Cosa bisogna fare per diventare avvocato? È indifferente che tu voglia diventare un avvocato civilista, un avvocato penalista o un avvocato tributarista: si diventa avvocato seguendo un percorso che non cambia a seconda della specializzazione scelta.
In questa guida troverai tutti i passi necessari e una spiegazione dell’iter per diventare avvocato, dal percorso di studi universitario alla pratica forense, dall’esame di abilitazione all’esercizio vero e proprio della professione.
Troverai alcuni consigli molto utili e tutti i particolari che dovresti sapere prima di intraprendere questo percorso.
Sommario:
- Il percorso di studi: la laurea in giurisprudenza
- La pratica forense
- L’esame di avvocato
- Il giuramento e l’iscrizione all’albo
- Come diventare avvocato in Spagna o in Romania
- Conclusioni
Come diventare avvocato: il percorso di studi e la laurea in giurisprudenza
Il primo passo per diventare avvocato è iscriversi all’Università e conseguire la laurea in giurisprudenza.
Non è necessario aver seguito un indirizzo particolare durante il liceo (classico, scientifico, artistico…): per iscriversi all’università è sufficiente il diploma di maturità.
Nella maggior parte dei casi, l’iscrizione alla facoltà di giurisprudenza è libera e non è previsto un numero chiuso né alcun test di ammissione.
Attualmente le Università offrono differenti percorsi di studi:
- Laurea Magistrale in Giurisprudenza (5 anni)
- Laurea in Giurisprudenza con vecchio ordinamento (4 anni)
- Laurea triennale in Scienze Giuridiche + Laurea Specialistica in Giurisprudenza (cd. 3+2)
Per diventare avvocato puoi scegliere il percorso che preferisci: ciò che conta è essere laureato in giurisprudenza.
La pratica forense
Una volta ottenuta la laurea in legge, è necessario svolgere un periodo di tirocinio legale, anche detto praticantato forense.
Questa fase è fondamentale per il tuo percorso formativo e rappresenta un vero e proprio crocevia per il tuo futuro professionale.
Anzitutto, come ti accorgerai, “giurisprudenza” è una facoltà in cui la teoria è predominante: il 90-95% degli esami è orale e una delle più grandi difficoltà incontrate dagli studenti di legge è proprio quella di immaginare e convogliare nella pratica ciò che hanno appreso.
I neolaureati in giurisprudenza conoscono i principi fondamentali del diritto ma non hanno alcuna idea di cosa significhi essere un avvocato.
Ecco perché è stato introdotto il praticantato: chi vuole diventare avvocato deve svolgere necessariamente un periodo di tirocinio “sul campo”, dopo la laurea.
Inoltre, è in questa fase che dovrai fare la tua prima vera scelta in merito alla branca del diritto che più ti appassiona per specializzarti in essa.
La pratica forense può infatti essere svolta interamente presso uno studio legale o in alternativa, per un periodo non superiore ad un anno, presso le scuole di specializzazione, l’Avvocatura di Stato e le altre strutture idonee di cui ti dirò più avanti.
Fino a qualche anno fa, il periodo di pratica forense necessario per l’iscrizione all’esame di avvocato era di 2 anni.
Oggi, la pratica forense dura 18 mesi.
La pratica forense presso uno studio legale
Sia che tu decida di svolgere l’intero periodo di tirocinio presso uno studio legale, sia che tu scelga di farlo soltanto per un semestre (obbligatorio), dovrai prestare molta attenzione nella scelta del tuo avvocato dominus.
Il dominus dovrà essere un avvocato iscritto da almeno 5 anni all’Albo e sarà il tuo mentore.
Come anticipato, è questo il momento esatto in cui dovrai scegliere che tipo di avvocato vorrai essere: un avvocato civilista, penalista, amministrativista, tributarista, internazionale e via dicendo.
Ovviamente la scelta di una materia non preclude definitivamente l’altra: nel nostro ordinamento, non esiste alcun vincolo di specializzazione e ogni avvocato può esercitare la professione in qualsiasi materia o filone giuridico che ritenga opportuno.
Tuttavia, se svolgerai la pratica legale presso uno studio che si occupa prevalentemente di diritto civile, la tua formazione professionale sarà indirizzata soprattutto, se non esclusivamente, verso quella materia.
Viceversa, se vuoi diventare un avvocato penalista, la scelta del tuo dominus dovrà ricadere su un avvocato esperto di diritto penale.
Potrai sempre tornare indietro e scegliere un altro ramo del diritto: ma un eventuale dietrofront potrebbe rallentare di molto la tua formazione professionale.
Scelta la materia giuridica in cui intendi specializzarti, dovrai essere fortunato a trovare un avvocato che sia davvero in grado di insegnarti.
Trovare uno studio legale disposto ad accogliere un praticante è una missione sempre più ardua, ma non puoi permetterti di perdere tempo appresso ad un professionista sempre indaffarato, che non abbia a cuore il tuo percorso formativo.
In altre parole: se la tua pratica si esaurisce in file davanti a sportelli, fotocopie e collazione di fascicoli, trova il coraggio di cercare un diverso dominus, in grado di insegnarti tutto quello che c’è da sapere sulla professione e trasmetterti le conoscenze e la passione della professione da lui esercitata.
Durante il periodo di pratica, ogni semestre dovrai assistere ad almeno 20 udienze, redigere o coredigere almeno 6 atti e fornire una descrizione delle questioni giuridiche di maggior interesse che hai trattato.
Ti ricordo che è possibile svolgere la pratica presso due avvocati contemporaneamente, previa autorizzazione del Consiglio dell’Ordine competente, qualora uno dei due avvocati non possa garantire al praticante la partecipazione al numero di udienze necessarie.
Il mio ultimo consiglio è di ragionare attentamente sulla specializzazione che intendi acquisire nel corso della pratica forense.
La professione è in continua evoluzione e optare per una materia nuova e con ampie prospettive future (come ad esempio il diritto internazionale, il diritto delle nuove tecnologie, la protezione dei dati personali…) potrebbe essere una scelta più intelligente di quanto credi.
Prendo spunto da questo ultimo discorso per farti una domanda precisa: Sai quanti sono gli avvocati in Italia?
Ti rispondo subito. Secondo una statistica della Digilex aggiornata all’anno 2016, in Italia ci sono oltre 310.000 avvocati.
Considerando che in Italia siamo circa 60,5 milioni, vuol dire che attualmente c’è un avvocato ogni 200 persone.
I dati sono piuttosto impietosi. Cosa possiamo imparare allora da questi numeri e queste statistiche e cosa c’entrano con la pratica forense?
Molto semplicemente, specializzarsi in un settore del diritto più “attuale” e di conseguenza con competitività più bassa, è uno dei migliori strumenti a tua disposizione per emergere dalla massa e costruire un’identità professionale vincente ed esclusiva.
Non lo dimenticare: la scelta giusta può davvero fare la differenza.
La pratica forense presso le scuole di specializzazione e l’Avvocatura di Stato
Come già accennato, il giovane laureato in giurisprudenza può anche decidere di non svolgere tutta la pratica forense all’interno di uno studio legale.
Il periodo di tirocinio forense può infatti essere sostituito fino al massimo di un anno, dalla frequenza e conseguimento di un diploma presso una scuola di specializzazione.
Potrai anche scegliere di svolgere interamente il tirocinio presso l’Avvocatura dello Stato, oppure, per non oltre 12 mesi, presso l’Avvocatura Distrettuale dei Comuni e di altri enti pubblici o presso gli uffici giudiziari.
In alternativa l’aspirante avvocato può inoltre optare per il cd. semestre europeo e scegliere di svolgere il praticantato in un altro Paese dell’Unione Europea, per un periodo non superiore a sei mesi.
Infine con l’entrata in vigore della riforma, lo studente universitario in regola con gli esami potrà anche accedere alla pratica forense prima della laurea (precisamente 6 mesi prima).
Praticante avvocato: retribuzione o rimborso spese?
Vorrei aprire una breve parentesi sul trattamento economico riservato ai praticanti avvocati.
Se vuoi davvero diventare avvocato, è giusto che tu sappia che durante il periodo di tirocinio legale, il praticante non ha diritto a percepire una vera e propria retribuzione.
Ha però diritto ad un rimborso delle spese sostenute per conto dello studio o dell’avvocato.
Inoltre, trascorsi i primi sei mesi di tirocinio, l’avvocato dominus, presso il quale viene svolta la pratica, può riconoscere al praticante un compenso commisurato all’effettivo apporto professionale.
La realtà è che, nella gran maggioranza dei casi e salvo che si riesca a svolgere il praticantato presso un grande studio legale (o presso un dominus davvero onesto), l’attività del praticante avvocato è essenzialmente gratuita.
Il praticante abilitato
Dopo un anno di pratica, il tirocinante può scegliere di conseguire l’abilitazione al patrocinio.
Prima della riforma, il praticante abilitato acquisiva il diritto di difendere autonomamente un proprio cliente in determinate controversie.
Attualmente, con l’abilitazione al patrocinio il tirocinante può invece solamente sostituire in udienza il proprio dominus o altri avvocati appartenenti allo studio.
In particolare, con riferimento alla materia e al valore delle controversie, egli potrà esercitare attività sostitutiva per il dominus:
- in ambito penale, nei procedimenti davanti al Giudice di Pace, in quelli per reati contravvenzionali ed in quelli che rientravano nella competenza del pretore, ossia, in linea generale, i reati puniti nel massimo edittale fino a 4 anni e quelli di cui all’art. 550 c.p.p.;
- in ambito civile, nei procedimenti pendenti di fronte al Giudice di Pace ed al Tribunale in composizione monocratica, senza alcun limite di valore della controversia.
L’esame di avvocato
Concluso il periodo di pratica forense, l’aspirante avvocato dovrà sostenere e superare l’esame di abilitazione alla professione di avvocato.
Attualmente, l’esame di avvocato si divide in due distinte prove: una scritta e una orale.
Lo scritto dell’esame di avvocato consiste nella redazione di:
- un parere in materia di diritto civile;
- un parere in materia di diritto penale;
- un atto giudiziario in materia di diritto civile, penale o amministrativo.
Per poter accedere alla prova orale dell’esame di abilitazione, il candidato dovrà totalizzare almeno una votazione di 90 (ogni prova potrà essere valutata da 1 a 50).
Superata la prova scritta, il candidato dovrà sostenere l’esame orale, con un’interrogazione approfondita sulle 6 materie scelte al momento dell’iscrizione all’esame.
Al termine della prova orale, la commissione di esame, se riterrà meritevole il candidato, lo dichiarerà abilitato all’esercizio della professione forense.
È importante evidenziare che l’esame di avvocato è uno scoglio particolarmente arduo da superare: ogni anno più del 60% di coloro che tentano l’esame di avvocato scritto non viene ammesso all’orale.
E la percentuale di coloro che superano la prova orale non è tanto più alta.
Questo è uno dei motivi principali per cui tanti candidati scelgono di ricorrere al percorso per diventare avvocato in Spagna, di cui ti dirò più avanti.
Ti consiglio quindi di affrontarlo seriamente e di prepararti nel modo migliore possibile se vuoi davvero diventare avvocato.
Il giuramento e l’iscrizione all’Albo degli Avvocati
Superato l’esame di abilitazione all’esercizio della professione forense, per essere avvocato a tutti gli effetti e svolgere la professione forense è necessario iscriversi all’Albo degli Avvocati.
Prima di procedere all’iscrizione, è tuttavia necessario un ultimo passaggio, dal valore più simbolico che formale: il giuramento.
Quest’ultimo avviene a seguito della convocazione presso il proprio Consiglio dell’Ordine di appartenenza, in seduta pubblica mediante la lettura dell’impegno solenne.
Questa è la nuova formula del giuramento:
“Consapevole della dignità della professione forense e della sua funzione sociale, mi impegno ad osservare con lealtà, onore e diligenza i doveri della professione di avvocato per i fini della giustizia ed a tutela dell’assistito nelle forme e secondo i principi del nostro ordinamento”
Dopo aver prestato giuramento e completato l’iscrizione all’albo, potrai esercitare la professione forense: sei finalmente un avvocato!
A questo punto, dovrai procedere al rispetto dei requisiti per l’esercizio della professione: prima di tutto, l’avvocato ha l’obbligo di iscriversi alla Cassa Forense (la cassa di Previdenza degli Avvocati) e di pagare i relativi contributi (dovuti in misura agevolata per i primi 3 anni).
Non solo: per restare iscritti all’albo, gli avvocati dovranno dimostrare l’esercizio “effettivo, continuativo, abituale e prevalente” della professione forense, rispettando alcuni requisiti fondamentali.
Si ricorda infine che, secondo le disposizione previste dal nuovo codice deontologico forense, chi è avvocato non può:
- esercitare la professione di notaio;
- esercitare l’attività di commerciante in nome proprio o in nome altrui;
- essere giornalista professionista, direttore di banca, agente di cambio o appaltatore di un pubblico servizio o di una pubblica fornitura;
- accettare un lavoro dipendente pubblico o privato, anche se consistente nella prestazione di opera di assistenza o consulenza legale, salvo che abbia carattere scientifico o letterario.
Come diventare avvocato in Spagna o in Romania
Come ti sarai accorto, il percorso per diventare avvocato in Italia è particolarmente lungo e tortuoso.
Ecco perché, vista soprattutto la grande difficoltà costituita dall’esame di avvocato, sempre più aspiranti avvocati ricorrono al percorso per diventare avvocati in Spagna o in Romania.
Infatti, in virtù dei principi comunitari della libera circolazione dei lavoratori e del diritto di stabilimento, coloro che acquisiscano il titolo professionale in un paese dell’Unione Europea, ad esempio in Spagna, hanno il diritto di veder riconosciuto il proprio diritto di esercitare la professione forense anche negli altri paesi dell’Unione, compresa l’Italia.
Con riguardo alla Spagna, per diventare Abogado presso un ordine degli avvocati spagnolo si dovrà quindi innanzitutto convalidare in Spagna la laurea in giurisprudenza conseguita in Italia.
Secondo la nuova normativa, sarà poi necessario ottenere un “master en abogacia“, al conseguimento del quale l’interessato potrà chiedere l’iscrizione ad un Collegio di Abogados.
Il percorso per diventare avvocato in Romania è molto simile: dopo aver omologato il titolo di laurea italiano, occorre effettuare uno stage presso un avvocato accreditato (equivalente alla nostra pratica forense, della durata di 2 anni).
In seguito, per diventare Avocat, il candidato dovrà sostenere e superare l’esame di abilitazione in Romania: un esame a crocette su quattro materie: diritto civile, penale e le due procedure, ovviamente in lingua italiana.
Una volta ottenuta la qualifica di Abogado in Spagna o di Avocat in Romania, sarà infine necessaria l’iscrizione in Italia alla sezione speciale dell’albo degli Avvocati stabiliti, che consente appunto l’esercizio in Italia della professione forense da parte di cittadini degli Stati membri dell’Unione Europea che abbiano ivi conseguito l’abilitazione alla professione.
Si ricorda che l’avvocato stabilito non potrà in alcun modo spendere in Italia il titolo di “avvocato” finché non abbia ottenuto apposita dispensa: potrà cioè essere iscritto all’Albo degli avvocati soltanto dopo aver esercitato la professione in Italia per almeno tre anni.
Nel corso di questo periodo, egli dovrà agire d’intesa con un professionista abilitato a esercitare la professione con il titolo di avvocato.
L’intesa dovrà risultare da scrittura privata autenticata o da dichiarazione resa da entrambi al giudice adito o all’autorità procedente.
Conclusioni
Seguendo passo passo le istruzioni descritte nella presente guida potrai diventare formalmente e a tutti gli effetti un avvocato.
Tuttavia, è giusto che ti ricordi un particolare fondamentale: non basta essere avvocato per essere un buon avvocato.
Un buon avvocato non deve mai sentirsi “arrivato”, deve essere sempre pronto ad imparare e deve mostrare ogni giorno umiltà e spirito di sacrificio, aggiornandosi costantemente sulle continue evoluzioni del diritto e studiando con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia del primo giorno di università.
E ricorda sempre: come diceva Piero Calamandrei, maestro del diritto e giurista straordinario, essere un «grande avvocato»
vuol dire avvocato utile ai giudici per aiutarli a decidere secondo giustizia, utile al cliente per aiutarlo a far valere le proprie ragioni.
Utile è quell’avvocato che parla lo stretto necessario, che scrive chiaro e conciso, che non ingombra l’udienza con la sua invadente personalità, che non annoia i giudici con la sua prolissità e non li mette in sospetto con la sua sottigliezza: proprio il contrario, dunque, di quello che certo pubblico intende per «grande avvocato»