Valore probatorio della procura alle liti e modalità di contestazione

La Seconda Sezione Civile della Corte di Cassazione, con l’ordinanza 3653/2025, depositata il 13 febbraio, ha affrontato un’importante questione relativa alla validità della procura alle liti e al suo disconoscimento da parte del cliente. Il caso ha origine da una richiesta di pagamento di compensi professionali avanzata da un avvocato nei confronti di un cliente che ha contestato l’esistenza del mandato. La decisione della Corte affronta due aspetti cruciali: il valore probatorio della procura alle liti certificata dal difensore e le modalità con cui essa può essere contestata. Per un approfondimento su queste tematiche, ti consigliamo il “Formulario commentato del nuovo processo civile”, aggiornato alle ultime novità normative e giurisprudenziali. 

Trovi il testo dell’ordinanza qui ==> Cass. civ., sez. II, ordinanza 13 febbraio 2025, n. 3653

Analisi del caso

Un avvocato aveva richiesto il pagamento dei compensi professionali a seguito dell’assistenza prestata per un ricorso ex lege n. 89/2001 davanti alla Corte d’Appello di Perugia. Il cliente, tuttavia, ha negato di aver mai conferito un mandato e ha disconosciuto la firma apposta sulla procura alle liti.

La Corte d’Appello di Perugia ha respinto la domanda. Secondo i giudici, non c’erano elementi sufficienti per dimostrare l’esistenza del contratto di mandato. In particolare, la Corte ha osservato che non risultavano altri elementi, neanche indiziari, che potessero supportare la tesi dell’avvocato. Inoltre, ha rilevato che il ricorrente non aveva richiesto la verificazione della firma sulla procura, rinunciando così a far valere il documento come prova. Infine, è emerso che il procedimento principale per il quale l’avvocato affermava di aver ricevuto mandato era stato dichiarato estinto per inattività proprio dello stesso professionista, un elemento che la Corte d’Appello ha ritenuto sintomatico dell’assenza di un incarico effettivo.

Di fronte a questa decisione, l’avvocato ha presentato ricorso per Cassazione. Ha denunciato la violazione delle norme di diritto processuale, sostenendo che il disconoscimento della procura alle liti non avrebbe dovuto essere considerato determinante. Infatti, secondo la normativa, una simile contestazione può avvenire solo tramite querela di falso.

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Valore probatorio della procura alle liti: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendo errata la decisione della Corte d’Appello. In particolare, ha chiarito che il disconoscimento della firma sulla procura alle liti non può automaticamente privare il documento della sua efficacia probatoria. La certificazione dell’autografia della sottoscrizione effettuata dall’avvocato, ai sensi dell’art. 83 c.p.c., ha valore probatorio pieno e può essere contestata solo mediante querela di falso.

Secondo la Suprema Corte, la Corte d’Appello ha sbagliato nel ritenere necessaria la verificazione della firma, trascurando il principio per cui l’autenticazione della procura da parte del difensore costituisce un atto di rilevanza pubblicistica. L’avvocato, infatti, assume il ruolo di pubblico ufficiale nel momento in cui certifica la sottoscrizione. Questa qualifica conferisce alla procura una presunzione di veridicità, che può essere superata solo con la querela di falso, unico strumento idoneo a contestarne l’autenticità.

Inoltre, la Cassazione ha richiamato precedenti giurisprudenziali (Cass. 1860/2008, Cass. 17473/2015, Cass. 15170/2014, Cass. 19785/2018) per ribadire l’importanza della querela di falso in simili contenziosi. Ha sottolineato che un diverso approccio, come quello adottato dalla Corte d’Appello, potrebbe compromettere la certezza del diritto e la stabilità degli atti processuali.

Per questi motivi, la Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e rinviato la causa alla Corte d’Appello in diversa composizione. Il nuovo giudizio dovrà conformarsi ai principi espressi dalla Suprema Corte e riesaminare il caso alla luce di tali indicazioni.

Conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione è di particolare rilievo per gli operatori del diritto. Essa riafferma il valore probatorio della procura alle liti certificata dal difensore e chiarisce le modalità con cui può essere contestata. Il principio affermato garantisce la certezza del mandato professionale e rafforza il ruolo del difensore come pubblico ufficiale nell’attestazione delle procure.

Il rinvio alla Corte d’Appello  consentirà un riesame del caso, garantendo una corretta applicazione dei principi giuridici in materia di disconoscimento della procura alle liti.

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