Rassegna giurisprudenziale del 12 novembre

Questa rassegna si propone di esaminare le principali novità giurisprudenziali della settimana.

Responsabilità professionale: la strategia difensiva corretta esclude la colpa dell’avvocato

L’ordinanza n. 28396/2025 della Corte di Cassazione (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione) tratta un caso di responsabilità civile professionale dell’avvocato in materia previdenziale. L’analisi del provvedimento offre chiarimenti sui limiti del sindacato di legittimità circa la valutazione del nesso causale e sulla correttezza della strategia difensiva, con particolare riferimento al rito speciale dell’accertamento tecnico preventivo (ATP) obbligatorio ex art. 445-bis c.p.c.

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Spese di lite e parametri forensi: il giudice deve rispettare i minimi tariffari

La Corte di Cassazione, Sezione Tributaria, con l’ordinanza n. 27268/2025 (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione), torna a chiarire i confini del potere del giudice nella liquidazione delle spese processuali. Al centro della decisione, la questione del rispetto dei minimi tariffari previsti dal d.m. n. 55/2014 e dell’obbligo di motivare ogni riduzione rispetto alla nota spese presentata dalla parte vittoriosa.

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Sezioni Unite: l’errore di diritto del giudice non è sempre illecito disciplinare

Le Sezioni Unite Civili della Cassazione, con la sentenza n. 29201 del 5 novembre 2025 (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione), si sono pronunciate in tema di responsabilità disciplinare dei magistrati, chiarendo i confini tra errore giudiziario e illecito disciplinare. Al centro della decisione, la vicenda che ha coinvolto due magistrate della Corte d’assise di Taranto per la liquidazione abnorme dei compensi agli amministratori giudiziari dell’Ilva, poi corretta d’ufficio. La Corte ha colto l’occasione per ridefinire i criteri che rendono l’errore “grave” e quindi sanzionabile.

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Ricorso prolisso con motivi confusi: quando è inammissibile in Cassazione

La Terza Sezione Civile della Cassazione, con l’ordinanza n. 28195 del 23 ottobre 2025 (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione), ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di autonoleggio, ribadendo che la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali sono condizioni imprescindibili per l’accesso al giudizio di legittimità. L’ordinanza affronta due profili: l’inammissibilità dei motivi formulati in modo disordinato e l’interpretazione dell’art. 196 del Codice della strada, relativo alla responsabilità solidale del locatore dei veicoli.

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Licenziamento per uso improprio del PC aziendale: cosa ha deciso la Cassazione

La Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con la sentenza n. 28365 del 27 ottobre 2025 (clicca qui per consultare il testo integrale della pronuncia), affronta il tema della legittimità dei controlli informatici sui dispositivi aziendali e della responsabilità disciplinare del lavoratore nell’uso degli strumenti digitali. La decisione è espressione dell’orientamento giurisprudenziale che valorizza la trasparenza delle policy aziendali, il principio di proporzionalità e la tutela del patrimonio informativo.

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Equo compenso avvocati: esclusa la retroattività, ma tutelati gli incarichi successivi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29039 del 3 novembre 2025 (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione), ha chiarito che la disciplina dell’equo compenso per gli avvocati, introdotta dall’art. 13-bis della legge n. 247/2012, si applica finanche ai contratti di patrocinio conclusi a seguito dell’entrata in vigore della norma, pure se la convenzione quadro era stata stipulata in precedenza.

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Abusivo frazionamento del credito del professionista: è necessario un oggettivo interesse alla tutela separata

Se più crediti derivano da un rapporto professionale di durata, non è consentita la loro azione in giudizi distinti in assenza di un apprezzabile interesse del creditore alla frammentazione del credito. Lo ha deciso la Cassazione, Seconda Sezione Civile, con l’ordinanza n. 29439 del 6 novembre 2025 (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione).

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Società estinte e debiti tributari: natura successoria della responsabilità dei soci

La questione della responsabilità dei soci per i debiti di una società di capitali dopo la sua estinzione e cancellazione dal Registro delle Imprese rappresenta un aspetto delicato, specie quando entrano in gioco ingenti debiti fiscali.

La problematica si accentua quando la società, prima di estinguersi, ha occultato attivi milionari, omettendo di dichiararli e di inserirli nel bilancio finale di liquidazione. Diventa quindi fondamentale stabilire se i soci possano considerarsi al riparo da qualsiasi pretesa erariale, invocando l’art. 2495 c.c. e la mancata percezione di utili da tale bilancio.

La Corte di Cassazione, Sezione Tributaria, con la recente sentenza  n. 28256 del 2025 (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione), ha fornito una risposta netta, ribadendo la natura successoria della responsabilità dei soci e l’irrilevanza, ai fini dell’azione del Fisco, del fatto che gli attivi non siano transitati nel bilancio di liquidazione.

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Migliorie sull’immobile dell’ex partner: niente rimborso dopo la rottura

La Seconda Sezione Civile della Cassazione, con l’ordinanza n. 28443 del 27 ottobre 2025 (clicca qui per consultare il testo integrale della decisione), si è pronunciata su una controversia di particolare complessità sistematica, nella quale si intrecciano profili di diritto dei beni, disciplina del possesso, rapporti familiari e normativa urbanistico-edilizia.

La questione sottoposta al vaglio di legittimità riguarda, in termini essenziali, la qualificazione giuridica della posizione del partner non proprietario che, nel corso della convivenza e nell’ambito della destinazione dell’immobile a casa familiare, abbia eseguito opere migliorative sul bene altrui, rivendicando – all’esito della cessazione del rapporto – il riconoscimento dell’indennità prevista dagli artt. 1150 e 1152 c.c. ovvero, in via subordinata, il rimborso delle spese sostenute, anche a fronte della contestata abusività di parte degli interventi.

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Iscrizione a ruolo del processo esecutivo senza attestazione di conformità: pignoramento inefficace?

Ipotizziamo che, nell’iscrivere a ruolo il processo esecutivo, tu abbia depositato le copie dell’atto di precetto e dell’atto di pignoramento prive dell’attestazione di conformità. Potresti rimediare producendo i documenti originali alla prima udienza? La giurisprudenza di merito (almeno fino ad adesso) ha oscillato tra la tesi della mera irregolarità sanabile e quella, più rigorosa, dell’inefficacia del pignoramento e l’estinzione del processo esecutivo,  in caso di tardivo deposito delle copie attestate conformi. La Cassazione, con la sentenza n. 28513 del 27 ottobre 2025 (che puoi leggere cliccando qui), ha messo fine a questo contrasto, fornendo una soluzione corrispondente alla lettera dell’art. 557 c.p.c.

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Roberto Molteni
Avvocato cassazionista specializzato nel contenzioso civile e tributario. Collabora con diverse riviste online. Fa parte del network legale internazionale www.mangataavvocati.it.

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