
A pochi giorni dalla decisione del Tribunale di Torino e dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge Delega italiana sull’intelligenza artificiale, arriva una nuovo caso di condanna per responsabilità aggravata, a seguito di uso improprio dell’AI negli atti difensivi. È il Tribunale di Latina, questa volta, con una sentenza del 23 settembre 2025, ad aver individuato nella scarsa qualità di un ricorso redatto con l’intelligenza artificiale e composto da un coacervo di citazioni normative e giurisprudenziali inconferenti, un elemento sintomatico di mala fede e negligenza, tale da giustificare la condanna ex art. 96, comma 3, c.p.c.
Consiglio: per approfondimenti in materia, segnaliamo il volume “La legge Italiana sull’Intelligenza Artificiale”, a cura di Andrea Sirotti Gaudenzi e Vincenzo Franceschelli, disponibile su Shop Maggioli.
La legge Italiana sull'Intelligenza Artificiale
Il volume presenta il primo articolato commento dedicato alla Legge 23 settembre 2025, n. 132, che detta le norme che consentono di disciplinare in ambito italiano il fenomeno dell’intelligenza artificiale e il settore giuridico degli algoritmi avanzati.
Il testo offre una panoramica completa delle principali questioni giuridiche affrontate dal legislatore italiano, tra cui la tutela del diritto d’autore e la disciplina della protezione dei dati personali raccolti per l’addestramento dei modelli e per il funzionamento dei sistemi di intelligenza artificiale.
Sono analizzate tutte le modifiche normative previste dalla nuova legge, che è intervenuta anche sul codice civile, sul codice di procedura civile e sul codice penale, introducendo nuove fattispecie di reato. La puntuale analisi della riforma e il confronto con le fonti europee (l’AI Act e il GDPR) sono accompagnati da schemi e tabelle, e da un agile glossario giuridico.
Vincenzo Franceschelli
Come professore straordinario prima, e poi come ordinario, ha insegnato nelle Università di Trieste, Siena, Parma, Milano e Milano Bicocca. È Vicepresidente del CNU - Consiglio Nazionale degli Utenti presso l’AGCom Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. È stato Visiting Professor presso la Seton Hall University Law School di New Jersey, USA. Direttore responsabile della Rivista di Diritto Industriale e autore di numerose monografie e contributi scientifici in varie riviste.
Andrea Sirotti Gaudenzi
Avvocato e docente universitario. Svolge attività di insegnamento presso Atenei e centri di formazione in Italia e all’estero. È responsabile scientifico di vari enti, tra cui l’Istituto nazionale per la formazione continua di Roma. Direttore di collane e trattati giuridici, è autore di numerosi volumi, tra cui “Manuale pratico dei marchi e brevetti”, “Il nuovo diritto d’autore” e “Codice della proprietà industriale”. I suoi articoli vengono pubblicati su varie testate giuridiche.
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Vincenzo Franceschelli, Andrea Sirotti Gaudenzi, 2025, Maggioli Editore
25.00 €
23.75 €

La legge Italiana sull'Intelligenza Artificiale
Il volume presenta il primo articolato commento dedicato alla Legge 23 settembre 2025, n. 132, che detta le norme che consentono di disciplinare in ambito italiano il fenomeno dell’intelligenza artificiale e il settore giuridico degli algoritmi avanzati.
Il testo offre una panoramica completa delle principali questioni giuridiche affrontate dal legislatore italiano, tra cui la tutela del diritto d’autore e la disciplina della protezione dei dati personali raccolti per l’addestramento dei modelli e per il funzionamento dei sistemi di intelligenza artificiale.
Sono analizzate tutte le modifiche normative previste dalla nuova legge, che è intervenuta anche sul codice civile, sul codice di procedura civile e sul codice penale, introducendo nuove fattispecie di reato. La puntuale analisi della riforma e il confronto con le fonti europee (l’AI Act e il GDPR) sono accompagnati da schemi e tabelle, e da un agile glossario giuridico.
Vincenzo Franceschelli
Come professore straordinario prima, e poi come ordinario, ha insegnato nelle Università di Trieste, Siena, Parma, Milano e Milano Bicocca. È Vicepresidente del CNU - Consiglio Nazionale degli Utenti presso l’AGCom Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. È stato Visiting Professor presso la Seton Hall University Law School di New Jersey, USA. Direttore responsabile della Rivista di Diritto Industriale e autore di numerose monografie e contributi scientifici in varie riviste.
Andrea Sirotti Gaudenzi
Avvocato e docente universitario. Svolge attività di insegnamento presso Atenei e centri di formazione in Italia e all’estero. È responsabile scientifico di vari enti, tra cui l’Istituto nazionale per la formazione continua di Roma. Direttore di collane e trattati giuridici, è autore di numerosi volumi, tra cui “Manuale pratico dei marchi e brevetti”, “Il nuovo diritto d’autore” e “Codice della proprietà industriale”. I suoi articoli vengono pubblicati su varie testate giuridiche.
Il caso: l’opposizione a un avviso di addebito contributivo
Il caso affrontato dal Tribunale di Latina, in qualità di giudice del lavoro, riguardava un ricorso avente ad oggetto l’accertamento negativo di un credito contributivo portato da un avviso di addebito dell’INPS, per un importo di € 8.493,50. Nel corso del giudizio, erano emerse gravi anomalie con riferimento alla gestione del procedimento da parte dell’avvocato dell’attore.
Il ricorrente, secondo quanto emerso dalla memoria di costituzione del convenuto, aveva, infatti, presentato la stessa domanda in un altro procedimento pendente dinanzi al medesimo Tribunale. La parte attrice, inoltre, aveva depositato note di trattazione scritta ex art. 127 ter c.p.c., già il giorno successivo al decreto di fissazione dell’udienza, quindi prima ancora della notifica del ricorso e della costituzione della controparte, scegliendo, quindi, di “non prendere posizione in relazione alle difese ed alla documentazione prodotta dal convenuto”.
La giudice, al fine di chiarire tale contegno processuale e comprendere le ragioni della duplicazione dei giudizi, aveva più volte disposto la comparizione personale della parte ricorrente e del difensore, ma quest’ultimo non si era mai presentato personalmente.
L’infondatezza del ricorso nel merito e la condanna per responsabilità aggravata
Il Tribunale, nel merito, ha dichiarato la domanda manifestamente infondata: la documentazione in atti, in alcun modo contestata dal ricorrente, attestava la regolare notifica dell’avviso di addebito e la successiva prescrizione risultava validamente interrotta dall’intimazione di pagamento impugnata. Il procedimento duplicato, poi, si era concluso con declaratoria di inammissibilità. La decisione è stata redatta ai sensi dell’art. 429 c.p.c., con motivazione semplificata ex art. 132, n. 4, c.p.c. e art. 118 disp. att. c.p.c., facendo applicazione del criterio della “ragione più liquida”.
La giudice, inoltre, ha ritenuto che sussistessero i presupposti della responsabilità aggravata ex art. 96 comma 3 c.p.c. Si legge, infatti, nella sentenza:
«Il ricorso giudiziario – così come tutti gli altri centinaia di giudizi patrocinati dal medesimo difensore, tutti redatti a stampone – risulta evidentemente redatto con strumenti di intelligenza artificiale; tanto è evidente non solo dalla gestione del procedimento (deposito di note ex art. 127 ter c.p.c. il giorno successivo al deposito del decreto di fissazione di udienza) ma soprattutto dalla scarsa qualità degli scritti difensivi e dalla totale mancanza di pertinenza o rilevanza degli argomenti utilizzati; l’atto è infatti composto da un coacervo di citazioni normative e giurisprudenziali astratte, prive di ordine logico ed in gran parte inconferenti rispetto al thema decidendum ed, in ogni caso, tutte manifestamente infondate. In questa situazione, si giustifica una condanna ex art. 96 comma 3 c.p.c.».
Il Tribunale di Latina, quindi, a seguito della gestione anomala del procedimento da parte del difensore, dell’uso dell’AI nella redazione del ricorso contenente citazioni inconferenti (così come negli altri giudizi patrocinati dal medesimo avvocato), e del fatto che il ricorrente non avesse preso posizione rispetto alle difese della controparte, ha qualificato l’azione come introdotta in malafede o con grave negligenza, condannando al pagamento di somme sia in favore della controparte che della cassa delle ammende.
Essere “bravi avvocati” nell’era dell’intelligenza artificiale: cosa significa?
Si susseguono le condanne per responsabilità aggravata a causa di un uso improprio dell’AI negli atti difensivi: la questione è particolarmente interessante, anche perché si tratta dei primi casi in Italia in cui la giurisprudenza si confronta con le conseguenze concrete dell’impiego dell’intelligenza artificiale nel settore legale.
Non si può rimanere inerti di fronte al cambiamento e far finta che l’AI sia appannaggio esclusivo di esperti informatici e programmatori. L’intelligenza artificiale funge da supporto al lavoro quotidiano di tanti avvocati che la utilizzano per scopi diversi. Ecco perché la formazione finalizzata a farne un uso responsabile è ormai diventata un’esigenza, più che una scelta.
Se si crede, tuttavia, di poter affidare alla macchina l’incarico principale, ossia quello di difendere il cliente, allora è giusto che l’avvocato paghi le conseguenze del suo “non lavoro”. Certamente l’AI, nel tempo, sarà in grado di fornire risposte sempre più precise, ma se ci si abitua a “delegare”, si finirà col non pensare più.
E allora cosa significa essere un “bravo avvocato” nell’era dell’intelligenza artificiale? Vuol dire non subire il cambiamento, ma dominarlo, conoscere le norme che regolano la materia, formarsi, restando però sempre consapevoli del proprio ruolo professionale.
Consiglio: il Master in Intelligenza Artificiale per Imprese, Professionisti e Avvocati è un percorso formativo avanzato, progettato per fornire alle aziende e ai professionisti del settore legale le conoscenze e le competenze necessarie per orientarsi e utilizzare al meglio le potenzialità dell’AI generativa (clicca qui per iscriverti).