L’approvazione dell’AI Act europeo ha segnato un cambiamento nella regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale, introducendo un framework normativo che ridefinisce il panorama della compliance per imprese e professionisti legali. Il regolamento, che dispiegherà i suoi effetti a partire dal 2025, porta con sé una serie di obblighi strutturati secondo un approccio basato sul rischio, destinato a trasformare radicalmente la gestione dei sistemi di AI nel mercato europeo.
Normativa regolamentata dall’AI ACT
Il cuore della nuova normativa risiede nella classificazione dei sistemi di Intelligenza Artificiale in categorie di rischio. Questa categorizzazione, che spazia da rischio inaccettabile ad alto, limitato o minimo, determina un set di obblighi differenziati per le imprese. Particolarmente stringenti sono i requisiti per i sistemi classificati ad alto rischio, che comprendono applicazioni in settori sensibili come sanità, trasporti, servizi finanziari e sistemi di sicurezza. Per questi sistemi, le organizzazioni dovranno implementare rigorosi meccanismi di controllo, garantendo una costante supervisione umana e mantenendo standard elevati di trasparenza e accountability.
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Alcuni report
I dati: una recente ricerca condotta da Deloitte rivela che una buona parte delle aziende europee che utilizzano sistemi di AI non ha ancora avviato un processo strutturato di adeguamento alla nuova normativa. Questa inerzia potrebbe rivelarsi estremamente costosa, considerando il regime sanzionatorio previsto dall’AI Act, che può arrivare fino al 7% del fatturato globale annuo per le violazioni più gravi.
La roadmap per l’adeguamento richiede un approccio metodico e multidisciplinare. Il primo passo consiste nella mappatura completa dei sistemi AI utilizzati dall’organizzazione, seguita da una loro accurata classificazione secondo i criteri del regolamento. Successivamente, le imprese dovranno implementare sistemi di gestione del rischio robusti, che includano processi di testing, validazione e monitoraggio continuo. Un’attenzione particolare dovrà essere dedicata alla documentazione tecnica e alla trasparenza verso gli stakeholder.
Figure professionali ibride
Il mercato sta già rispondendo a queste nuove esigenze con l’emergere di figure professionali ibride. L’AI Legal Engineer rappresenta un nuovo profilo professionale che combina competenze giuridiche e tecniche, fondamentale per navigare la complessità della nuova normativa. Gli studi legali stanno investendo significativamente nella formazione di questi profili specializzati, riconoscendo che la consulenza efficace in materia di AI richiede una comprensione profonda sia degli aspetti legali che dei meccanismi tecnologici sottostanti.
Per le PMI, l’adeguamento alla nuova normativa potrebbe rappresentare una sfida particolarmente impegnativa. Consapevole di questa criticità, la Commissione europea ha previsto misure di supporto specifiche, inclusi toolkit e linee guida dedicati. L’istituzione di “regulatory sandboxes” da parte degli Stati membri offrirà inoltre alle imprese un ambiente controllato per testare soluzioni innovative nel rispetto del nuovo quadro normativo.
Conclusioni
La rivoluzione della compliance AI è solo all’inizio, ma le sue conseguenze sono già chiare: il futuro apparterrà a chi saprà coniugare innovazione tecnologica e conformità normativa in un approccio integrato e sostenibile.