Diritti televisivi per lo sport in Italia

Se andiamo a prendere in considerazione, nel particolare, le principali fonti di guadagno per i club, è affascinante constatare che in Italia i ricavi maggiori provengono dalla distribuzione dei diritti televisivi, visto che rappresentano oltre il 50% dei ricavi totali[1], mentre il resto proviene dalle entrate dovute alle sponsorizzazioni e altre attività, come ad esempio il merchandising.
È necessario sottolineare, inoltre, che, se all’estero la crescita è stata sostenuta e stabile (vd. Inghilterra)[2], in Italia la crescita dei ricavi è quasi completamente dovuta ai contratti di pay-tv, ed è dunque normale domandarsi come si sarebbe evoluto il calcio europeo negli ultimi 20 anni senza, per l’appunto, l’epocale cambiamento portato dalle pay-tv.

Un passo indietro nel tempo: i motivi dell’assenza dei diritti televisivi

Il 24 gennaio del 1954 fu una data storica: stiamo facendo riferimento alla prima partita trasmessa in tv in Italia[3].
Inizialmente, però, coloro che ne usufruivano erano un numero limitato (88mila nel ’54) a causa dell’elevato costo del canone, mentre per quanto riguardava il massimo campionato italiano, veniva trasmesso solo un tempo di una partita alle 19 della domenica (mentre in diretta televisiva andavano soltanto le partite della Nazionale e delle Coppe Europee)[4].
Fino a quel momento, non esisteva un modello legato alla vendita dei diritti televisivi degli incontri di calcio italiano; tale argomento diventò materia di discussione nel periodo compreso tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80[5]: detto ciò, qualsiasi rete privata aveva la possibilità di accedere agli impianti sportivi per trasmettere la partita[6].
Fino al 1980, all’argomento diritti televisivi, sia in chiaro sia criptati, non veniva attribuita la giusta importanza[7], ragione per cui le società erano in grado di ricavare guadagno dai soli biglietti venduti per assistere alle partite[8] e, quindi, il modello italiano era economicamente organizzato sui soli proventi degli spettatori (paganti ed abbonati)[9]. In quel periodo, come sottolineato, non esistevano canali a pagamento e la vendita dei diritti tv era legata solo alle emittenti in chiaro (ossia la RAI), che divenne concessionario unico della Lega Calcio per la trasmissione del calcio in tutta Italia e, questo modello, durò dal 1978 al 1993, quando arrivò la grande rivoluzione legata alla vendita dei diritti televisivi[10].
Le prime emittenti private locali, nate nel corso degli anni Settanta, non avevano approfittato di questo tipo di possibilità, essenzialmente per due ragioni: organizzative e strumentali, in quanto la pubblicità non rappresentava una fonte di profitto ampio, tant’è che gli introiti pubblicitari della RAI erano legati soprattutto a Carosello [11].
Non va dimenticato anche il fatto che, per ragioni legate fondamentalmente alla tradizione popolare, le partite erano concentrate tutte nel corso della domenica pomeriggio, orbene questa situazione rendeva il quadro generale ulteriormente complicato per quanto riguardava la commercializzazione dei diritti televisivi[12].
L’istituto giuridico dei diritti televisivi in vendita venne importato in Italia nel 1980, riprendendo l’esempio del modello angloamericano[13] e, a testimonianza di ciò, ci sono le delibere e i relativi contratti tra la Rai e la Lega Calcio, che fino a quel momento non avevano alcun rapporto giuridicamente connotato.
Tale modifica avvenne in maniera definitiva grazie al passaggio di consegne alla presidenza della Lega Calcio tra Renzo Righetti e Antonio Matarrese[14].
Cosa accadde essenzialmente? La Lega Calcio, in cambio di una somma pari a 3 miliardi di lire, attribuiva alla Rai l’ammissibilità delle telecamere negli stadi per le riprese delle partite e, materialmente, questa decisione ha fatto sì che venissero chiusi i cancelli degli stadi ai cameramen delle televisioni private.
Lo scopo dell’istituto consisteva nel fatto che la Rai (non in qualità di ente pubblico) diventasse concessionario della Lega Calcio, trasmettendo il calcio gratuitamente in tutta Italia[15].

Accordi tra Lega Calcio e Telepiù

Il concetto di calcio visibile gratuitamente a tutti fu superato solo nel 1993, considerato l’anno di svolta[16]: la Lega Calcio, che tutelava club di Serie A e B, ritenne necessario porre fine al rapporto commerciale con la televisione pubblica perseguendo un determinato obiettivo, ossia quello di costituire un bando per commercializzare ai privati i diritti TV e, di conseguenza, far guadagnare maggiori introiti alle squadre italiane[17].
Alla luce della svolta del ’93 sul piano dei diritti televisivi è necessario fare una considerazione a proposito dell’azione compiuta dalla Lega Calcio, per cui venne introdotta la distinzione tra diritti criptati e diritti in chiaro[18]. Dal 1993 in poi, soprattutto in seguito all’introduzione degli strumenti di diffusione delle immagini con sistemi criptati, si verificarono iniziative delle maggiori società di calcio per vendere individualmente i diritti. La Lega Calcio diede inizio alle trattative con la RAI, tenendo in considerazione l’avvicinamento della scadenza del contratto dei diritti in chiaro, l’azione era anche dovuta al fatto che RTI (Reti Televisive Italiane) non aveva manifestato alcun interesse[19]. Allo stesso tempo, però, la Lega Calcio decise di lavorare su più campi, ragione per cui ebbero inizio le negoziazioni con la piattaforma tv a pagamento Telepiù[20] per i diritti a pagamento, e più precisamente per la trasmissione criptata di specifiche partite[21].
Facendo ordine, quindi, il 7 luglio 1993, la Lega Calcio arrivò a stipulare un contratto con la RAI, la quale si assicurava per il periodo compreso tra il 1993 e il 1996[22], i diritti televisivi in chiaro del Campionato di calcio di Serie A e B e della Coppa Italia per un corrispettivo di 135 miliardi di Lire annuale[23]. Il 21 luglio, invece, la Lega Calcio concludeva il contratto con Telepiù[24], avente ad oggetto la cessione dei diritti televisivi criptati di 28 gare del Campionato di Serie A e di 32 del campionato di Serie B, a fronte di un corrispettivo complessivo di 44,8 miliardi di Lire a stagione[25].
E pensare che, almeno inizialmente, il servizio di Pay-tv non incontrò il favore degli utenti televisivi e dopo i primi 7 mesi di programmazione crittografata le perdite per Telepiù S.p.A. toccavano i 150 miliardi di lire[26]. La svolta arrivò nella primavera del 1993, mentre l’azienda mostrava ancora forti perdite di bilancio, i soci entrarono in trattativa con la Lega Calcio raggiungendo un accordo per trasmettere a pagamento e in diretta un posticipo della Serie A, e così il 29 agosto 1993 alle ore 21, in occasione della prima giornata del campionato di Serie A 1993-1994, l’Italia trasmetteva un match (Lazio-Foggia) in diretta ed a pagamento per la prima volta[27]. Va menzionato che l’insorgenza dei diritti in chiaro nasceva dalla volontà di circoscrivere ai soli possessori di un abbonamento la visione televisiva degli incontri, con lo scopo di aumentare gli introiti per le società di calcio[28].

Dal 1999-2000: l’introduzione dei diritti soggettivi

In quel periodo la Lega Calcio Italiana non si occupava più dei broadcaster, ma erano le singole società a gestire autonomamente la commercializzazione dei diritti tv per le partite casalinghe. Di conseguenza, la principale innovazione è stata l’eliminazione del principio della contrattazione centralizzata, per cui i club di Serie A e di Serie B divennero gli unici titolari dei diritti televisivi[29].
Con il decreto-legge n.15 del 30 gennaio 1999[30], contenente Disposizioni urgenti per lo sviluppo equilibrato dell’emittenza televisiva e per evitare la costituzione o il mantenimento di posizioni dominanti nel settore radiotelevisivo, si stabilì che un singolo operatore potesse acquisire un massimo del 60% dei diritti in forma codificata per gli incontri di serie A: il campionato di calcio, in quanto prodotto commercializzabile, non era più un pacchetto unico da vendere in blocco[31].
Questa innovazione aprì la strada alle società di calcio di Serie A e di Serie B per determinare in forma codificata la titolarità dei diritti televisivi delle partite casalinghe: è questo il principio di soggettività dei diritti televisivi criptati, nella conversione del decreto[32].
La norma, inoltre, stabilisce che “nel caso in cui le condizioni dei relativi mercati determinano la presenza di un solo acquirente il limite indicato può essere superato ma i contratti di acquisizione dei diritti in esclusiva hanno durata non superiore a tre anni.[33]
In seguito all’intervento del Governo e all’avvio dell’istruttoria dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, la Lega Calcio, nell’Assemblea del 19 marzo 1999, decise di modificare il proprio Regolamento interno ed elaborò un nuovo piano di mutualità relativo alla ripartizione degli introiti per il periodo 1999-2005[34].
La possibilità di concludere soggettivamente i contratti-pay diede vita ad un nuovo potere e nuova forza economica per i grandi club, le cui partite sono contese dalle due piattaforme digitali (Telepiù e Stream) perché danno la possibilità di avere la parte più importante degli abbonamenti.
La svolta del 1999, dunque, consente l’esplosione del valore dei diritti criptati: se nella stagione precedente Telepiù versava alla Lega 112 milioni di euro, nel 1999-2000 le due pay-tv italiane riconoscono ai club 408 milioni[35].
Non è un caso che l’espansione del criptato sia coincisa con l’inversione di tendenza del chiaro: prova ne sia che per la prima volta nella storia, la Rai ha siglato un accordo per campionato e Coppa Italia per una cifra inferiore rispetto al contratto precedente.

Il periodo tra il 2002 ed il 2005: tentativi di modificare rapporti di forza all’interno del sistema di contrattazione dei diritti televisivi

Stream acquista Telepiù, dando vita a SKY[36] e, nel frattempo, delle piccole società danno vita a Gioco Calcio[37]. A causa di alcuni problemi nati in quest’ultimo, SKY diventò così monopolista naturale nel settore dei diritti televisivi criptati nella piattaforma del digitale satellitare[38].
A partire dal 2005, inoltre, il campionato di Serie A venne distribuito su 6 piattaforme in forma codificata a pagamento.
Cosa stava accadendo di preciso? SKY utilizza il digitale satellitare, mentre Mediaset e LA7 sono entrate nel mercato grazie allo sviluppo del digitale terrestre.
Telecom Italia e SKY utilizzano la tecnologia ADSL (Broadband Internet) per trasmettere rispettivamente dal portale Rosso Alice e dal sito SKY[39].
Sugli accordi del 2004, con cui le principali squadre di calcio si sono accordate in maniera individuale con un unico soggetto per la trasmissione delle partite sul digitale terrestre, l’Autorità Garante della concorrenza ed il mercato ha aperto una procedura per abuso di posizione dominante, recando tra l’altro per detti contratti opzioni e prelazioni tali da impegnare il mercato fino al 2016.
La procedura si è conclusa, nel giugno 2006, con una deliberazione nella quale si afferma che la stipula di detti contratti configura una violazione dell’art. 82 del Trattato CE, contenendo esclusive per periodi maggiori di tre anni e clausole di prima negoziazione e di prelazione la cui apposizione ed il cui esercizio non sono consentiti ad un operatore in posizione dominante[40].

La Legge Melandri del 2008

Il Decreto Legislativo 9 gennaio 2008, n. 9 ossia, disciplina della titolarità e della commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi e relativa ripartizione delle risorse, è entrato in vigore il 16/2/2008[41]. Il presente decreto legislativo reca, in attuazione dei principi e dei criteri sanciti dalla legge 19 luglio 2007, n. 106[42], disposizioni volte a garantire la trasparenza e l’efficienza del mercato dei diritti audiovisivi degli eventi sportivi di campionati, coppe e tornei professionistici a squadre e delle correlate manifestazioni sportive, organizzati a livello nazionale, ed a disciplinare la ripartizione delle risorse economiche e finanziarie assicurate dalla commercializzazione in forma centralizzata di tali diritti, in modo da garantire l’equilibrio competitivo fra i soggetti partecipanti alle competizioni e da destinare una quota di tali risorse a fini di mutualità[43].
Questa legge ha ribaltato alcuni elementi previsti dalla legge del 1999, i club e le leghe in Italia tornarono ad avere la contitolarità dei diritti tv, da commercializzare in pacchetti che debbono tener conto dell’impossibilità di cessione delle trasmissioni in diretta esclusivamente ad un solo soggetto[44].
Si passa anche al cambio di definizione del bene che passa da diritti televisivi a diritti audiovisivi, non si tratta solamente di un cambio linguistico, ma di una visione che estende la proprietà del bene alle immagini delle partite o alla riproduzione parziale, tutto ciò per tutelare chi acquista l’eventuale pacchetto di diritti.
Cosa prevedeva la Legge Melandri? L’art. 10 della Legge Melandri, risalente al 2008, prevede oggi che l’assegnazione dei diritti televisivi non possa superare i tre anni e, dunque, Dazn si è aggiudicata i diritti per il periodo compreso fra la stagione 2021/22 fino alla stagione 2023/2024[45].
Perché la Serie A ne chiedeva la modifica? La Legge Melandri risale, come detto, al 2008 e, secondo chi ha una visione differente, non è più in linea con l’attuale contesto competitivo. In particolare, la durata triennale non consentirebbe ai broadcaster di programmare gli investimenti e, di conseguenza, li porterebbe a offrire somme più basse alla Serie A rispetto ad altri campionati.
Il governo Meloni nel dicembre del 2022 ha modificato la Legge Melandri reggente l’assegnazione dei diritti televisivi per la Serie A[46]: Se il periodo massimo di assegnazione finora era di 3 anni, dal 2024 il limite sarà di 5 anni così da dare ai broadcaster leader del settore di avere più tempo per lavorare sul prodotto e sulla sua qualità[47].

 La situazione attuale in Italia

Ad oggi in Italia sono due le emittenti televisive che trasmettono la Serie A, Sky Sport e DAZN[48]. Il numero di partite che trasmetteva Sky Sport era di 266 partite (7/10 per ogni settimana), mentre l’altra emittente trasmetteva 114 partite (3/10) (questo diritto è stato assegnato per ben due volte). La prima volta il diritto è stato acquistato da Mediapro[49], che però non ha presentato le garanzie bancarie necessarie e, di conseguenza, la Lega ha riaperto alle altre emittenti televisive.
Per il triennio seguente, ossia 2021-2024: DAZN ha iniziato a trasmettere in Italia tutte le 380 partite della serie A per tutti e tre gli anni sulla sua piattaforma streaming, mentre Sky solo 3 partite a giornata (un totale di 114 match a stagione)[50].
Va anche tenuto presente che, in Italia, il Parlamento ha approvato un regolamento che vieta a una singola emittente il diritto di trasmettere più del 70% delle partite in diretta[51].
La stagione 2024-25 segnerà un’altra svolta: la vendita dei diritti tv della Serie A non avverrà più su base triennale ma quinquennale[52]: La Lega Calcio ha già assegnato a DAZN e SKY i diritti televisivi delle prossime cinque stagioni del campionato per un totale di 900 milioni di euro l’anno, in ribasso rispetto agli ultimi bandi (la cifra però potrebbe aumentare nel momento in cui dovesse incrementare il numero di abbonati DAZN e, automaticamente, anche il suo fatturato)[53].

La situazione dei diritti televisivi in campo europeo

All’inizio degli anni ’90, le emittenti televisive versano ogni anno una somma considerevole nelle casse delle società calcistiche professionistiche e, per diverse di queste, i ricavi economici annuali provenienti dalle piattaforme televisive sono superiori a quelli ricavati da altri mezzi come abbonamenti, biglietti o sponsorizzazioni. In Europa, questo tipo di commercio si caratterizza per un’utilizzazione particolarmente diffusa del sistema di vendita centralizzata dei diritti[54], per cui le decisioni della Commissione Europea sulla UEFA Champions League del 2003, sulla Bundesliga del 2004[55] e sulla Premier League del 2006 hanno riconosciuto la legittimità di modelli di negoziazione e di vendita collettiva dei diritti televisivi sportivi. Nella decisione della Commissione Europea del 2003, in particolare, è stata riconosciuta la legittimità di una titolarità collettiva dei diritti che appartengono sia alla UEFA, organizzatrice della competizione, sia alle società che vi partecipano[56].
In Francia i diritti televisivi sono attribuiti alla Federazione e agli organizzatori degli eventi sportivi[57], mentre in Inghilterra la televisione ha prodotto un’autentica rivoluzione nel calcio[58].
In Germania, la Deutsche Fussball Liga detiene i diritti televisivi e li vende centralmente. La Lega gestisce collettivamente tutti i diritti, tra cui anche quelli televisivi, generati dai club partecipanti ai campionati di Bundesliga 1 e 2,assegnando il 69 % delle risorse alla Bundesliga 1, e il restante 21 % alla Bundesliga 2[59].
La Spagna è l’unico paese in cui le società vendono individualmente i propri diritti, va sottolineato però che inizialmente il sistema spagnolo non prevedeva mutualità, ma dopo alcuni mesi si era ritenuto di adottare un modello più attenuato di mutualità, attraverso una divisione centralizzata degli introiti derivanti dalla vendita individuale dei diritti, al quale però sfuggono Barcellona e Real Madrid, che non riconoscono alcuna mutualità[60].

Lo strapotere inglese

Prima del 1992, per quanto concerne il calcio, in Inghilterra i ricavi generati dalla vendita dei diritti televisivi erano divisi sostanzialmente in un 50% per le squadre della prima divisione, un 25% per le squadre della seconda divisione ed il restante 25% per quelle della terza e quarta divisione[61]. Nel 1992, per aumentare i guadagni, le società sportive della prima divisione della Football League hanno accettato di formare una nuova competizione, la Premier League[62], direttamente sotto il controllo della Federazione calcistica dell’Inghilterra. Ciò ha permesso loro di sfuggire al controllo di maggioranza dei club più piccoli in lega, e in particolare di controllare direttamente la vendita dei diritti di trasmissione e la distribuzione dei ricavi associati[63]. Fino al 2013 la Football Association of Premier League era prevista la vendita grazie ad una ripartizione in sei pacchetti (composti da ventitré partite ciascuno) di diverso valore, proibendo ad un singolo operatore commerciale di acquistarne più di cinque. Viene fatta salva la possibilità per i club di trattare singolarmente la cessione sia dei diritti televisivi non compresi nei sei pacchetti, sia di quelli acquistati da un’emittente ed eventualmente mai utilizzati[64].

Alcune conclusioni: Le proteste contro le pay-tv, il passaggio da spettatori a clienti

Nessuno si permetterebbe, considerando che non accade da poco tempo, di contestare il fatto che ci siano anticipi il sabato o posticipo la domenica o ancora il monday night. Ben vengano piattaforme streaming che rendano il calcio (più o meno) accessibile a tutti ovunque ed in qualsiasi momento… ma Il famoso calcio spezzatino non è sicuramente il massimo per i nostalgici ed il fatto che le partite di Serie A non si giochino più in contemporanea ha creato malumori tra molti tifosi.
La mancanza di simultaneità ha tolto un po’ di magia alle partite del campionato di primo livello (la Serie B ancora propone partite in contemporanea nel sabato pomeriggio), le gare giocate simultaneamente ormai si vedono solo in situazioni eccezionali (vd. match delle ultime giornate di campionato, decisivi per le sorti delle squadre interessate alla lotta scudetto, europa o retrocessione).
Perché si è arrivati ad un punto di non ritorno? le varie esigenze dovute ai temi che abbiamo trattato nel suddetto articolo, hanno dato vita ad una rottura nella catena delle generazioni, queste ultime ormai condizionate da strumenti che rendono il calcio sempre più a portata di mano e sicuramente, un altro motivo, lo si trova nella “questione stadi”, non esattamente di ultima generazione e facilmente raggiungibili per i tifosi.
Al di là di qualsiasi tipo di polemica, la vera domanda è la seguente: è davvero necessario giocare arrivare a disputare 10 partite in 10 orari differenti dal venerdì al lunedì sera? Magari interventi decisi come una ristrutturazione degli impianti riusciranno a portare ad un (semi) cambiamento, staremo a vedere.

Note

[1] https://www.calcioefinanza.it/2023/06/14/serie-a-ricavi-diritti-tv-2022-2023-inter-milan-juve/

[2] https://sport.virgilio.it/diritti-tv-premier-league-guadagni-squadre-inglesi-739179

[3] La Nazionale Italiana vinse 5-1 contro l’Egitto in una gara che segnò la qualificazione degli azzurri ai Mondiali del ’54 in Svizzera. In telecronaca addirittura tre commentatori: Nicolò Carosio, Carlo Beccarelli e Vittorio Veltroni. Come riportato dalla Gazzetta dello Sport, pochissimi dei 40.000 spettatori presenti sugli spalti erano consapevoli del fatto che quella partita era trasmessa in diretta tv.

[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Sintesi_di_una_partita_di_Serie_A

[5] 1978-1981 – 6 miliardi di lire (Diritti tv in chiaro alla RAI) / 1981-1984 – 42 miliardi di lire (Diritti tv in chiaro alla RAI) / 1984-1987 – 79 miliardi di lire (Diritti tv in chiaro alla RAI). Dati ottenuti da https://www.90min.com/it/posts/la-storia-dei-diritti-tv-in-italia-e-le-cifre-incassate-dalla-serie-a-dagli-anni-80

[6] L’ingresso di giornalisti e operatori vari legati alle televisioni veniva organizzato dai Comuni.

[7] Dal 1960 andava in onda la domenica alle ore 19:00 la telecronaca differita di un tempo di una partita di Serie A, senza il pagamento di diritti televisivi o senza che questo generasse transizioni finanziarie di tipo commerciale. Inoltre, negli anni del calcio da stadio, la Rai aveva un regolamento che prevedeva la trasmissione in diretta delle partite dei campionati italiani su tutto il territorio esclusa la provincia della squadra che giocava in casa, al fine di non ridurre l’incasso proveniente dai biglietti venduti allo stadio. Il regolamento non era stato negoziato con la Lega Calcio.

[8] Il fenomeno dei “diritti televisivi” era un istituto giuridico d’ispirazione anglosassone.

[9] Ciò significava che la capacità economica delle società risultava essere proporzionata al numero di tifosi che fisicamente si recavano allo stadio.

[10]www.90min.com/it/posts/la-storia-dei-diritti-tv-in-italia-e-le-cifre-incassate-dalla-serie-a-dagli-anni-80

[11] la RAI dal 1960 – appunto senza pagare diritti televisivi – trasmetteva in tutta Italia (tranne nella provincia della squadra di casa), in differita, un tempo di un match di Serie A.

[12] www.90min.com/it/posts/la-storia-della-serie-a-in-tv-dalla-rai-ad-amazon

[13] Ad attestarlo sono le delibere e i relativi contratti tra la Rai e la Lega Calcio, che fino a quel momento non avevano alcun rapporto formale e giuridicamente connotato

[14] DOSSIER CALCIO: Tutti gli Scandali del Calcio Italiano dalla A alla Z

[15] Il progetto Rai era il seguente: trasmissione di tre partite, rispettivamente per il nord, il centro e il sud Italia. A tutto svantaggio, appunto, delle Tv private e anche delle società che verrebbero private di ulteriori entrate.

[16] ilsole24ore.com/SoleOnLine4/Norme%20e%20Tributi/2006/07/diritti_tv_storia.pdf

[17] La società Telepiù SpA controllata dalla cordata formata dal tedesco Leo Kirch (45%) e Vittorio Cecchi Gori (35%) vantava anche la presenza Silvio Berlusconi (10%) e di altri soci di minoranza

[18] https://www.iusinitinere.it/diritti-audiovisivi-sportivi-e-tutela-offerta-dal-diritto-dautore-17196

[19] 1993-1996 – 571 miliardi di lire (Diritti tv in chiaro alla RAI: 423 miliardi di lire; Diritti tv criptati a TELE+: 148 miliardi di lire) / 1996-1999 – 1238 miliardi di lire (Diritti tv in chiaro alla RAI: 600 miliardi di lire; Diritti tv criptati TELE+ 638 miliardi di lire) / 1999-2002 – 1278 milioni di euro (Diritti tv criptati a TELE+ e STREAM) /2002-2003 – 492 milioni di euro (Diritti tv criptati a TELE+ e STREAM). Dati ottenuti da https://www.90min.com/it/posts/la-storia-dei-diritti-tv-in-italia-e-le-cifre-incassate-dalla-serie-a-dagli-anni-80

[20] REDAZIONE, La Lazio inaugura il calcio di Serie A in pay-tv in Italia, La Stampa on line, 31 luglio 1993

[21] Antonio Dipollina, La prova di forza della Pay TV, la Repubblica, 22 agosto 1996, p. 39.

[22] TELE+ è stata una piattaforma televisiva a pagamento per la televisione analogica terrestre fornita da Telepiù S.p.A. e destinata al mercato televisivo italiano. È stata la prima piattaforma televisiva a pagamento e, più in generale, la prima offerta di pay TV in Italia.

[23] sport.virgilio.it/calcio-e-diritti-tv-quanto-guadagnano-le-squadre-di-serie-a-727607. Fino al 1993 la Lega Calcio commercializzava in maniera centralizzata i diritti TV di Serie A, Serie B, Coppa Italia e Supercoppa, suddividendo equamente gli introiti tra A e B.

[24] www.socialmediasoccer.com/it/articolo/come-funziona-lassegnazione-dei-diritti-tv-in-serie-a.html. L’ordinamento italiano si era ispirato all’istituto giuridico anglosassone dei diritti televisivi criptati e così, dal 1993, si hanno diritti criptati e diritti in chiaro.

[25] Inizialmente, verso la fine degli anni Ottanta, Berlusconi aveva provato a scalfire il monopolio RAI aggiudicandosi i diritti di molte partite amichevoli, di campionati esteri e di alcune partite di coppa ma senza riuscire a intaccare i diritti sul campionato e la Coppa Italia.

[26] Con l’entrata in vigore della legge Mammì (sulla regolamentazione dei mezzi di comunicazione) la piattaforma televisiva TELE + ottenne tre concessioni televisive per una piattaforma a pagamento

[27] ilsole24ore.com/SoleOnLine4/Norme%20e%20Tributi/2006/07/diritti_tv_storia.pdf

[28] La stagione 1996-1997 in Italia è stata l’ultima dove la distribuzione dei ricavi dai diritti televisivi era uguale per ognuna delle 38 società aderenti alla lega calcio, mentre con lo sviluppo delle piattaforme a pagamento le cose sono cambiate.

[29] www.socialmediasoccer.com/it/articolo/come-funziona-lassegnazione-dei-diritti-tv-in-serie-a.html

[30 Disposizioni urgenti per lo sviluppo equilibrato dell’emittenza televisiva e per evitare la costituzione o il mantenimento di posizioni dominanti nel settore radiotelevisivo. (GU Serie Generale n.24 del 30-01-1999).

[31] www.altalex.com/documents/news/2021/11/21/negoziazione-diritti-audiovisivi-eventi-sportivi

[32] clienti.euroconference.it/ArchiviPdf/assport/20100915/20100915A02.pdf?new=1

[33] www.parlamento.it/parlam/leggi/decreti/99015d.htm

[34] www.docsity.com/it/i-diritti-esclusivi-sugli-eventi-sportivi/2147414/

[35] La cifra complessiva investita per i diritti del calcio da Telepiù e Stream per il triennio 1999-2002 è di 1278 milioni, contro i 325 investiti da Telepiù per il periodo 1996-99.

[36] www.tvblog.it/post/sky-italia-11-anni-fa-la-nascita-da-stream-e-telepiu

[37] 2003-2004 – 500 milioni di euro (Diritti tv criptati a SKY e GIOCO CALCIO) / dati ottenuti da https://www.90min.com/it/posts/la-storia-dei-diritti-tv-in-italia-e-le-cifre-incassate-dalla-serie-a-dagli-anni-80.

[38] Gioco Calcio incontrò immediatamente problematiche tecniche connesse alla trasmissione degli incontri, nonché gravi difficoltà economiche dovute alla carenza di risorse finanziarie.

[39] ilsole24ore.com/SoleOnLine4/Norme%20e%20Tributi/2006/07/diritti_tv_storia.pdf

[40] www.agcm.it/dotcmsDOC/relazioni-annuali/Cap%202.03.pdf

[41] Il limite è volto a preservare la concorrenza fra gli operatori, evitando abusi di posizione dominante a vantaggio dei prezzi finali degli abbonamenti per i consumatori

[42] www.milanofinanza.it/news/serie-a-arriva-la-riforma-della-legge-melandri-i-diritti-potranno-essere-venduti-per-cinque-anni-202212151401392880

[43] www.socialmediasoccer.com/it/articolo/come-funziona-lassegnazione-dei-diritti-tv-in-serie-a.html

[44] https://gabrielenicolella.it/wp-content/uploads/2019/06/D.Lgs_.-9-2008-Decreto-Melandri.pdf

[45] https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2008-02-01&atto.codiceRedazionale=008G0019&elenco30giorni=false

[46] www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/08009dl.htm

[47] sport.virgilio.it/calcio-e-diritti-tv-quanto-guadagnano-le-squadre-di-serie-a-727607

[48] www.dazn.com/it-IT/news/altro/la-serie-a-su-dazn-fino-al-2029/uytcy27n088o1u6npqzi7ry31

[49] www.ilsole24ore.com/art/serie-a-i-prossimi-cinque-anni-diritti-tv-ancora-dazn-e-sky-AFIudAMB

[50] Il diritto di trasmettere le partite di Serie A è stato venduto per un totale di 2.919 miliardi di euro per il triennio 2018-2021

[51] https://tech.everyeye.it/notizie/diritti-tv-serie-a-mediapro-non-presentato-fideiussione-via-canale-della-lega-328628.html

[52] https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/30/diritti-tv-dazn-batte-sky-nella-gara-per-il-campionato-di-calcio-vince-il-web.

[53] L’autorità garante della concorrenza vieta la vendita collettiva da parte della Lega.

[54] Ogni serie a sua volta ripartisce i proventi distribuendo il cinquanta per cento in parti uguali ai singoli club e il restante secondo i risultati sportivi. Una quota marginale è prevista per la Federazione. Infine, a differenza degli altri paesi, il sistema tedesco si caratterizza per la previsione della mutualità anche a favore dei dilettanti.

[55] Per le altre società viene adottato un sistema che privilegia l’audience di ciascun club per il cinquantacinque per cento, mentre il restante è suddiviso in relazione ai risultati sportivi conseguiti nelle ultime tre stagioni.

[56] E. RUSSO, La titolarità dei diritti televisivi, nel Sole 24 Ore Sport, febbraio 2007.

[57] Nella comunicazione 2004/C e 229/04 la Commissione Europea dà parere favorevole alla vendita centralizzata dei diritti delle partite della Bundesliga. La Lega calcio tedesca si dovrà impegnare a vendere i diritti con modalità trasparenti e non discriminatorie; i contratti dovranno durare non più di tre anni; i diritti sulle partite vengono offerti in due pacchetti a emittenti in chiaro e a pagamento; i diritti inutilizzati spettano ai club, anche se la Lega si riserva la possibilità di negoziare la vendita dei pacchetti in via non esclusiva.

[58] A. Di Majo, I diritti audiovisivi nello sport, La normativa e il mercato in Italia e in Europa.

[59] La legge Lamour del 2003 indirizza verso la commercializzazione collettiva dei diritti, i cui proventi devono essere distribuiti necessariamente fra tutti i partecipanti ai campionati. Una quota maggioritaria è distribuita in parti uguali tra le società; una parte dei ricavi, pari al cinque per cento, deve essere concessa allo Stato al fine di promuovere e sovvenzionare i settori giovanili; infine, una parte residua viene distribuita in base ai risultati sportivi conseguiti nella stagione agonistica.

[60] La svolta si è avuta nel 1992 grazie al contratto firmato con BSkyB.

[61] La prima partita di calcio trasmessa in televisione dalla BBC è stata una partita amichevole tra la prima e la seconda squadra dell’Arsenal, già il 16 settembre 1937.

[62] www.laredazione.net/calcio-inglese-ecco-i-motivi-della-crescita/

[63]  Mattia Chiusano, Nel ’92 la scissione in Inghilterra ora la Premier League vale 2,5 miliardi, nella Repubblica, 6 settembre 2007, p. 53.

[64] Le squadre di calcio della Premier League britannica hanno registrato un aumento del fatturato dal 1991/92 al 1997/98 del 250%, rendendo la Premier League la più grande dell’Europa, con un reddito nel 1997/98 tre volte più alto di quello della lega francese e 42% maggiore di quello della Serie A in Italia.

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Danila Bavastro
Consulente e formatrice per società sportive e liberi professionisti della Sport Industry. È inoltre speaker e moderatrice di eventi verticali al mondo dello sport come Social Football Summit e Sport Digital Marketing Festival. Ha contribuito alla realizzazione del corso di specializzazione in Sport, Cultura e Gestione promosso dall’Università di Genova. È stata addetta stampa e Social Media Manager del club di calcio Genoa Cfc.

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