E’ stata pubblicata la Rassegna della giurisprudenza civile della Corte di Cassazione, redatta dall’Ufficio del Massimario e del Ruolo, avente ad oggetto la produzione giurisprudenziale della Corte nell’anno 2015.
La Rassegna, come di consueto, si compone di due parti dedicate rispettivamente ai profili sostanziali e a quelli processuali.
Nel nostro sistema giudiziario né i “principi di diritto” né, a maggior ragione, le “massime” di giurisprudenza che li esprimono sono vincolanti per il giudice, stante il precetto costituzionale dell’art. 101, secondo comma, Cost. che prescrive che i giudici sono soggetti soltanto alla legge; ma hanno una indubbia valenza persuasiva in ragione dell’impianto argomentativo contenuto nella motivazione che li esprime.
A fronte della non vincolatività dei principi di diritto si pone però un’altra esigenza che ha pari rilievo costituzionale: quella della certezza del diritto quale proiezione del principio di eguaglianza posto dall’art. 3, primo comma, Cost. (“Tutti i cittadini […] sono uguali davanti alla legge […]”). La “legge” davanti alla quale i cittadini sono eguali si atteggia come insieme di norme positive e di principi di diritto: le une (leges) e gli altri (iura) sono idonei a fornire al giudice la regola di giudizio per decidere il caso portato alla sua cognizione. Un’accentuata mutevolezza o relativizzazione dei principi di diritto, seppur rispettosa del principio di cui all’art. 101, secondo comma, Cost., non realizzerebbe il principio di eguaglianza (art. 3, primo comma, Cost.), con il quale mal si concilia l’evenienza che due fattispecie analoghe siano decise in termini diversi.
Ripetuto è il richiamo della Corte al dovere di fedeltà ai precedenti sul quale si fonda l’assolvimento della funzione ordinamentale e, al contempo, di rilevanza costituzionale, della nomofilachia: quella, affidata alla Corte di cassazione, di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge nonché l’unità del diritto oggettivo nazionale.
Pur in un sistema in cui non opera il principio dello stare decisis, non di meno la circostanza che un principio di diritto risulti nel tempo costantemente affermato ed applicato dalla Corte, nonché registrato in massime ripetute dell’Ufficio del Massimario, comporta la formazione di una situazione qualificata come di “diritto vivente”, che esprime la norma di legge contestualizzata dai principi di diritto che ad essa afferiscono; situazione questa che crea affidamento nella stabilità del quadro normativo e nella certezza dei rapporti giuridici.
(Giuseppe M. Berruti e Giovanni Amoroso, “Presentazione” alla Rassegna della Giurisprudenza delle Sezioni Civili della Cassazione – Anno 2015, pag. XXIII).