Sezioni Unite: la non autenticità del testamento olografo va contestata mediante un’azione di accertamento negativo

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza del 15 giugno 2015 n. 12307 hanno risolto il contrasto relativo allo strumento processuale utilizzabile per contestare l’autenticità del testamento olografo.

Sulla questione si sono diacronicamente contrapposti due orientamenti.

Secondo un primo indirizzo, il testamento olografo trova la sua legittima collocazione tra le scritture private, con la conseguenza che, sul piano della efficacia sostanziale, è necessario e sufficiente che colui contro il quale sia prodotto disconosca (rectius, non riconosca) la scrittura. Di contro, la parte che abbia invece interesse a che la scrittura conservi la sua efficacia, deve dimostrare la sua provenienza dall’autore apparente.

Alla luce di tale primo orientamento, l’onere della proposizione dell’istanza di verificazione del documento contestato incombe su colui il quale vanti diritti in forza di esso, cui spetta la dimostrazione della qualità di erede, mentre nessun onere, oltre quello del disconoscimento, grava sul primo.

Un secondo orientamento, pur senza iscrivere il testamento olografo nella categoria degli atti pubblici, ne evidenzia invece l’elevata rilevanza sostanziale e processuale, di talché la contestazione della sua autenticità si risolve in un’eccezione di falso, e deve essere sollevata soltanto nei modi e con le forme di cui all’art. 221 e ss. c.p.c., con il conseguente onere probatorio a carico della parte che contesti la genuinità della scheda testamentaria.

Le Sezioni Unite, dopo aver approfonditamente illustrato le origini, l’evoluzione e le conseguenze sul piano sostanziale e processuale di ciascun orientamento, hanno superato la quaestio iuris adottando una terza via, ossia quella predicativa della necessità per la parte interessata di proporre un ‘azione di accertamento negativo della non autenticità del testamento.

Secondo il Collegio, infatti, la proposizione di un’azione di accertamento negativo che ponga una questio nullitatis in seno al processo consente sia di rispondere all’esigenza di mantenere il testamento olografo definitivamente circoscritto nell’orbita delle scritture private sia di evitare che la soluzione della controversia si disperda nei rivoli di un defatigante procedimento incidentale quale quello previsto per la querela di falso, consentendo di pervenire ad una soluzione interna al processo principale.

Ma non solo. Tale soluzione permette, altresì, di evitare l’equiparazione del testamento olografo ad una qualsivoglia scrittura proveniente da terzi e, al contempo, di aggravare la posizione processuale dell’attore che si professa erede, riversando su di lui l’intero onere probatorio del processo in relazione ad un atto innegabilmente caratterizzato da una sua intrinseca forza dimostrativa.

E’ stato, pertanto, affermato il principio secondo cui la parte che contesti l’autenticità del testamento olografo deve proporre domanda di accertamento negativo della provenienza della scrittura e, secondo i principi generali dettati in tema di accertamento negativo, l’onere della relativa prova grava sulla parte stessa.

(Corte di Cassazione, Sezioni Unite civili, sentenza n. 12307 del 15 giugno 2015)

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