anche un’udienza interlocutoria comporta un’attività professionale meritevole di retribuzione. L’ordinanza specifica inoltre che il giudice deve valutare la complessità della causa, la durata del procedimento e l’attività effettivamente svolta.
L’obbligo di motivazione del giudice nella liquidazione
Un ulteriore punto chiave dell’ordinanza riguarda l’obbligo di motivazione nella determinazione del compenso. La Cassazione ha chiarito che la liquidazione non può essere ridotta senza un’adeguata giustificazione. Il provvedimento del giudice deve specificare in modo dettagliato i criteri utilizzati per la quantificazione, tenendo conto dell’impegno richiesto al difensore e del numero di udienze cui ha partecipato. La mancata motivazione, secondo la Suprema Corte, rende il provvedimento impugnabile.
Implicazioni pratiche per gli avvocati d’ufficio
Dall’ordinanza emergono alcune indicazioni operative fondamentali per i difensori d’ufficio:
- Documentare l’attività svolta: è essenziale che il difensore tenga traccia dettagliata delle udienze a cui partecipa, specificando le ragioni del rinvio e il ruolo svolto.
- Verificare la congruità della liquidazione: se il compenso è inferiore ai parametri previsti, è consigliabile impugnare la decisione per tutelare i propri diritti.
- Esigere una motivazione adeguata: nel caso di liquidazione insufficiente e priva di adeguata motivazione, il difensore può contestare il provvedimento e richiedere un riesame della decisione.
Riflessioni finali
La Cassazione, con l’ordinanza n. 4539/2025, ha ribadito che il diritto alla difesa non può essere svilito da interpretazioni restrittive della normativa e che la presenza del difensore, anche nelle udienze di mero rinvio, costituisce un’attività essenziale e meritevole di retribuzione.
Questo chiarimento assume particolare rilievo sia per la tutela del diritto di difesa sia per il riconoscimento dell’impegno professionale degli avvocati.
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