Composizione negoziata della crisi: il ruolo delle misure protettive

Il Codice della Crisi e dell’Insolvenza ha introdotto strumenti fondamentali per aiutare le imprese a superare momenti di difficoltà. Tra questi, la composizione negoziata della crisi rappresenta una nuova strada per il risanamento delle aziende in crisi, offrendo la possibilità di negoziare con i creditori in un ambiente protetto. Ma cosa significa, concretamente, attivare queste misure protettive e come possono salvare un’azienda? Tali aspetti sono stati evidenziati dal Tribunale di Bergamo con Decreto N. 1668/2024 del 07/05/2024, pubblicato il 08/05/2024. Per un approfondimento su questi temi, ti segnaliamo il volume “Le tutele del nuovo sovraindebitamento. Come uscire dal debito”, con oltre 200 casi pratici e precedenti giurisprudenziali.

Le tutele del nuovo sovraindebitamento. Come uscire dal debito

Le tutele del nuovo sovraindebitamento. Come uscire dal debito

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Monica Mandico
Avvocato cassazionista, Founder di Mandico&Partners. Gestore della crisi, curatore, liquidatore e amministratore giudiziario. È presidente di Assoadvisor e coordinatrice della Commissione COA Napoli “Sovrain- debitamento ed esdebitazione”. Già componente della Commissione per la nomina degli esperti indipendenti della composizione negoziata presso la CCIAA di Napoli. Esperta in crisi d’impresa e procedure di sovraindebitamento e presidente di enti di promozione sociale. Autrice di numerose pubblicazioni, dirige la Collana “Soluzioni per la gestione del debito” di Maggioli Editore, ed è docente di corsi di alta formazione e master accreditati presso Università e ordini professionali.

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Il caso in esame

Nel caso trattato, una società ha richiesto la conferma delle misure protettive ai sensi dell’art. 18 CCII nell’ambito di una procedura di composizione negoziata. La società si trovava in una situazione di crisi dovuta principalmente all’emersione di un ingente debito fiscale, in seguito ad accertamenti della Guardia di Finanza.

Il primo aspetto di rilievo nel provvedimento riguarda il rispetto dei presupposti di ammissibilità del ricorso. Il giudice ha accertato la tempestività della presentazione del ricorso, avvenuta contestualmente alla pubblicazione dell’istanza di nomina dell’esperto nel registro delle imprese, come richiesto dall’art. 18 CCII. Il rispetto delle tempistiche procedurali e la fissazione dell’udienza di discussione, avvenuta con decreto del giudice delegato, hanno rappresentato elementi cruciali per garantire la correttezza formale del procedimento.

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Il giudice e il bilanciamento degli interessi

Ma cosa porta il giudice a decidere se confermare o meno queste misure? La risposta risiede in un delicato bilanciamento tra gli interessi dell’imprenditore e quelli dei creditori. Da un lato, l’imprenditore ha bisogno di tempo per portare avanti le trattative senza l’incubo di pignoramenti e sequestri. Dall’altro, i creditori non devono subire un danno irreparabile per effetto della sospensione delle azioni esecutive.

Nel caso in esame, il giudice ha constatato che la società aveva seguito tutte le procedure previste, notificando l’istanza ai creditori e ottenendo il consenso di quelli principali. Tale consenso ha giocato un ruolo determinante: se i principali creditori sono d’accordo nel concedere più tempo per la trattativa, è difficile per il giudice non confermare le misure.

A rafforzare la decisione del giudice è stato il parere favorevole dell’esperto indipendente nominato nella procedura, il quale ha confermato che le trattative con i creditori erano concrete e che le misure protettive sarebbero state essenziali per il buon esito delle stesse. Senza queste misure, l’impresa avrebbe rischiato di perdere il proprio patrimonio, rendendo vano qualsiasi tentativo di risanamento.

Le misure protettive per evitare il fallimento

Il giudice ha dunque confermato le misure protettive per un periodo massimo di 120 giorni, proteggendo l’azienda da qualsiasi azione esecutiva.

L’azienda, da parte sua, ha messo in atto diverse strategie per affrontare la crisi: tra queste, la cessione di asset aziendali, la messa in vendita di proprietà immobiliari e il coinvolgimento diretto dei soci nella fornitura di liquidità. Tutti questi elementi hanno convinto il giudice della ragionevole possibilità di risanamento dell’impresa, rendendo quindi opportuna la concessione delle misure protettive.

Perché le misure protettive sono essenziali per il successo della composizione negoziata?

Il caso in questione ci offre una visione importante: senza le misure protettive, le aziende in crisi rischiano di trovarsi con le spalle al muro, senza il tempo necessario per negoziare un accordo che potrebbe salvarle. Dunque, la capacità di “congelare” temporaneamente le richieste dei creditori permette di evitare soluzioni drastiche come il fallimento o la liquidazione.

La composizione negoziata della crisi, introdotta dal D.L. n. 118/2021 e disciplinata dagli articoli 12 e seguenti del CCII, si configura come uno strumento prezioso per le imprese che affrontano situazioni di squilibrio economico-finanziario. Questa procedura consente di risolvere la crisi aziendale attraverso un approccio collaborativo, in cui il dialogo tra imprenditore e creditori è al centro della soluzione. Tuttavia, senza le misure protettive, l’equilibrio negoziale sarebbe fragile e facilmente compromesso dalle pressioni dei creditori più aggressivi.

Conclusioni

Il caso esaminato dimostra l’importanza delle misure protettive nel garantire il tempo e la tranquillità necessari per condurre trattative efficaci tra le parti coinvolte. La composizione negoziata della crisi può rappresentare una via d’uscita preziosa per molte imprese in difficoltà, ma solo se accompagnata dalla giusta protezione patrimoniale.

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