Accade spesso che una successione ereditaria si trovi in una situazione di stallo: gli eredi non dichiarano immediatamente se accettano o meno l’eredità, e i beni del defunto restano in un limbo giuridico. Questo stato di incertezza non solo lascia il patrimonio senza una guida, ma potrebbe esporlo a rischi di deterioramento o dispersione. A rispondere a questa necessità di protezione interviene l’istituto dell’eredità giacente, disciplinato dagli artt. 528-532 c.c. L’obiettivo dell’eredità giacente è chiaro: tutelare il patrimonio fino a quando gli eredi decidono di accettare l’eredità oppure, in mancanza di successibili, fino alla devoluzione dei beni allo Stato. Sebbene si tratti di un istituto giuridico di nicchia, esso rappresenta un elemento cruciale per garantire ordine e continuità nella gestione patrimoniale.
Per approfondire ulteriormente l’argomento e ottenere strumenti pratici per una gestione efficace delle successioni, vi invitiamo a consultare il volume “Come gestire l’eredità giacente” disponibile sul sito di Maggioli Editore.
Centralità del curatore nell’eredità giacente
Quando il giudice rileva una situazione di eredità giacente, nomina un curatore. Questa figura svolge una funzione di fondamentale importanza: preservare e amministrare il patrimonio ereditario. Non è un compito semplice, perché richiede competenze tecniche, capacità organizzative e una rigorosa osservanza dei limiti imposti dal mandato giudiziale. Il curatore non diventa mai proprietario dei beni che amministra, ma agisce come un custode incaricato di garantire la conservazione del patrimonio nell’interesse di tutte le parti coinvolte: eredi, creditori e Stato.
Questioni fiscali e giurisprudenza
Uno degli aspetti più complessi che il curatore si trova ad affrontare riguarda le implicazioni fiscali. Deve, ad esempio, presentare la dichiarazione di successione, anche se gli eredi non hanno ancora accettato formalmente l’eredità. Questo obbligo nasce dal fatto che, secondo la giurisprudenza, è la chiamata all’eredità a costituire il presupposto dell’imposizione tributaria, e non l’accettazione della stessa.
Una massima importante della Corte di Cassazione stabilisce: “Ai fini dell’imposta di successione, il presupposto dell’imposizione tributaria è costituito dalla chiamata all’eredità, non già dall’accettazione della stessa.” (Ordinanza n. 22175/2020). Questa regola chiarisce che, indipendentemente dalla decisione finale degli eredi, gli obblighi fiscali non possono essere ignorati. Sul fronte delle responsabilità fiscali, la Corte di Cassazione ha inoltre precisato che “Il curatore dell’eredità giacente è tenuto al pagamento dei tributi successori nei limiti del valore del patrimonio ereditario.” (Ordinanza n. 27081/2024). Ciò significa che non risponde mai con il proprio patrimonio personale, un principio che lo protegge da eventuali eccessi di responsabilità e gli consente di operare senza pressioni indebite.
Per approfondire ulteriormente l’argomento e ottenere strumenti pratici per una gestione efficace delle successioni, vi invitiamo a consultare il volume “Come gestire l’eredità giacente” disponibile sul sito di Maggioli Editore.
Come gestire l’eredità giacente
Il presente volume vuole offrire una pratica guida all’operatore che intenda affacciarsi al non sempre agevole incarico di curatore dell’eredità giacente. Attraverso il confronto delle linee guida e la ricognizione delle prassi in uso in numerosi uffici giudiziari, il lettore viene guidato lungo tutto l’iter del procedimento di giacenza ereditaria, dai suoi presupposti alla sua conclusione, fino alle problematiche e questioni più frequenti che si manifestano nelle fasi successive alla chiusura. L’utilità di una raccolta organica risponde all’esigenza di proporre le migliori prassi forensi e mappare le procedure che spesso differiscono in modo significativo all’interno dei singoli distretti giudiziari. Completano il volume un Formulario, disponibile anche online in formato editabile, e una sezione dedicata alle risposte ai quesiti più frequenti.
Maria Schettino
Avvocato, curatore di eredità giacente presso il Tribunale di Milano. Consulente esterno sul territorio nazionale e patrocinante nei contenziosi giudiziali in ambito successorio e di curatele di eredità giacente.
Rosa Anna Fumarola
Curatore di eredità giacente presso il Tribunale di Milano. Consulente esterno sul territorio nazionale e patrocinante nei contenziosi tributari in materia di imposte di successione.
Differenza tra giacenza e vacanza
È frequente la confusione tra eredità giacente ed eredità vacante. La differenza principale risiede nella presenza o assenza di eredi noti. Nell’eredità giacente, gli eredi ci sono ma non hanno ancora manifestato la propria volontà di accettare; nell’eredità vacante, invece, non vi sono successibili identificabili. La giurisprudenza ha chiarito: “La responsabilità fiscale del curatore dell’eredità giacente è limitata al valore dei beni amministrati e non si estende oltre tale valore.” (Ordinanza n. 13456/2023).
Tutela dei creditori
Un aspetto del lavoro del curatore è rappresentato dalla protezione dei diritti dei creditori. In virtù del principio della par condicio creditorum, il curatore deve assicurare che tutti i creditori abbiano pari opportunità di soddisfazione dei propri crediti, evitando favoritismi o discriminazioni. La Corte ha osservato che “Il curatore deve operare nell’interesse degli eredi e dei creditori, garantendo una par condicio tra i creditori stessi.”
Conclusioni
L’eredità giacente è molto più di un semplice meccanismo giuridico: è uno strumento pensato per garantire continuità e ordine in situazioni di incertezza successoria. Grazie alla figura del curatore e alle tutele previste dal nostro ordinamento, questo istituto permette di salvaguardare il patrimonio e i diritti di tutte le parti coinvolte.